4 ragioni per cui Rijeka-Milan è stata allarmante

Europa League

Federico Aquè

Antonelli_Cutrone_LaPresse

Anche se si è trattato di una sconfitta ininfluente, alla sua seconda uscita ufficiale sulla panchina del Milan, Gattuso dovrà interpretare più di segnale preoccupante arrivato dalla prestazione della squadra in Europa League.

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Ridotta all’essenziale, una sconfitta in una partita che non metteva nulla in palio, il 2-0 subito dal Rijeka è soltanto un incidente di percorso che dice poco o nulla del momento del Milan e non cambia di una virgola le sue ambizioni stagionali. In fin dei conti, i rossoneri avrebbero potuto anche saltare la trasferta in Croazia e la classifica del girone non sarebbe cambiata: il primo posto e la qualificazione ai sedicesimi di Europa League erano al sicuro, il Rijeka era già eliminato.

Bisogna allora disegnare il contesto attorno alla partita per capire quanto sia stata preoccupante per il Milan. Gennaro Gattuso esordiva in Europa dopo l’incredibile pareggio di Benevento, all’ultimo secondo con un gol del portiere avversario, Alberto Brignoli. Il Rijeka era ultimo nel girone, aveva perso entrambe le partite giocate in casa in Europa League e aveva sempre subito gol. Oltretutto stava attraversando un pessimo momento di forma: in campionato ha perso 5 delle ultime 7 partite.

Quella che sembrava la sfida ideale per riportare un minimo di serenità in un periodo problematico, dentro e fuori dal campo, si è trasformata invece nell’amplificatore delle difficoltà rossonere a ogni livello: tecnico, tattico, fisico e mentale. «Così non si va da nessuna parte. Quando si indossa la maglia del Milan bisogna rispettarla. Non pensate che a me non bruci», ha detto Gattuso con la drammaticità che lo contraddistingue. Anche se ininfluente, la sconfitta si è così riempita di segnali preoccupanti che ho riassunto in quattro punti.

1. Il Milan non ha mai tirato in porta

Ogni considerazione sulla sconfitta contro il Rijeka non può che partire dal dato più preoccupante: il Milan non solo non ha segnato, ma non ha mai nemmeno tirato in porta. La pericolosità rossonera si è concentrata in un paio di occasioni avute da Patrick Cutrone, le uniche nelle quali la squadra di Gattuso è riuscita ad aggirare il sistema difensivo del Rijeka, senza dubbio organizzato, ma povero di qualità.

Lo sviluppo della migliore occasione costruita dal Milan è un buon esempio delle difficoltà mostrate dal possesso rossonero. Zapata ha spazio per avanzare perché il suo marcatore, Gavranovic, è distante e in ritardo nell’accorciare su di lui. Il difensore colombiano non ha alternative vicine, il Rijeka è in netta superiorità da quel lato, e così decide di premiare lo scatto di Cutrone con un lancio non banale che finisce sui piedi dell’attaccante, bravo a liberarsi dalla marcatura di Zuparic. Il suo pallonetto, però, finisce alto.

La disposizione asimmetrica dei due esterni del Rijeka, con Acosty che si alzava su Romagnoli, mentre Kvrzic si stringeva al centro del campo per pareggiare i numeri col triangolo di centrocampisti del Milan e liberare Pavicic a protezione della difesa, è bastata per mostrare i soliti limiti del palleggio rossonero, incapace di risalire il campo creando vantaggi posizionali o numerici negli ultimi 30 metri.

Il Milan ha così aggiornato una statistica preoccupante: in 8 delle 25 partite stagionali non è riuscito a segnare. Una partita su tre, in pratica, un dato inquietante di cui Gattuso è responsabile solo in minima parte. Col Rijeka, però, il Diavolo non è nemmeno riuscito a superare i problemi di squadra con un’iniziativa individuale, un altro segnale negativo che chiama in causa i giocatori scesi in campo.

2. Biglia e André Silva hanno deluso

Gattuso ha prevedibilmente utilizzato questa partita per dare minuti a chi ha finora trovato meno spazio in campionato. Paletta ha fatto l’esordio stagionale, mentre a centrocampo ha giocato per la seconda volta Zanellato, classe ’98 promosso quest’anno dalla Primavera (l’altra presenza stagionale l’aveva raccolta nel preliminare contro lo Shkendija). Dei titolari di Benevento è rimasto solo Romagnoli, squalificato in campionato per l’espulsione rimediata contro la squadra di De Zerbi.

Diversi giocatori hanno così avuto l’opportunità di scalare le gerarchie di Gattuso, e tra questi c’era un’attenzione particolare su Biglia e André Silva, arrivati in estate con molte aspettative, ma scivolati presto in panchina. Le risposte date da entrambi sono state però molto scoraggianti.

Biglia è parso da subito poco concentrato e davvero in difficoltà a livello fisico: ha toccato meno palloni di Locatelli pur giocando da vertice alto del rombo di costruzione del Milan, ha sbagliato diversi appoggi semplici e non ha nemmeno garantito protezione alla difesa.

