Mondiali 2018 Russia, il "belga" Henry sfida Deschamps e la sua Francia per la finale

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Marco Salami

Francese contro la Francia, dal 2016 Henry è nello staff del Belgio di Martinez. Il suo ruolo? Insegna a fare gol, anche contro la nazionale per cui è capocannoniere all time. Deschamps non l'ha mai considerato, dopo che i due sono stati insieme campioni del mondo e d'Europa nel 1998 e 2000

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Per la Francia Titì ha fatto di tutto. Giocato, sudato, segnato, alzato trofei e imbrogliato. Sì, per la sua nazione e per un Mondiale. Novembre 2009, lo spareggio Francia-Irlanda è un’Italia-Svezia che finirà bene per i galletti francesi. 1-0 Blues all’andata, 1-0 per gli irlandesi del Trap al ritorno. E nei supplementari è il tocco galeotto di mano di Henry che permette il gol Mondiale a Gallas. “Sarebbe stato giusto rigiocarla. Meritavano loro. Sono imbarazzato per il mio gesto”. Da signore, fuori e dentro il campo quale è sempre stato. Re della nazionale francese, con 51 gol miglior marcatore di sempre, in 123 partite. Debutto nel 1997, subito Mondiale e subito coppa alzata sotto il cielo di Saint-Denis, non prima del suo capitano Deschamps. Tre gol nelle prime due, salvo una finale vista per novanta minuti dalla panchina, da appena ventunenne. Poi l’Europeo del 2000, tre gol in cinque partite e altra favola tricolore. Suona la Marsigliese, il capitano Didier alza un altro trofeo e la Francia è ancora campione. Come mai da quel momento in poi e come Henry spera anche nel Mondiale di Russia. Sì, Titì tiferà contro la sua nazionale e per il Belgio, i vicini di casa sulla cartina dell’Europa. Dal 2016 Henry è nello staff di Martinez: “Io allenatore? Un giorno vedremo. Per il momento imparo e lavoro qui” - disse al tempo della presentazione. Una stretta di mano e tanta strada, fino alla prima semifinale dal 1986. Seconda in tutta la storia. Una squadra rock’n’roll che diverte e segna tante reti, 14 fin qui. E i meriti sono anche suoi.

Dicono di lui

La sintonia è perfetta. Lukaku dello United. Hazard del Chelsea. De Bruyne del City. Il segreto del Belgio è la Premier League, e quale mentore migliore di uno dei migliori giocatori di sempre del campionato inglese? Thierry Henry, 175 gol per l’Arsenal. Quinto di sempre nella classifica all time. "Credo di non aver mai ascoltato così attentamente neanche i miei genitori” - ha detto una volta Batshuayi su Titì. A suon di analisi tecniche e sedute di allenamento. Henry nel Belgio parte come analista video, in quelle lunghissime sedute davanti allo schermo: “Ma è stato grandioso” - ha detto invece Lukaku. Tutt’altro che annoiato dalla conoscenza del gioco del francese: “Lui è uno di noi, a volte beviamo un tè insieme oppure giochiamo alla PlayStation”. Fratello Henry, che devolve tutti gli 8mila euro di compenso che riceve dalla federazione belga in beneficenza. E che finito il Mondiale riprenderà il suo ruolo da opinionista in tv. Perché Henry è un cultore del gioco del calcio. “Ha ancora quel perfezionismo che lo rendeva uno dei giocatori più forti al mondo” - parola di Martinez. Ma perché allora non lo ha scelto la Francia?

Titì contro Didì

Bella domanda. Da rivolgere a Didier Deschamps, come in effetti è stato fatto. La risposta? “I nostri attaccanti fanno già gol” - aveva tagliato corto Didì, che per assonanza con Titì ci sarebbe stato a meraviglia. “Una situazione strana, difficile - ha invece ribadito nella conferenza stampa che precede la partita -. Quando ha accettato l’incarico ha sempre saputo che un faccia a faccia sarebbe stato possibile”. Ma nessun rancore: “Lo rivedrò con piacere e mi ricorderò dei tempi in cui lui era un giovane emergente della nazionale e io un capitano quasi alla fine della propria carriera”. Semplice. Senza regalare titoloni, come quello invece in edicola con L’Equipe il giorno della vigilia: “C’eravamo tanto amati”. In foto loro due, ovvio, Henry e Deschamps. Quasi amici come quel bellissimo film nato proprio in Francia, e ora più che altro nemici. In campo sicuramente. Mbappé e Griezmann stanno già segnando, vero, su questo il Ct francese ha avuto ragione, ma una mano come quella di Henry avrebbe fatto comodo. “Lui mi insegna a far gol” - dice sempre Lukaku, secondo solo a Kane nella classifica marcatori del Mondiale -. Sono accanto alla leggenda e mi dice tutto su come muovermi negli spazi, proprio coma faceva lui”. E proprio come lui, inteso però come Lukaku, ha fatto nel contropiede perfetto al Giappone. Un gol al novantesimo per i quarti che altrimenti chissà dove avrebbe portato la storia di questo Belgio. Il 9 dello United non tocca mai palla. Ma fa due movimenti e una finta che valgono la vittoria. Senza palla. Negli spazi. Come insegna il maestro Titì che da analista video è diventato una sorta di consulente per l’attacco a tempo pieno. E che da francese è diventato ora anche un po’ belga.