Napoli: accoltellato a morte Raffaele Perinelli, calciatore di Serie D. L’omicida si è costituito

Calcio
Carabinieri sul luogo dell'accoltellamento del 21enne Raffaele Perinelli
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Raffaele Perinelli, giovane calciatore di Serie D, è morto all'ospedale Cardarelli di Napoli per una ferita da coltello al petto. L'omicida, un venditore ambulante di 31 anni, si è costituito: "Sono distrutto. Ho ucciso quel povero ragazzo e ho distrutto anche la mia vita"

Era un calciatore con all'attivo anche due campionati di Serie D Raffaele Perinelli, 21enne ucciso a Napoli con una coltellata sferrata da un altro giovane con il quale aveva avuto un diverbio diversi giorni prima. È stato accoltellato intorno alle 21 di sabato sera ed è deceduto poco dopo essere giunto all'ospedale Cardarelli, trasportato da uno sconosciuto che si è dileguato poco dopo senza essere identificato.

La ricostruzione

Si conoscevano bene, due anni fa addirittura si frequentavano. Poi qualcosa nel loro rapporto è precipitato fino a quando sabato sera, all'esterno di un locale di Bagnoli, a Napoli, c'è stata una scazzottata. "Gli ho detto di non intromettersi e di farsi gli affari suoi, perché io stavo litigando con altre persone e lui non c'entrava nulla". E invece non è andata così. "Ho saputo nel quartiere che Raffaele Perinelli mi stava cercando perché voleva farmela pagare e così ho portato con me un coltello". Poi l'incontro di ieri notte, casuale, davanti a un circolo ricreativo di Miano, a nord di Napoli. "L'ho visto in scooter e io ero in auto. Lui mi ha visto e ha sferrato un calcio nella portiera. Poi si è fermato e ho visto che prendeva qualcosa dalla sella e a quel punto sono uscito". Aveva un coltello tra le mani Alfredo Galasso, 31 anni, venditore ambulante di frutta e verdura che ha confessato di aver assassinato Lello, il 21enne ucciso a Napoli nella notte tra sabato e domenica . "Ci siamo scontrati e l'ho ucciso", ha detto il 31enne al pm che ha emesso un fermo per il reato di omicidio volontario e porto abusivo di arma. "Sono distrutto. Ho ucciso quel povero ragazzo e ho distrutto anche la mia vita". Assistito dall'avvocato Rocco Maria Spina, ha risposto alle domande del pm per tutta la mattina. Tra le lacrime, disperandosi. "Dopo l'omicidio sono corso verso casa mia, ho vagato per tutta la notte, ho buttato il coltello in un vallone a Miano e poi ho chiamato mia sorella chiedendo aiuto", ha spiegato. Si è consegnato ai carabinieri alle prime luci dell'alba.

La carriera di Perinelli

Raffaele Perinelli era un terzino sinistro attualmente senza contratto dopo le stagioni al Sant'Agnello, al Gragnano e alla Turris, club di Torre del Greco. Con il Gragnano e la Turris i due campionati disputati in Serie D, il quarto livello del calcio italiano, rispettivamente nelle stagioni 2015-16 e 2016-17 Lavorava in una ditta di pulizie e il pomeriggio si allenava a sui campi di calcio del quartiere perché sognava una carriera da professionista. C'è un video che lo riprende mentre pulisce un cortile. Lo si vede sorridente con una tuta rossa e in mano una paletta e una scopa. Raccoglie la spazzatura e la ripone in un sacco nero. È un video che sta facendo il giro di Facebook per dimostrare che Lello Perinelli, morto con una coltellata al cuore, era un ragazzo che sgobbava, che la mattina si alzava per andare al lavoro che nulla aveva a che fare con la malavita nonostante suo padre, affiliato al clan Lo Russo, fosse stato ucciso in un agguato nel 2003. Ci tengono innanzitutto i due allenatori di Lello che in un lungo post su Facebook hanno ricordato il loro allievo. "Lello scusaci, perché non abbiamo saputo darti un mondo all'altezza dei sogni che avevi", scrive Rosario Esposito. "Ti ho convinto fino a riuscirci - scrive invece Luca Pini, altro allenatore - l'ho fatto perché amavo prima te come persona e poi te Lello Perinelli calciatore anche se adesso ho la certezza sulla mia ossessione di volerti nella mia squadra ed essere il tuo allenatore, dio voleva farmi conoscere a fondo la persona più bella e genuina al mondo".