"Materassai" e "meringhe": come sarebbe il linguaggio del calcio se traducessimo tutti i termini?

Calcio

Domenico Motisi

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Il 30 settembre si festeggia la Giornata mondiale della traduzione. Il linguaggio sportivo, specialmente quello calcistico, è ricco di parole straniere che se venissero tradotte risulterebbero quantomeno bizzarre. Ecco come diverrebbe il derby di Madrid o una giornata di Premier

Tra le disparate e curiose Giornate mondiali, c’è anche quella che festeggia la traduzione. Riconosciuta ufficialmente nel 1991, questa ricorrenza viene fatta coincidere con il giorno di San Girolamo, traduttore della Bibbia. Ma se traducessimo letteralmente ogni parola straniera che ci viene proposta nel gergo calcistico? I risultati sarebbero a dir poco esilaranti.

Materassai vs Meringhe

Un derby tra "Materassai" e "Meringhe"? Possibile, anzi, è già avvenuto centinaia di volte, due delle quali in finale di Champions League nel 2014 e nel 2016. Questo (apparentemente) improbabile match altro non è che il derby di Madrid tra i Colchoneros dell’Atlético e i Merengues del Real. Con i loro soprannomi in lingua spagnola, probabilmente, sono più riconoscibili ma se provassimo a tradurre questi apodos che la stampa iberica ha da sempre affibbiato alle due squadre della capitale, il risultato sarebbe piuttosto divertente. Gli uomini di Simeone diventerebbero dunque i "Materassai", così chiamati perché le strisce verticali rosse e bianche sulle maglie sono simili al rivestimento dei materassi (in spagnolo colchón) usati negli anni ’30, ’40 e ’50 che erano, appunto, rojiblancos esattamente come la storica divisa dell’Atlético Madrid. Da qui il soprannome Colchoneros, utilizzato anche in Italia. Allo stesso modo, difficilmente leggiamo o sentiamo il termine "Meringhe" quando si parla di Real Madrid, per i campioni d’Europa in carica famosi per indossare una divisa completamente bianca che ricorda i dolci di zucchero, è molto più comune il corrispettivo spagnolo Merengues.

Caramelle, martelli e speroni, meglio non tradurre l’inglese

L’esterofilia e la riluttanza a tradurre i soprannomi delle squadre non vale soltanto nei confronti delle spagnole. Anche con le inglesi, nella stampa italiana, si preferisce mantenere quello nella lingua madre. Così, se il Tottenham di Mauricio Pochettino ed Harry Kane batte il West Ham United di Slaven Bilic, sarà più probabile leggere di una "vittoria degli Spurs sugli Hammers" piuttosto che una "vittoria degli Speroni sui Martelli". Allo stesso modo, calciatori e tifosi dell’Everton rimangono Toffees e non diventano "Caramelle morbide", quelli dell’Arsenal sono ancora i Gunners e non i "Cannonieri", a Stoke on Trent incontriamo i Potters e non i "Vasai" mentre nella parte azzurra di Manchester troviamo i Citizens e non i "Cittadini". Di questi esempi in Premier se ne potrebbero fare tanti altri, mentre è un po' più frequente la traduzione del mitico soprannome Red Devils (Diavoli Rossi) del Manchester United. 

Fair play, gol line technology, wags: traduciamo tutto?

Non solo i soprannomi delle squadre. Ad affollare il gergo "straniero" del linguaggio sportivo italiano troviamo tantissimi termini che teoricamente potrebbero essere tradotti ma che risulterebbero quasi ridicoli se ciò succedesse. Provate a immaginare una squadra alle prese con il "gioco leale finanziario" anziché con il più frequente financial fair play o fair play finanziario. Come suonerebbe poi la "tecnologia del gol (sulla) linea" al posto della gol line technology? "Tecnologia di porta”" è il giusto compromesso ma non certo la traduzione esatta. Ci sono poi quelle parole assolutamente intraducibili che sono entrate a far parte del nostro vocabolario senza un effettivo corrispondente in italiano. Un esempio su tutti è quello delle wags, sigla che sta per wives and girlfriends (mogli e fidanzate) coniato nel 2006 dai tabloid britannici per riferirsi alle splendide compagne dei calciatori inglesi a seguito della nazionale ai Mondiali di Germania. Un termine che ha avuto un successo clamoroso tanto da essere poi "rubato" anche nelle altre lingue dove ormai ogni moglie o fidanzata di qualsiasi calciatore è semplicemente una wag. Tradurre, dunque, non sempre rende l’idea o il significato di un’espressione calcistica. Alla luce di tutto ciò, va anche ricordato che dire "classifica" al posto di ranking, "rimonta" al posto di remuntada p "tripletta" al posto di triplete  (solo per citare alcuni tra i termini più abusati) non ha mai ucciso nessuno.