Qatar, l'Aspire Academy dietro gli ottavi di Coppa d'Asia: come si preparano i Mondiali del 2022

Calcio

La Nazionale di Sanchez si è qualificata agli ottavi di Coppa d'Asia. Tutto merito dell'Aspire Academy, l'accademia dove il Qatar sta costruendo il talento: da 'Football Dreams' alle squadre acquistate in Europa. Dietro le quinte di un progetto che punta ai Mondiali in casa del 2022

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Uno sguardo al sito ufficiale per capire in cosa credono: "Eccellenza, professionalità, lavoro di squadra”. Un altro al paragrafo “missione” per conoscerne la filosofia: “Costruire giovani campioni ben istruiti”. E aiutati dai migliori confort: un palazzo di 5 piani, ascensori di vetro, pavimenti di marmo, campi con aria condizionata, decine di aule per le lezioni.

Poi due stadi, un’arena indoor, una piscina olimpica e tanti campetti dove allenarsi. Si scrive Aspire Academy e si legge Paradiso, il centro sportivo  all’avanguardia dove il Qatar sta "costruendo” i talenti del domani, sorto da zero nel 2004 per decreto dell’ex emiro Hamad Al Thani, quello che nel ’96 stanziò 150 milioni per finanziare la nascita Al Jazeera. 

L’accademia tratta tutti gli sport: atletica, pallamano, basket, tennis e ovviamente il calcio, il sogno del Qatar per i Mondiali in casa del 2022. Un'ossessione, tant'è che l'Aspire sta cercando di tirar fuori i migliori talenti per la Nazionale. Qualche piccolo progresso c'è stato: il Qatar ha raggiunto gli ottavi di Coppa d’Asia, primo posto nel girone a punteggio pieno e 7 reti di Almoez Ali, centravanti del ’96 cresciuto proprio nell’Aspire Academy. 

Agli ottavi di Coppa d'Asia il Qatar giocherà contro l'Iraq

Il progetto Football Dreams

Parliamo di un'idea nata nel 2007 grazie all’input di Josep Colomer, l’uomo che ha scoperto Leo Messi in una periferia di Rosario e l’ha portato alla Masia. Per capirci: Colomer è un capo scout. Negli ultimi 12 anni - tra America Latina, Asia e soprattutto Africa, dove Football Dreams è presente in 13 stati, dal Kenya all'Uganda - sono stati testati circa 3,5 milioni di ragazzi secondo un preciso iter di selezione. 

Sii parte da una una partita in 11 contro 11 di 25 minuti, utile per una scrematura iniziale. Dopo altre gare e ulteriori selezioni, i 50 migliori giocatori di ogni stato vengono ospitati per 10 giorni nella sede dell'Aspire a Doha, dove sono valutati da Colomer in persona. Infine, i venti ragazzi più meritevoli tra tutti i 13 paesi entrano a fare parte dell'accademia. 

Le ombre dietro il sogno

Football Dreams collabora con la fondazione di Leo Messi, viene definito “il ponte per il calcio professionistico” e permette ai ragazzi di studiare, garantendo l’istruzione fino alla scuola superiore. Nonostante si presenti come un Paradiso del pallone, Football Dreams non è passato inosservato ai contratti della Fifa, che nel 2016 ha avviato degli accertamenti sulla struttura del progetto: si è scoperto che alcuni ragazzi erano più grandi dell’età dichiarata, o addirittura molto più piccoli. Mentre nel 2018 l'americano Sebastian Abbot ha pubblicato un libro-inchiesta chiamato “The Away Game”, dove racconta la sconfitta di "Football Dreams" e il giro dei milioni dietro i sogni dei ragazzi. Ad oggi il progetto è stato fortemente ridimensionato, alcuni parlando addirittura di chiusura ma sul sito ufficiale dell'Academy c'è sempre il modulo di partecipazione.

I giovani vengono valutati con partite amichevoli

L'Aspire Academy in Europa

Strutture, progetti e prove pratiche. L’Aspire Academy è proprietaria di tre squadre professionistiche in Europa. L’Eupen in Belgio (Serie A), il Cultural Leonesa in Spagna (terza serie) e il LASK Linz in Austria (Serie A). Ha anche una partnership con il Leeds  in Inghilterra (Championship, Serie B). Come mai? “Diventare il miglior vivaio del mondo”.

Ai migliori giocatori dell’Academy viene garantita un’esperienza formativa all'estero,  in una di queste squadre, lontano dalla “bolla” dell’Aspire Zone - il centro sportivo di Doha dove c'è anche un centro commerciale - e in campionati competitivi. L’Eupen è stato il primo club acquistato dall'Aspire per 4 milioni, e quasi tutti i giocatori della Nazionale sono passati da lì. Per alcuni ha funzionato: Diawandou Diagne, difensore del ’95, il primo giocatore portato in Europa dall’Academy, nel 2014 riuscì a strappare un bel contratto con il Barcellona B, salvo tornare all’Eupen dopo soltanto una stagione. Oggi gioca ancora lì.

Belgio, solo andata

Per capire meglio l’influenza dell’Academy, e cosa rappresenta per i giovani, basta leggere le parole di Stephen Babalola, ala del ’96 che partecipò al primo provino in Senegal. 

 “C’erano pubblicità in continuazione - si legge su Rivista Undici - alla radio e alla tv, diversi auto con gli altoparlanti giravano tutto il giorno annunciando data, luogo e ora della selezione. Giocammo 40 minuti, venni preso subito, poi i signori della Aspire si recarono con il loro mega SUV a casa dei miei genitori e gli mostrarono un dvd. Un hotel di lusso, campi da calcio ovunque, infrastrutture all’avanguardia. Suo figlio vivrà qui, gli dissero. Loro mi chiesero cosa intendevo fare, e non ci fu bisogno di rispondere”.

Il primo contratto professionistico dura tre anni - il tempo di farsi conoscere - e a nessun giocatore è permesso di avere altri procuratori al di fuori di Lamine Savane, colui che gestisce tutti i contratti dei giocatori dell’Academy. Un altro punto controverso.

Il centro sportivo dell'Aspire Academy

Il caso delle naturalizzazioni

Diversi giocatori impegnati in Coppa d’Asia non sono qatarioti al 100%: Rò-Rò è nato in Portogallo, Fatehi e Alaaeldin in Egitto, Boudiaf in Francia, Khoukhi in Algeria e Almoez Ali in Sudan. Quest'ultimo è il capocannoniere della Coppa con 7 reti. L’allenatore è Felix Sanchez, 10 stagioni al Barcellona B prima di allenare i ragazzi dell’Academy.

Dopo i primi anni di “razzia” di calciatori provenienti dall’estero, ora la caccia si è un po’ fermata, e in tutti gli sport. Anche se l’argento ai Mondiali di pallamano nel 2016 resta controverso: il Qatar arrivò in finale con 13 giocatori su 16 naturalizzati, freschi di un premio partita da un milione di euro e un mensile da 30mila.

Il Qatar fu accusato di “comprare” il talento, anche nel calcio: il miglior marcatore della Nazionale si chiama Sebastian Soria ed è nato in Paraguay, mentre Almoez Ali è nato in Sudan e si è trasferito a Doha quando era piccolo. Anche lui grazie a Football Dreams, e ai quei "grossi Suv" piombati a casa sua dopo la partita. Impossibile dire di no. 

Ali si è trasferito in Qatar quando era piccolo tramite Football Dreams