Mondiali 2018 Russia, il rimpianto di Lewandowski: nuovo debutto senza il papà Krysztof

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Un anno prima del suo debutto tra i professionisti il padre Krysztof morì. Ancora oggi il rimpianto di non aver giocato sotto gli occhi del papà è enorme per Robert Lewandowski, che contro il Senegal (2-1 per gli africani) ha esordito nei Mondiali di calcio: "Vorrei potesse seguire tutte le mie partite"

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55 gol in Nazionale, 316 in carriera coi club, 41 solo nell’ultima stagione con il Bayern e un unico enorme rimpianto all’alba del debutto in un Mondiale: papà Krysztof non c’è per guardare il suo ragazzo. Lui è Robert Lewandowski, chiamato così dal papà perché sapeva “che un giorno sarei andato a giocare all’estero, quindi voleva darmi un nome che nessuno potesse sbagliare”. Già, senza un ripetersi di consonanti e con un’aria internazionale. Robert. Un nome che in Germania è ormai una garanzia. Oggi del Bayern, ieri a Dortmund, e prima ancora nel Lech Pozanan e nello Znicz Pruszków, la squadra dove fece il suo esordio assoluto tra i professionisti e che il papà non riuscì a vedere. Era morto un anno prima, campione di judo e calciatore nella serie B polacca, proprio quella dove ha esordito Robert il 29 luglio del 2007, con tanta tristezza nel cuore. Papà Krysztof lo portava agli allenamenti, aveva intravisto più di chiunque altro il talento del suo ragazzo, era il suo primo tifoso, e lo sarebbe stato anche ora, proprio quanto Lewy si sta preparando ad un nuovo esordio, quello in un Mondiale, un debutto che arriva come giocatore più forte della storia del calcio polacco.

Il debutto Mondiale

Una partita spenta, quella di Lewandowski, nel suo debutto. Senegal superiore, gli africani hanno vinto 2-1 con merito. Lewa, tra l'altro, praticamente mai pericoloso, se non in una sola situazione di contropiede, terminata con una punizione guadagnata e un tiro in porta ma ben parato da N'Diaye. Per il resto, nulla. Un inizio da dimenticare, ora la testa è già al dentro o fuori con la Colombia, sconfitta dal Giappone.

Lewy alza le dita al cielo dopo un gol. Ha dedicato ogni prima rete fatta con ogni nuova squadra al papà Krzysztof. Anche la sua classica esultanza consiste infatti nel puntare gli indici verso il cielo (foto Facebook Robert Lewandowski)

Un gol per il papà

Quella di Lewandowski è una famiglia di sportivi. Milena, la sorella, è una pallavolista, la mamma lo fu altrettanto, mentre la moglie Anna ha vinto la medaglia di bronzo ai Mondiali di karate del 2009. Una strada tracciata, nel mondo dello sport e ancora più nel dettaglio nel mondo del calcio. Iniziata a nove anni con il Varsovia Warszawa, proseguita più in là nel Delta Varsavia, squadra serbatoio del ben più celebre Legia, dove arriva nel 2005 e dove però non riesce mai ad esordire. Nel frattempo arriva la morte del papà, malato da tempo, stroncato da un ictus. “La sua scomparsa è stata durissima per me, all’improvviso ero l'uomo di casa e dovevo essere un adulto - riporta il Sun da una vecchia intervista alla tv polacca -. È il ricordo di mio padre che mi spinge tutt’ora. E mi dispiace soprattutto che non abbia visto la mia prima partita tra i professionisti e che non possa seguire le mie partite dal vivo”.