Moise Kean, dall'oratorio alla chiamata della Juve: i luoghi-simbolo del 2000 dei record

Calcio

Alessandro Acton

Dal muretto dell'oratorio Don Bosco al Comunale di Asti: Sky Sport ha visitato i luoghi dove è cresciuto Moise Kean, ll primo Duemila a segnare con la maglia della Nazionale azzurra. Il Toro puntò per primo su di lui, poi arrivò la Juventus e lo sedusse

KEAN, PARTITA DA SOGNO CON LA FINLANDIA. FOTO

MOISE DA RECORD, SOLO NICOLÈ MEGLIO DI LUI IN AZZURRO

Questa è la storia di un bambino innamorato del pallone. Di un luogo dove questo amore aveva la possibilità di esprimersi liberamente. E di una famiglia legatissima. Moise Kean, l’oratorio Don Bosco di Asti e la famiglia, formata da Isabelle, Giovanni e Moise, appunto, il “2000” dei record. “Moise, Momo, Mosè, lo chiamavamo un po' in tutti i modi quando era piccolo”, ci racconta Giovanni, il fratello che si commosse in tribuna quando il piccolo di casa esordì in campionato. Ci racconta in breve la genesi di quel nome: “Siamo molto credenti, mia madre il giorno prima di partorire ha sognato Mosè e ha voluto dare un nome così importante a mio fratello”.

L'infanzia: da Vercelli ad Asti

Isabelle lavora tutti i giorni e impartisce ai figli, che deve allevare da sola, un’educazione rigorosa. Da Vercelli si sono trasferiti ad Asti quando Moise ha cinque anni. Giovanni ha sette anni in più e gioca nell’Asti Calcio, si porta dietro il fratellino che vorrebbe già giocare coi più grandi e, quando si stufa perché non lo fanno giocare, ha sempre un luogo dove andare, dove trovare qualcuno che faccia quattro tiri con lui. Alla peggio c’è il muretto, contro cui allenare il destro e il sinistro. È il muretto dell’oratorio don Bosco, la sua seconda casa.

Le prime partite all'oratorio Don Bosco

Qui i preti salesiani si occupano di decine di bambini tutti i giorni, un luogo sicuro, dove Giovanni o la madre sanno di poterlo recuperare a fine giornata. Calcio ma anche pallavolo, basket, ping pong al chiuso, basta stare in movimento e con gli altri. La domenica in particolare i bambini sono tantissimi e si organizza un vero e proprio Mondiale, viste le tante nazionalità presenti: “Si organizzavano i tornei, 50 centesimi a testa e lui dava spettacolo, giocava con i più grandi, era il più richiesto, stava con chi aveva bisogno”. E, generalmente, la sua squadra vinceva. 

Dall'Asti al Toro

All’Asti Calcio si accorgono presto di quel bambino e lo aggregano ai ‘98, di due anni più grandi. Ma dura poco: Renato Biasi, ex portiere professionista ed allora responsabile del settore giovanile conosce Silvano Benedetti del Torino, che non ha dubbi. Il ragazzo cambia società e a fine scuola va ad allenarsi, accompagnato a turno dai genitori di due compagni astigiani che condividono con lui l’avventura.

Il corteggiamento della Juventus

La Juve lo cerca da tempo ma lui è molto legato ai suoi due amici. Fino a che suo zio, osservatore alla Juve, non organizza una visita a Vinovo, un dolce tranello: lì conosce Marotta, Del Piero, Nedved, vede la struttura se ne innamora. E firma per la Juve. La storia da questo punto, la conoscete, una storia di record e soddisfazioni che ancora deve essere scritta. Ma lui, Moise, resterà per sempre legato a quell’oratorio. A quel muretto in particolare, contro cui è tornato a calciare il pallone il giorno dopo l’esordio in serie A.