Dopo poco più di cinque minuti il Milan sta uscendo dalla propria area di rigore e può impostare tranquillamente un nuovo attacco. Biglia cerca Zanellato con un passaggio un po’ pigro che sorprende il compagno e il pallone torna così al Rijeka nonostante il giovane centrocampista rossonero lo tocchi scivolando. L’argentino resta fermo ed è in netto ritardo su Gavranovic, lo sgambetta da dietro causando il fallo che porterà all’1-0 su punizione di Puljic.

Il giudizio sulla prestazione di André Silva non può ovviamente prescindere dalle difficoltà di squadra nell’arrivare in area di rigore e rifornire gli attaccanti. Però non si può ignorare il confronto con Cutrone, che nonostante i problemi è riuscito a tirare 3 volte, senza centrare mai la porta, ma segnalandosi come il rossonero più pericoloso. Nel tabellino del portoghese c’è invece appena una conclusione respinta.

André Silva non ha fatto la differenza nemmeno negli aspetti più sottili del gioco di un attaccante: le sponde, i duelli con i difensori, etc. A fine partita il giudizio di Gattuso è stato molto duro: «Ha fatto fatica, tante volte è stato un corpo estraneo». Qui sotto ad esempio perde il tempo per il passaggio di ritorno ad Antonelli, protegge palla, ma sull’intervento del secondo avversario prova una giravolta che interrompe l’azione del Milan e potrebbe far ripartire Acosty nell’uno contro uno con Romagnoli, puntuale però nell’uscita e nell’evitare un pericoloso contropiede.

Per esperienza internazionale e qualità Biglia e André Silva erano probabilmente i giocatori che più di tutti avrebbero dovuto trascinare il Milan in Croazia. La delusione per il loro rendimento è proporzionale alle aspettative: Gattuso sperava di ritrovare due possibili titolari, si ritrova invece con due giocatori da recuperare in un momento in cui il margine di errore è davvero minimo ed è obbligato a trovare al più presto l’undici che gli dia maggiori garanzie. Difficile che Biglia e André Silva, in questo momento, possano farne parte.

3. La difesa ha ballato

Il Milan non ha mostrato miglioramenti nemmeno nei difetti difensivi, nonostante il livello piuttosto basso degli avversari. La difesa ha avuto problemi sia a livello individuale (Acosty ha fatto soffrire Romagnoli, specie all’inizio della partita) che di reparto. I rossoneri hanno giocato con una linea a 5 come a Benevento, ma hanno avuto ancora una volta problemi a difendere la profondità e l’area di rigore, due difetti strutturali che non sono stati cancellati nemmeno da Gattuso e dal ritorno in pianta stabile alla difesa a 5 in fase di non possesso.

Nello sviluppo dell’azione che porta al 2-0 il Milan è scoperto sullo spostamento da destra a sinistra della manovra del Rijeka. Calabria è preso in mezzo tra il terzino, Zuta, e l’esterno, Kvrzic: decide di uscire sul primo, ma alle sue spalle sia Zanellato che Zapata sono in ritardo nella scalata su Kvrzic. Il numero 7 del Rijeka può crossare smarcato e in area Gavranovic anticipa Paletta.

Il Milan non è stato intenso nel pressing, ma non ha nemmeno difeso bene la propria metà campo. Gattuso dovrà scegliere quale strada seguire per dare alla sua squadra una solidità difensiva all’altezza degli obiettivi stagionali. Nel frattempo ha anticipato un possibile cambiamento tattico: «Abbiamo visto che con la difesa a 3 si fa una fatica pazzesca, meglio a 4».

4. Non c’è stato nessun segnale di reazione

Forse è questo il segnale più preoccupante di tutti. L’esonero di un allenatore si accompagna spesso alla necessità di “dare una scossa” alla squadra, uno degli argomenti più abusati a giustificazione di un esonero, utilizzato anche dal DS rossonero Massimiliano Mirabelli. L’allontanamento di Montella e la promozione di Gattuso non ha però dato effetti nemmeno da questo punto di vista, anche se la capacità di toccare le giuste corde per motivare la squadra avrebbe in teoria dovuto rappresentare uno dei punti di forza del nuovo allenatore. È paradossale, se si pensa anche all’immagine costruita durante la carriera da calciatore, vedere una squadra di Gattuso con così poca energia mentale.

Il Milan non ha mostrato segnali di reazione né al momento negativo né alle difficoltà affrontate durante la partita. Il Rijeka ha accelerato nei primi minuti dei due tempi di gioco, durante i quali ha costruito entrambi i gol, e poi ha controllato senza affanni. «La sensazione è che la squadra si abbatte subito, scompare. Quando prendiamo una legnata sui denti l’impressione è che non ci riprendiamo più», ha dichiarato Gattuso. Le prime due partite sulla panchina del Milan hanno fatto capire quanto sia duro il compito che lo attende. La partita contro il Bologna è la prossima tappa da non fallire per provare a ritrovare quella serenità persa ormai da troppe settimane.