Diamanti fa 37: "Smettere? Oggi mi sento benissimo. Quella volta che la Juve..."

Calcio

Alla soglia del 37esimo compleanno, l'ex attaccante di Livorno, Bologna e West Ham si racconta a "Calciomercato - L'Originale": "Finché continuo a farmi valere tra i ragazzini non vedo perché dire basta. Bisoli e Pioli fondamentali, dovevo andare alla Juve ma poi fu Fiorentina. E che errore lasciare la Premier!"

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Dall'Australia, ancora qualche ora prima di spegnere le candeline. Ma in Italia Alessandro Diamanti ha già 37 anni e festeggia la mezzanotte in diretta su Sky Sport: "Ora vediamo come evolve questa situazione, con meno rigidità ma si è fermato tutto anche qui", racconta l'attaccante del Western United. "Fino a quando giocherò? Oggi sto benissimo. Di testa, fisicamente. Finché continuo a farmi valere tra i ragazzini non vedo perché smettere". Così dopo l'Europa, la Cina e l'ultima esperienza al Livorno, Diamanti in estate ha deciso di accettare la sfida della A-League australiana: "La cosa più importante che ho trovato qui è la professionalità. C'è molta disciplina, sono organizzati". E Alino continua a segnare: 5 gol in 19 presenze.

Bisoli, Pioli, Zola: "Ecco i miei allenatori"

Arrivato in Serie A non prestissimo - dal Prato al Livorno, a 24 anni - poi Diamanti non si guarderà più indietro. "All'inizio Bisoli è stato fondamentale per me, sia in campo che fuori. Poi un altro allenatore che mi ha dato tante basi è Pioli. A loro due forse devo qualcosa in più degli altri". Fuori dall'Italia, invece... "Zola. Durante i miei primi due mesi al West Ham mi sentivo bene, ma ero sempre in ritardo sugli altri giocatori che andavano a mille. Anche lui è stato un allenatore che ha saputo adattare molto il mio modo di giocare". Fino alla Cina e ritorno: nel gennaio 2015 Diamanti firma con la Fiorentina, eppure la storia sarebbe potuta essere diversa. "Vero, mi voleva la Juventus. Ma la sessione di calciomercato che non dimenticherò mai è quella che mi portò al West Ham, quando Spinelli fece di tutto per dissuadere i dirigenti inglesi. Poi ci andai, ma  lasciai la Premier League dopo un solo anno per giocare in Nazionale: forse quella è stata la più grande caz...ata della mia carriera". Al debutto in azzurro, nel 2010, Diamanti aveva 40 di febbre: "Feci una prova disastrosa", spiega Alessandro. "Ma quando il sogno è a portata di mano ci vuoi essere".

"Atalanta? Indimenticabile l'adrenalina di Percassi"

Tra le 14 maglie di club vestite da Diamanti anche l'Atalanta. Come il West Ham, lasciata dopo un solo anno, alla vigilia di quella che sarebbe diventata la corazzata di Gasperini. Ma qui niente rimpianti: "Essere al posto di Papu Gomez? No, lui sta benissimo lì dov'è. Oggi non sono sorpreso che l'Atalanta sia così in alto: un ambiente davvero caldo, in cui sono stato amatissimo per il poco che ci sono stato". L'emblema è il discorso del presidente: "Non mi scorderò mai le prime parole di Antonio Percassi negli spogliatoi", rivela Alessandro. "Di presidenti ne ho sentiti parlare tanti. Ma quando quella volta finì Percassi io volevo applaudire. Ero veramente emozionato. Un presidente sempre della parte della città, da primo tifoso dell'Atalanta. A me dava una carica e un'energia incredibile". Fantasista passionale, Diamanti. Oggi ancora con l'entusiasmo delle prime volte, ma guai a dirgli che la sua carriera sia decollata tardi: "Sono arrivato in Serie A al momento giusto", non ha dubbi lui. "Ho sempre avuto talento, ma da giovane facevo un po' di 'vitaccia' fuori dal campo. Tanti ragazzi debuttano presto ad alti livelli ma poi si bruciano. Io invece ho cominciato a 24 anni e ci sono rimasto".