Champions League, "Ancelotti-Insigne come Guardiola-Messi". I pareri di Condò, Capello e Costacurta

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L’attaccante del Napoli ha steso il Liverpool con il sesto gol stagionale in nove partite giocate. Una media da attaccante, favorita anche dall’intuizione di Ancelotti, che lo ha spostato dalla sinistra in una posizione più centrale e avanzata. Un po’ come fece Guardiola con Messi all’inizio della sua avventura con il Barcellona. Il parere di Fabio Capello, Paolo Condò e Alessandro Costacurta

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Ha fatto esplodere di gioia un San Paolo che ci ha sperato dall’inizio, fin dal primo minuto. In terra azzurra è arrivato il Liverpool di Klopp, di Salah e Manè. Il Liverpool primo in Premier, che non ha ancora mai perso in campionato, che ha speso quasi 200 milioni sul mercato e che si candida a recitare un ruolo di primissimo piano tanto in Inghilterra quanto in Europa. Il Napoli, però, non si è scomposto. Ha fatto la sua solita partita, incurante di chi ci fosse dall’altra parte. Non ha mai sofferto, ci ha provato, è stato sfortunato e poi ha colpito. Al 90’, nell’ultimo assedio di una partita che lo proietta in testa al girone. Oltre al Liverpool c’è anche il Psg. Vederle entrambe dall’alto è una missione niente affatto semplice.

I pareri

L’ha risolta uno che Napoli ce l’ha dentro. Uno che per quelle strade ci è cresciuto, che il calore del San Paolo lo ha sempre vissuto. E che certe notti, forse, le poteva solo sognare. Lorenzo Insigne aveva già fatto male a Klopp nella sera del suo debutto in Champions. Lì c’era il Borussia Dortmund e la gioia arrivò con una punizione bellissima. Qui, invece, la palla l’ha buttata dentro da due passi, come una prima punta qualunque: “E’ stato un gol da attaccante perché ha capito prima dove sarebbe arrivata la palla – ha commentato Costacurta negli studi di Sky nel post partita – scatta in profondità ancora prima che la palla arrivi a Callejon, immaginando che possa arrivare lì. Ha fatto quello che avrebbe dovuto fare nel primo tempo, quando invece ha preferito tirare”. E il gol numero sei di Insigne in questo avvio di stagione. Su nove partite giocate. Una media spaventosa, alla quale non era di certo abituato. Nella passata stagione ne ha segnati 14 in 48 partite, superare questo traguardo sembra tutt’altro che impossibile. Merito anche di Ancelotti, che con un’intuizione felice lo ha saputo spostare più al centro e in posizione più avanzata: “Diamo i giusti meriti anche a Carlo – ha sottolineato Capelllo – Insigne sta dimostrando che con la velocità e con certi movimenti si possono mettere in difficoltà anche avversari più grossi fisicamente. Il movimento di oggi l’anno scorso con Sarri veniva fatto spesso”. Una scoperta di quelle importanti da parte dell’allenatore, dunque. Che fa contento anche Mancini, pronto a gustarselo in Nazionale: “Per ora accontentiamoci del Napoli – ha invece esordito Paolo Condò – prendiamo ad esempio Messi. Nella prima fase della sua carriera, giocava sempre a destra. Poi è arrivato Guardiola che si è reso conto quanto questo fosse limitativo, perché tendeva sempre a muoversi verso il centro. Lui lo ha accentrato, perché così Messi avrebbe avuto la capacità di attaccare l’intero fronte offensivo, di toccare più palloni e di fare scatti più brevi. Ecco, questa è la stessa cosa che Ancelotti sta facendo con Insigne”. “Ed è un po’ quello che ha fatto Tuchel al Psg con Neymar – ha ribadito Costacurta – probabilmente c’è proprio una tendenza ad accentrare questo tipo di giocatori”.