Mondiali Russia 2018: chi è Chucky Lozano, il predestinato che fa "tremare" di gioia il Messico

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Hirving Lozano (Twitter @miseleccionmx)

Con il suo gol ha causato un mini terremoto a Città del Messico e guidato ad una storica vittoria il "Tricolor" contro la Germania. Ha la stoffa del predestinato e i colpi del campione: conosciamo meglio Hirving "Chucky" Lozano, talento purissimo del PSV Eindhoven

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Ha la stoffa del predestinato, è il talento più puro del calcio messicano degli ultimi anni. E ieri ha fatto tremare la "sua" Città del Messico, quando lì erano le 10:36 del mattino. È Hirving Lozano detto Chuky, soprannome che gli hanno affibbiato i suoi compagni di squadra per la somiglianza con la famosa bambola assassina icona del cinema horror statunitense. "È come incantato da una bacchetta magica", ha detto di lui Enrique Meza, l’allenatore messicano che lo fece debuttare tra i grandi l’8 febbraio 2014, con la maglia del Pachuca. Lozano vi si era trasferito da Città del Messico a soli 11 anni, entrando nel settore giovanile e andando incontro ad un percorso di formazione che a tratti lo ha visto vacillare. Poi l’incontro con due persone fondamentali: Meza, appunto, e la sua attuale compagna Anita. I primi a credere in lui, tra i tanti oggi a non essere sorpresi del fatto che sia stato lui l’uomo arrivato puntuale all’appuntamento con la storia del calcio messicano. Uomo, forse sarebbe meglio dire ragazzo: Chucky è nato nel 1995 e tornando a quell’8 febbraio 2014, diciottenne, era ancora un ragazzino quando bagnò il suo esordio segnando il gol della vittoria per il suo Pachuca contro l’América. Non in uno stadio qualsiasi, ma nel maestoso e leggendario stadio Azteca. "È come incantato da una bacchetta magica": ecco spiegata la frase del suo allenatore.

Chucky si prende l'Olanda

Bambola assassina, sì, ma non solo per la presunta somiglianza. La fantasia dei messicani in questo caso si è sposata con le caratteristiche tecniche di Lozano, scheggia impazzita e letale sulla fascia (partendo dalla sinistra e accentrandosi sul destro), che sa essere dominante nell’1 vs 1 e possiede uno spiccato senso del gol. Chiedere a Neuer e alla difesa tedesca, per ulteriori informazioni. O alle difese di mezza Eredivisie: perché Lozano, dopo aver confermato in Messico quanto si diceva di lui fin da quel memorabile esordio con la maglia del Pachuca, la scorsa estate è approdato in Europa. Non in una squadra qualsiasi, ma nello stesso porto dove si sono fermati Ronaldo, Romario: il PSV Eindhoven, che lo paga 10 milioni facendone il giocatore più caro del campionato messicano. E a chi pensava alle fisiologiche difficoltà legate all’ambientamento e al cambio di continente alle quali vanno incontro i tanti calciatori sudamericani che si trasferiscono in Europa, Lozano ha risposto con una prima stagione da 34 presenze, 19 gol e 11 assist. Un discreto impatto…Anche in Eredivisie un gol al debutto, contro l’AZ Alkmaar: un gol che è la summa delle sue virtù principali, velocità ed esplosività. Fu il primo di 6 reti consecutive nelle prime 6 partite di campionato, un record che prima di lui in questo secolo era riuscito soltanto ad altri due giocatori. E Raiola, suo agente, si sfrega già le mani.

Presente e futuro della "Tri"

Quando era al Pachuca, Lozano non nascondeva il suo desiderio di giocare in un grande campionato europeo. Liga e Premier League su tutti. E in questo senso il Mondiale potrebbe essere la sua grande occasione: tutti, adesso, si sono accorti di lui. Il presente però è tutto per la sua "Tri", il "Tricolor", la nazionale messicana. Che centra gli ottavi di finale di una fase finale dei Mondiali da ben 6 edizioni, ma che non è andata mai oltre. Che è reduce dal quarto posto nella Confederations Cup 2017, quando Lucky cominciò a farsi conoscere dal grande pubblico, e dalla tremenda delusione della Copa America Centenario 2016: subito dopo l'eliminazione per mano del Cile dopo una sconfitta per 7-0, Lozano disse che la cosa che lo spaventava di più era il fallimento. Lo avrà ricordato ieri, durante quella corsa e quella scivolata dopo il gol alla Germania, quando non immaginava che a tanti chilometri di distanza da Mosca la terra stesse tremando sotto i piedi dei suoi connazionali, grazie a lui.