Champions, cosa deve fare il Napoli stasera contro il Manchester City

Champions League

Daniele V. Morrone (in collaborazione con "l'Ultimo Uomo")

Alle 20.45 squadre in campo al San Paolo per il match di ritorno della 4^ giornata del Gruppo F (2-1 all'andata per gli inglesi). Qui due soluzioni attraverso le quali la squadra di Sarri può mettere in difficoltà il City di Guardiola, prendendo spunto dalla partita di andata. Si affrrontano due squadre sorelle

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Guardiola e Sarri sono i due allenatori che in questo momento assicurano come nessuno altro spettacolo in campo. Vedere sfidarsi Napoli e Manchester City non significa poter ammirare alcuni grandi giocatori, ma anche e soprattutto assistere al duello tra due squadre che interpretano il gioco in maniera unica e, con le dovute differenze, con principi molto vicini. Napoli e City sono due squadre sorelle, per così dire, e anche se la sfida di andata ha visto prevalere (in alcuni frangenti in modo persino brutale) la squadra di Guardiola, anche Sarri è uscito dal campo con informazioni importantissime per la partita di ritorno al San Paolo.

La prima e più importante fra le lezioni dell’Etihad è che il Napoli può legittimamente pensare di fare la propria partita anche contro una squadra del valore del Manchester City. Almeno per alcune fasi all’interno della gara. Molto dipenderà da quanto a lungo il City riuscirà ad imporre la propria di partita, il proprio dominio, ma il Napoli ha le armi per provare almeno a tenere botta e riuscire poi a prendere il sopravvento sulla gara quando il City lascerà la presa. Pur conoscendo la maniacale attenzione con Guardiola prepara ogni partita, senza mai riproporre due piani di gara esattamente uguali (specie contro lo stesso avversario), tenendo conto, quindi, che ci saranno differenze sostanziali rispetto all’andata, abbiamo scelto due accorgimenti tattici che Sarri potrà adottare, sulla base di quanto visto due settimane fa.

L’importanza di Allan per pressare alto

L’uscita del pallone del City dalla difesa è disegnata a regola d’arte, Guardiola prepara nel dettaglio i movimenti dei suoi uomini e della palla per avere una costruzione il più sicura e pulita possibile. Lo scopo è quello di mettere il pallone dietro la linea di pressione avversaria, così da aumentare vertiginosamente il ritmo e la libertà una volta arrivati sulla trequarti. Il City è una squadra preparata e in grado di reggere anche una pressione organizzata, ma non tutti gli interpreti sono a un livello tecnico eccezionale (come invece lo sono i vari Silva, De Bruyne) e un punto di forza del sistema di Guardiola potrebbe essere utilizzato dalla squadra di Sarri per girare l’inerzia della gara dalla loro parte.

All’andata il Napoli ha faticato a pressare nella prima mezz’ora, disunendosi nel tentativo di rispondere alle troppe domande che poneva lo schieramento del City, con i giocatori azzurri in costante inferiorità numerica. Ha funzionato particolarmente bene il movimento di Delph da "falso terzino", che dall’esterno sinistro entra in diagonale dentro al campo per posizionarsi al lato di Fernandinho, diventando di fatto un secondo centrale di centrocampo (mentre Otamendi si allarga a sinistra disegnando una linea difensiva a tre, con Stones centrale e Walker a destra). Questo meccanismo ha permesso al City di superare la prima pressione e di accelerare una volta superata la metà campo.

Una soluzione per il Napoli potrebbe consistere in una pressione mirata proprio su Delph con aggressività, per costringere le mezzali del City ad abbassarsi per ricevere il pallone, evitando l’indecisione che ha messo in difficoltà il centrocampo napoletano. Quando, ad esempio, Zielinski doveva scegliere se seguire Silva mentre si alzava allontanandosi dalla coppia Fernandinho-Delph, o aggiungersi alla pressione.

In sostanza, all’andata il Napoli restava in inferiorità (quattro contro cinque) e il City usciva con la palla rasoterra con calma e tranquillità; quando invece il Napoli ha pressato in parità numerica, come successo dall’entrata di Allan nella ripresa, almeno aveva le idee chiare su cosa fare quando il City costruiva l’azione dal basso. In questo senso, la presenza in campo di un giocatore dinamico e aggressivo come il brasiliano è pressoché ineludibile.

Certo, è una situazione comunque rischiosa perché il City potrebbe ricercare direttamente Silva o De Bruyne alle spalle della linea di pressione, con un lancio di Ederson, ad esempio, che con i piedi è molto preciso. In quel caso la distanza tra i reparti del Napoli lo esporrebbe a transizioni potenzialmente letali, e forse in questo senso sarebbe preferibile avere l’atletismo di Diawara per coprire su De Bruyne o Silva. Sarebbe comunque un rischio calcolato per Sarri, contro una squadra chirurgica nel modo in cui apre gli spazi negli schieramenti avversari.

Andando decisi su Fernandinho e Delph non gli si darebbe il tempo e lo spazio per pensare una volta ricevuta la palla, scommettendo sulla loro inferiore precisione tecnica rispetto ai compagni, specie nel calcio lungo. Sotto pressione, il piede di Delph potrebbe non essere in grado di trovare De Bruyne trenta metri più avanti, regalando magari più di un pallone alla squadra azzurra.

Attaccare la profondità con Mertens

Il Napoli è riuscito a fare il suo calcio quando ha rallentato leggermente il ritmo per avere maggiore precisione, con fasi di possesso più lunghe e una manovra più ragionata. Nella prima mezz’ora non è accaduto, e nella frenesia la squadra di Sarri ha spesso cercato Mertens in profondità senza mai trovarlo con precisione. Eppure la ricerca della profondità per Mertens può essere la chiave per arrivare al tiro: il City ha mostrato di soffrire chi va a giocare alle spalle dei suoi centrali difensivi, abituati a stare molto alti. Per mettere Mertens nelle giuste condizioni, per permettergli di scegliere il tempo giusto con cui tagliare tra i centrali, è necessario che il Napoli metta in “pausa” il gioco e, se possibile, costruisca l’azione dal lato che preferisce, quello del triangolo Ghoulam-Hamsik-Insigne.

La distanza tra i centrali di difesa inglesi ed Ederson, deve diventare il campo di gioco di Mertens. Ederson è un fenomeno anche nell’accorciare tale distanza, giocando da difensore aggiunto, ma è questo lo spazio a disposizione che Mertens deve essere bravo a sfruttare. Già all’andata si è visto che i lanci verso il belga creavano pericolo, ma arrivavano da verticalizzazioni dalla trequarti difensiva del Napoli, difficili da eseguire e da stoppare. Arrivare invece da Mertens con lanci in diagonale (come già ha provato Insigne una volta nel primo tempo dell’andata) può essere un modo per non solo mettere in difficoltà una difesa centrale comunque lenta nel difendere il campo alle proprie spalle, ma anche per permettere a Mertens di trovarsi subito fronte alla porta al momento del primo controllo.

In definitiva la cosa fondamentale è che la squadra di Sarri non dubiti neppure per un secondo della validità delle proprie idee, neanche contro squadre del livello del City. Guardiola metterà il San Paolo di fronte a una sfida difficile anche sul piano mentale, il Napoli dovrà restare compatto e sicuro nell’esecuzione del proprio piano. Non c’è piano tattico abbastanza vicino alla perfezione da non poter essere scardinato.