Mondiali 2018 Russia, Messi fa 31 anni: per Leo è il compleanno più brutto di sempre

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Marco Salami

Nel 2006 festeggiò da ragazzo prodigio in gol al debutto. Nel 2010 aveva indossato per la prima volta la fascia da capitano, col 10 di Maradona sulle spalle. Nel 2014 era lanciato verso la finale. Più Copa e Barcellona: Messi ha sempre spento le candeline col sorriso. Ma in Russia è tutto diverso

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Trentuno le candeline, e in Qatar saranno già trentacinque, e mezzo. Messi festeggia in Russia, forse senza la vera voglia di festeggiare. Perché l’obiettivo è uno solo: non fallire. Insomma vincere, perché altrimenti la prossima volta potrebbe essere troppo tardi. L’ultima chiamata per Leo arriverà due giorni dopo il suo compleanno, contro la Nigeria. Vincere o nient’altro. Nessuna altra opzione contemplata. Per uno che in passato aveva sempre festeggiato in maniera diversa. Un abbraccio con Sampaoli filtra dal ritiro, nell’allenamento lui ride, sereno, ma certamente mai come in passato quando il suo compleanno era caduto con umori diversi. Soprattutto intorno a lui. Nell’Argentina regna il caos, e le due partite di Leo contro Islanda e Croazia sono state disastrose. Altro che regali, questa volta sarà lui a doverlo fare alla sua nazione, per risorgere o sprofondare definitivamente.

Festa a sorpresa

È il 24 giugno del 2006, e alla storia ci passa un bolide al volo di Maxi Rodriguez. Argentina 2, Messico 1, negli ottavi del Mondiale tedesco nel giorno in cui Leo Messi compie 19 anni. Grande festa in campo, e anche per lui, che entra e gioca soltanto mezz’ora ma che otto giorni prima si era già fatto un regalo bellissimo, da solo. Al debutto Mondiale la Pulce, ancora più pulce ai tempi, ci mette quattro minuti per il primo assist a Crespo. Quattordici per segnare al prima rete, a 18 anni e 357 giorni di età. Il sesto più giovane di sempre a riuscirci in una Coppa del mondo. Il ragazzo prodigio. Un predestinato. L’erede di Diego. Che nel frattempo esplode col Barcellona, e nel 2009 festeggia i 22 con un triplete in tasca e il primo Pallone d’Oro che arriverà qualche mese più tardi. Nel 2010, poi, è il turno di un altro compleanno Mondiale, in Sudafrica, dove ha già vinto tutte le partite del girone (con un assist) e due giorni prima ha addirittura indossato per la prima volta la fascia da capitano della sua Argentina in un Mondiale. Quella anche di Diego, e pure con lo stesso numero sulle spalle, il 10. E per un argentino, esiste un regalo più bello di così?

Il compleanno più brutto

No, niente regali questa volta. Perché se Messi festeggia e guarda indietro vede solo disastri. Il giocatore visto contro la Croazia non era certamente il Leo Messi che tutti conoscono. E contro l’Islanda c’è stato anche il rigore sbagliato. Leo è sempre più scuro in volto, corrucciato. Anche durante l’inno. È il riflesso di un calciatore tutt’altro che sereno, con un macigno sulle spalle portato da quel Mondiale del 2010 dove non riuscirà nemmeno a fare un gol. Lì inizia ad aprirsi un bivio, quasi come una personalità che si doppia, Barcellona e Nazionale. Cosa c’è di così diverso? In blaugrana Leo continua a collezionare trofei. 2010 Liga, 2011 doblete con nuova Champions. 2012 Coppa dl Re, dove arriverà poi il quarto Pallone d’Oro consecutivo. Messi non ha rivali, e i suoi compleanni sono sempre una favola per lui, con quel sorriso larghissimo dato da tutti quei trionfi. Anche nel 2014 la strada sembra quella giusta. In Brasile Messi compie 27 anni dopo aver vinto le prime due del girone contro Bosnia e Iran, segnando un gol a partita. Con Sabella arriverà fino alla finale, persa, senza incidere e senza segnare, con un gol Mondiale che manca tuttora dalla doppietta segnata due giorni dopo il compleanno, guarda caso proprio contro quella Nigeria che per Leo sarà il “dentro o fuori” di un’intera carriera con la maglia Argentina addosso. E durante la Copa America? Stessi festeggiamenti felici per Leo. Che nel 2015 ha già passato il girone segnando un gol. Mentre nell’edizione del centenario festeggia il 24 giugno 2017 i 30 anni tondi tondi con già il biglietto della finalissima in tasca, conquistato da trascinatore. Tutte vinte nel percorso, alcune stravinte, e Leo di gol ne ha fatti addirittura cinque in quattro partite. Che feste quelle di Messi in questi anni, salvo poi quei finali da incubo. Sempre una candelina in più e una strada piena di soddisfazioni. A Bronnicy nel ritiro albiceleste quest’anno niente festa. Solo qualche sorriso. Probabilmente a denti stretti. Perché calcisticamente parlando è il suo compleanno più brutto, e la vera sorpresa questa volta dovrà davvero farla lui. A tutta l’Argentina. A tutto il suo popolo. Una volta per tutte.