Ibrahimovic, ecco due tatuaggi inediti sul fondoschiena. E sul Mondiale: "Io meglio di chi sta giocando" FOTO

Calcio
(Foto Peter Hapak, ESPN Body Issues)

Al magazine della ESPN "Body Issue"  Ibra ha mostrato i due mandala tatuati sul fondoschiena, rappresentazioni simboliche del cosmo. Si affiancano all'opera d'arte lungo tutto il dorso. Dunque la parole sul suo percorso fisico di riabilitazione dopo l'infortunio al ginocchio nello United: "Vedevo gli altri giocare e impazzivo". E sul Mondiale: "É strano, io sono meglio di chi è in campo"

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Il corpo come tela, e 195 centimetri di altezza per incidere sulla pelle se stesso. Ibra ha sulla schiena un grande leone. Il suo tatuaggio più celebre, e composto. Al posto del naso le “Five Deva Faces Yantra”, che proteggono da pericoli e malattie. Un simbolo buddista messo sui dorsali scolpiti, insieme a una piuma d’aquila, simbolo di forza e coraggio, e all’uomo vitruviano, sinonimo di perfezione. Poi più giù, e ancora più giù, la novità. Quella che i compagni di squadra avevano forse intravisto in spogliatoio ma che al pubblico è stata mostrata soltanto da ESPN's Body Issue, il magazine americano dove le star dello sport maschili e femminili si liberano dei loro vestiti e mostrano i loro incredibili fisici. Due mandala, uno su ogni natica. Nascosti ai più ed ora rivelati. Un nuovo simbolo della religione buddista (e induista), una rappresentazione del cosmo realizzata originariamente con intrecci di fili su telaio o con polveri di vario colore sul suolo, o dipinta su stoffa, o affrescata sulle pareti del tempio. O sul corpo di Zlatan Ibrahimovic.

(Foto Peter Hapak, ESPN Body Issues)

20 aprile 2017

Il fisico di Ibra è scolpito. Non un filo di grasso. Non un muscolo che non sia perfettamente sviluppato. A 36 anni lo svedese è ancora quella macchina da calcio perfetta. Quello che come il buon vino, invecchiando, è diventato sempre più di qualità superiore. L’unico stop in quella semifinale di ritorno nel 2017 contro l’Anderlecht, e con un legamento del ginocchio a segnarne il primo vero (e grave) infortunio in tutta carriera. Succede anche a lui, e sempre sul magazine di ESPN, coerentemente col tema trattato, rivela la sua dura riabilitazione per tornare a giocare come prima. Cioè benissimo, ma con tanta fatica. “Mi sono allenato ogni giorno - ha detto Zlatan - allenamenti noiosi, ma avevo bisogno di farli. Mi hanno aiutato le persone che avevo intorno e che credevano in me. La mia famiglia, il mio fisioterapista, e il mio agente” (Mino Raiola, ndr). Una corsa contro il tempo per recuperare, condita dalla sofferenza del non poter giocare: “Chiesi a Mourinho se potevo allenarmi in disparte. Se avessi visto ogni giorno i compagni che giocavano sarei impazzito. Ringrazio molto United per tutto, la squadra e José, mi hanno tutti dato tanta fiducia, e ora sono qui (negli Stati Uniti, ndr) a godermi questo calcio”.

(Foto Peter Hapak, ESPN Body Issues)

Russia

Poi il capitolo Mondiale. Dove gli Usa non ci sono e dove non c’è nemmeno lui, stella per anni e anni di una nazionale che non gli ha riaperto le porte per la Coppa del Mondo. “All’inizio è stato strano, sapevo di poter fare molto meglio di chi è effettivamente sceso in campo, e lo penso tutt’ora. Ma poi è arrivato un momento in cui ho deciso di lasciar perdere tutto, di fargli godere il Mondiale, e perché sono anche conscio che, vista la mia storia, non sarei comunque stato il benvenuto. Ho un passato diverso dagli altri. E nonostante ciò sono diventato negli anni il capitano della mia nazionale e - chiusura dell’intervista alla Ibra - non posso certo dimostrare di essere più grande di così”.