Belgio, esordio nel segno di Lukaku: dalla povertà estrema al sogno Mondiale

Mondiali
Romelo Lukaku (getty)
lukaku

A 6 anni viveva nella povertà estrema, senza né acqua né pane. Contro Panama è stato il trascinatore del suo Belgio, con una doppietta all'esordio del Mondiale  

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Trascinatore, fin da subito: Romelu Lukaku si prende il Belgio sulle spalle. Buona la prima per la nazionale di Martinez al Mondiale: Panama schiacciato 3-0, grazie alla doppietta dell’attaccante del Manchester United e al super gol di Dries Mertens. Una prestazione di qualità, che ha esaltato le abilità da predatore del gigante di Anversa, immediatamente decisivo in Russia (nel 2014, in Brasile, aveva segnato un solo gol, agli ottavi contro l’USA). Il suo score con i Diavoli Rossi sale così a 36 gol in 69 partite, dato impressionate se si considerano i soli 25 anni di età. Un rendimento che nasce soprattuto dai sacrifici fatti nell’infanzia…

Dalla povertà al sogno Mondiale

Sacrifici uguale gol: è un po’ questo il riassunto della storia - calcistica e non - di Romelu Lukaku, che proprio prima del Mondiale in Russia ha aperto il suo cuore e ha raccontato al mondo l’origine del suo talento. Se è vero che suo padre è stato un calciatore professionista (con il Congo, allora Zaire, ha anche giocato le qualificazione ai Mondiali del 1994), è altrettanto vero che i soldi a casa Lukaku sono finiti molto presto: “All’età di 6 anni a casa non avevamo l’acqua, a stento il cibo - ha spiegato a The Player’s Tribune prima della sfida con Panama - Mia madre spesso mescolava il latte con l’acqua, ma mi sorrideva sempre, come se tutto fosse a posto. Sapevo costa stava succedendo: non avevamo soldi per arrivare a fine settimana: eravamo al verde, in rovina”. Una battaglia quotidiana, che ha spinto Lukaku a diventare calciatore: “Mi sono presto reso conto che questo doveva finire. Quella era la nostra vita. Giuro su Dio, ho fatto una promessa, era come se qualcuno avesse risvegliato. Diventerò un calciatore dell’Anderlecht, accadrà presto, ho raccontato a mia mamma”. E così è stato. Oggi un'idea ben precisa in testa: “Voglio essere il miglior giocatore della storia del Belgio, questo è il mio obiettivo. Non solo un buon attaccante: il migliore. Ho visto troppi topi correre dentro la mia stanza, ho tanta rabbia dentro. Ho una missione”.