Dimissioni Tavecchio Figc, Marani: "C'è bisogno di una rivoluzione: nuove regole e progetti coraggiosi"

Calcio

Matteo Marani

Malagò è stato quello che ha pesato di più su tutta la vicenda. Ora con il commissariamento si deve cercare di fare riforme per invertire la tendenza: chi vuole bene al calcio vuole un rinnovamento, facce nuove e credibili

TAVECCHIO, LO SFOGO INTEGRALE IN CONFERENZA STAMPA

MALAGO': "COMMISSARIARE LA FIGC"

Oggi c’è un grande sconfitto che si chiama Carlo Tavecchio, dall’altra parte dunque ci sono dei vincitori, almeno simbolici e credo che questi vorranno far pesare questa vittoria. Ma quello che la gente vuole non è questo tipo di politica: l’opinione pubblica non sta dicendo no a Tavecchio e sì a Sibilia. I tifosi vogliono il rinnovamento, facce nuove, credibili. Quindi il successore non può essere frutto di questi meccanismi che sono patologici. Ci vuole un rinnovamento strutturale del calcio italiano e va fatto con progetti coraggiosi, anche rischiosi. Non ci deve dunque essere una continuità con il passato, ma è d’obbligo una rivoluzione. Faccio un esempio: nel 1966 Artemio Franchi cambiò tutto, ridusse subito le squadre di serie A a 16 squadre, fece dei cambiamenti strutturali fortissimi. Io spero che il presidente che verrà dopo Tavecchio abbia la forza per fare scelte di rottura, altrimenti tra quattro anni saremo di nuovo qui parlare delle stesse cose, degli stessi problemi.

Facciamo un passo indietro: il disegno di Tavecchio era quello di prendere tempo

L’idea di Tavecchio era quello di arrivare a giovedì per le elezioni di Mauro Balata alla Lega Serie B, un suo uomo. Poi aspettare quelle della Lega di Serie A, con quei voti, ricontarsi, prendere tempo e sopravvivere…
 

Adesso è un problema tutto politico

Secondo me le regole con cui oggi arriviamo a scegliere un presidente federale è frutto di un accordo, purtroppo mi viene da dire, sottobanco. Ovviamente i Dilettanti hanno degli interessi che non sono gli stessi della Lega Serie A. Il voto del Napoli vale come quello di due delegati della Lnd della Val D’Aosta, per fare un esempio. Il problema è che rischiamo di avere un altro presidente con queste regole, che non abbia autonomia e che sia espressioni di accordi, compromessi. Io mi auguro che arrivino facce nuove.
 

I “sassolini” di Tavecchio: Malagò, Sibilia e Abete

Il primo obiettivo dell'ex numero uno della Federcalcio è Malagò: attribuisce a lui tutta la responsabilità di questa vicenda. Evidentemente la pressione esercitata dal capo del Coni su Sibilia ha avuto i suoi frutti. Ed è questo nuovo asse a cui Tavecchio attribuisce le ragioni della sua caduta. Una cosa che faccio fatica a capire è quando Tavecchio dice che la scelta del Ct non è stata la sua. Beh, a quel tavolo famoso è vero che c’era Malagò, ma non può essere una scelta tutta sua…c’erano Lippi, Michele Uva. Il terzo sassolino che Tavecchio si è tolto è contro Abete che, evidentemente, negli ultimi tempi è stato un suo oppositore.
 

Il peso di Malagò

Il commissariamento? Serve per cercare di fare quelle riforme che, in un clima di campagna elettorale lunga 90 giorni con le principali Leghe (Serie A e B) a loro volta senza presidente, diventerebbe impossibile. Non so se commissarierà direttamente Malagò o magari qualcuno vicino a lui all’interno del Coni. Malagò mi sembra sia stato, tra ieri ed oggi, quello che ha pesato di più su tutta la vicenda.