Julian Nagelsmann, l'allenatore nerd che sogna il Bayern Monaco

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Il giovanissimo allenatore dell’Hoffenheim, che alle 19 debutta in Europa League contro il Braga, lo scorso weekend ha sconfitto la squadra di Ancelotti. GoPro, maxischermi e tablet: tutte le innovazioni di un secchione della panchina

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Ha appena compiuto 30 anni, non ha mai giocato tra i professionisti e allena in Bundesliga da una stagione e mezzo. Ma vuole già il Bayern Monaco. A Julian Nagelsmann l’ambizione non manca, il talento nemmeno. Fermato da un infortunio alla cartilagine del ginocchio destro a 19 anni, quando militava nelle giovanili del Monaco 1860, fu subito richiamato per allenare i ragazzi mentre iniziava gli studi in economia aziendale. Da lì un’ascesa inarrestabile, che lo ha portato rapidamente al timone della prima squadra dell’Hoffenheim. Dalle ultime posizioni al quarto posto in campionato, fino alla vittoria dello scorso sabato sulla squadra di Carlo Ancelotti. “Il Bayern Monaco è da sempre nei miei sogni, anche se al momento sono felicissimo della mia vita. Ovviamente una panchina come quella del Bayern mi renderebbe un po' più felice, ma non tutto dipende da questo". Parole che ha voluto chiarire subito dopo: "Le mie dichiarazioni hanno avuto un impatto maggiore di quello che avrei voluto, coinvolgendo anche il mio collega Ancelotti per cui ho un grande rispetto. Ha più trofei lui nel suo armadio che mutande io. Gli ho mandato un messaggio per spiegargli quello che intendevo. La questione è chiusa. L'intervista non ha alcun riferimento attuale. Si è parlato dei progetti per il futuro della mia vita". 

Julian Nagelsmann (Getty)

Laptop trainer

Nagelsmann è uno degli esponenti più noti di quella categoria di allenatori ribattezzati “laptop trainer”. Un’etichetta appiccicata da Mehmet Schöll, ex calciatore e ora opinionista televisivo, su quei giovani tecnici che hanno poca esperienza alle spalle, sia sul campo che in panchina. Grazie agli ottimi risultati ottenuti da gente come Thomas Tuchel al Borussia Dortmund, però, quell’accezione negativa si è persa. Ora “laptop trainer” è sinonimo di freschezza, innovazione, quasi visionarietà. Caratteristiche rintracciabili nell’allenatore dell’Hoffenheim. Per lui, un’idea di gioco ben precisa, pur non ingabbiata in un unico modulo, ottime capacità relazionali con i propri calciatori (“sono il 70% del lavoro di un allenatore”) e l’utilizzo di statistiche avanzate e tecnologia per cercare di dare un vantaggio competitivo alla sua squadra. L’ultima trovata? Un maxischermo di 6 metri per 3 posizionato lungo la linea laterale del campo principale del centro sportivo. Un sistema di 4 telecamere che riprendono l’allenamento viene controllato con un tablet da Nagelsmann, che così può mostrare le situazioni tattiche alla squadra e disegnare direttamente sulla tavoletta possibili correzioni agli errori commessi.

Un club all'avanguardia

L'Hoffenheim è la squadra perfetta per mettere in pratica le idee di Nagelsmann. A possedere il club, infatti, è il miliardario Dietmar Hopp, fondatore della Sap, una delle principali aziende al mondo nei software per le imprese. Già dal 2014, due anni prima che il giovane allenatore prendesse il posto di Huub Stevens -  costretto a lasciare per problemi al cuore - la società del Baden-Württemberg si era dimostrata all'avanguardia. Solo lei e il Borussia Dortmund posso vantarsi di avere il "Footbonaut". Stiamo parlando di una gabbia lunga circa 14 metri e larga 10, con manto sintetico, nella quale vengono sparati palloni ad altezze diverse. La gabbia è composta da tante piccole porte: l'obiettivo del gioco è spedire il più rapidamente possibile la palla nella porta che si illumina. Un allenamento che permette di sviluppare i riflessi dei calciatori. Con Nagelsmann, prima del maxischermo, a Hoffenheim avevano fatto la loro comparsa delle telecamere GoPro, installate dietro alle porte per studiare il posizionamento del portiere e la tecnica di tiro degli attaccanti. Una sorta di silicon valley del calcio nella mani di un giovane Steve Jobs. Almeno fino a quando il Bayern non deciderà di renderlo "un po' più felice".