Ventura a L'Originale: "Non avrei dovuto scegliere la Nazionale. Mi sarei dimesso anche in caso di accesso ai Mondiali"

Calcio

Intervenuto nel corso di "Calciomercato, L’Originale", l’ex CT della Nazionale ha parlato della disastrosa avventura sulla panchina degli azzurri e dell’ultima esperienza negativa alla guida del Chievo: "Accettando l’Italia ho fatto una scelta sbagliata, mi sarei dimesso anche in caso di Mondiali. Ma sono state dette tante bugie ed è stata la cosa che mi ha fatto più male. In gialloblù la squadra aveva problemi di convinzione"

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Dalla delusione per l’esperienza sulla panchina della Nazionale, conclusa con la mancata qualificazione ai Mondiali di Russia 2018, all’analisi della parentesi negativa alla guida del Chievo, terminata dopo appena un mese dall’inizio e senza alcun risultato positivo. Tanta voglia di tornare in pista per Gian Piero Ventura, che è tornato a parlare delle sue ultime avventure. Parole dure quelle dell’ex CT dell’Italia, intervenuto ai microfoni di Sky Sport durante "Calciomercato, L’Originale" per chiarire la sua posizione: "In tanti anni ho avuto la fortuna di fare scelte azzeccate – ha esordito Ventura -, ma la penultima scelta (quella di accettare il ruolo di CT della Nazionale, ndr) è stata sbagliata da parte mia. Ho fatto una cosa che non avrei mai dovuto fare. La scelta di accettare il Chievo, invece, è stata fatta per una questione di amicizia, la questione del rapporto è andata oltre l’aspetto tecnico. Per 34 anni ho fatto l’allenatore, mentre per un anno e mezzo il CT. Per questo dico che ho una grande voglia di concludere o comunque di continuare quello che ho sempre fatto: in primo luogo perché è la mia vita, in secondo luogo perché vorrei riprendermi quello che un anno e mezzo mi ha cancellato. Ho voglia di rimettermi in gioco: se devo essere sincero potrei anche smettere, ma non accetterei mai un finale del genere. Mi piacerebbe concludere riprendendo da dove avevo lasciato, cioè con la mia professionalità e con la mia correttezza, producendo quello che ho prodotto in questi anni, perché in questi anni è vero che non ci sono stati gli scudetti, ma c’è stato tanto altro".

Delusione Nazionale

Ventura è poi entrato nel dettaglio, parlando del disastro sulla panchina della Nazionale. Un risultato storico ma in negativo quello arrivato sotto la sua gestione, con l’Italia che non è riuscita a qualificarsi ai Mondiali. "Credo che l’aspetto tecnico sia l’ultimo dei problemi di quella mia esperienza, - ha chiarito l’ex CT -, non penso che sia stato un problema di un giocatore in più o un giocatore in meno. Se ho pensato di dimettermi tra la gara di andata e quella di ritorno con la Svezia? No, è vero che avevo già ufficializzato che non sarei andato ai Mondiali anche in caso di qualificazione, perché non c’erano assolutamente i presupposti per poter lavorare per la mia figura. Quindi, per il bene dell’Italia, avevo già detto che mi sarei fermato. Sinceramente avrei dovuto farlo anche prima, l’avevo fatto in maniera distaccata dopo la Macedonia. In quell’anno e mezzo io ho perso una partita contro la Spagna e una contro la Svezia, le altre le avevamo vinte tutte. L’ammutinamento del gruppo nei miei confronti? E’ falso nella maniera più totale, sono state dette tante bugie e questa è stata la cosa che mi ha ferito più di tutte. Avevo anche preso in esame di querelare le persone per ciò che è stato detto. Qualcuno ha parlato di una mia fuga dal ritiro, oppure è stato detto che non volevo salire sul pullman prima della Svezia. Cose assolutamente farneticanti. E la domanda da farsi è come mai uscissero queste cose".

La parentesi Chievo

Infine Ventura ha parlato della brevissima esperienza al Chievo, terminata con le dimissioni dopo appena un mese in seguito ad una serie di risultati negativi: "Ho sempre detto che quando siamo arrivati al Chievo c’erano due grandi problemi. Uno quello della condizione, che obiettivamente non era buona: avevamo sette giocatori infortunati. E poi c’era un grande problema di convinzione, nel senso che la penalizzazione e tutto quello che aveva comportato, come il ritiro, aveva creato grandi difficoltà sotto l’aspetto mentale. Abbiamo fatto un mese in cui abbiamo preso tanti gol, ma c’è stato un grande lavoro nel ricostruire giocatore per giocatore dal punto di vista della convinzione di potercela fare o comunque potersela giocare. Credo che abbiamo dato una condizione fisica che ha permesso a Di Carlo di trovare una squadra in grado di giocare 90 minuti ad alta intensità, cosa che era assolutamente impensabile prima. Questo è ciò che è stato fatto in quel mese. I giocatori, quando sono andato via, è evidente che si sono sentiti traditi. Lo capisco – ha concluso -, ma ho avuto anche un rapporto particolare con loro: io ho avuto tante squadre e questo è stato uno dei gruppi che mi ha dato maggiore disponibilità in assoluto. Quello che ha detto Pellisier il giorno dopo il mio addio era dettato dalla rabbia e dalla delusione".