Il muro di Pioli: così l’Inter spaventa la Juve
Serie A
I nerazzurri, messo alle spalle il ko in Coppa Italia con la Lazio, si rituffano nel campionato. Domenica allo Stadium, contro l'attacco atomico dei bianconeri, servirà una difesa impenetrabile per tentare il colpaccio. La cura Pioli, in questo senso, sta dando i suoi frutti
Nei giorni in cui negli Stati Uniti lo slogan anti Trump "No ban, no wall" è diventato un dogma, a Milano si lavora per fortificare un muro che negli ultimi due mesi ha portato l’Inter dall’undicesima alla quarta piazza in classifica con vista Champions, grazie a un filotto di sette vittorie consecutive. Da quell’11 dicembre (3-0 al Genoa valido per la 16esima giornata), la classifica parziale vede i nerazzurri in testa con 21 punti, davanti al Napoli con 17, Roma e Juventus con 15 (ma i bianconeri hanno una partita in meno) e alla Lazio con 12. Non a caso il sogno Champions, distante 11 lunghezze dopo il tremendo ko in casa di Hamsik e compagni, è ora a portata di mano. E domenica c’è la super sfida dello Stadium contro i campioni d’Italia...
Statistiche da ottimizzatore - I numeri dicono che Stefano Pioli ha sistemato la difesa. Da quando è arrivato l’ex tecnico laziale, l’Inter ha incassato in campionato 9 reti in 10 partite, ma di queste ben 7 nelle prime 3 gare (2 gol nel derby, altrettanti con la Fiorentina e 3 con il Napoli). Ciò significa che negli ultimi 7 match, Handanovic ha raccolto alle proprie spalle il pallone in solo 2 occasioni, contro Udinese e Chievo, per un totale di 5 clean sheet dalla 16esima alla 22esima giornata di Serie A (sono 4 per la Juve nello stesso arco di tempo). Fino ad allora, l’Inter aveva mantenuto la porta inviolata appena due volte in campionato, contro l’Empoli e il Crotone, quest’ultima nell’interregno di Stefano Vecchi. Se paragonata con l’era De Boer, con 14 reti incassate in 11 giornate, ecco spiegata la differenza tra i due allenatori. L’olandese è stato capace di raccogliere 1,2 punti per partita, contro i 2,5 di Pioli, che ha doppiato il suo predecessore. Da rivedere invece il discorso nelle Coppe, dove entrambi hanno fatto male (6 gol incassati in 3 gare per De Boer, 8 in 4 per Pioli, reduce dall’eliminazione in Tim Cup con la Lazio). Ma questo è un discorso che si riproporrà nella prossima stagione.
Gli irriducibili di Pioli - Il vero cambio di marcia è arrivato contro il Genoa. Basti pensare che l’Inter, da quel momento, ha conquistato gli stessi punti (21) che aveva raccolto nelle precedenti 15 partite. La svolta è giunta grazie alla fiducia accordata da Pioli a cinque uomini, che da allora compongono il pacchetto difensivo quasi fosse una preghiera da recitare: Handanovic, D’Ambrosio, Murillo, Miranda, Ansaldi. Il tutto condito da un modulo, il 4-2-3-1 che oltretutto è speculare a quello utilizzato dalla Juve 2.0, quella delle 5 stelle. Solo Ansaldi (5/7, l’ultima con il Pescara saltata per squalifica) e Murillo (6/7, turnover contro gli abruzzesi) hanno marcato visita, trovando comunque valide alternative in Nagatomo e Medel. Una delle chiavi è Danilo D’Ambrosio, uno dei resuscitati dalla cura Pioli: l’ex torinista, primo difensore nerazzurro ad andare a segno in questa stagione contro il Pescara, è ora uno dei cardini sia nella propria metà campo (48 tackles, 34 palloni intercettati e l’83% di contrasti vinti in stagione), che in quella offensiva (oltre 600 passaggi, 11,1 km di media percorsi con il 44% di dribbling riusciti). Il duello con Mandzukic si preannuncia decisivo in vista del derby d’Italia di domenica sera.
L’esperienza del Wall - Sarà un caso, ma da tre mesi a questa parte, l’Inter ha un nuovo collaboratore tecnico: Walter Samuel, fortemente voluto da Pioli nel suo staff. Parliamo di un difensore che tra il 2005 e il 2014 ha indossato la maglia nerazzurra 236 volte, vincendo 5 scudetti, 3 Coppe Italia e la Champions. L’argentino è uno degli eroi del Triplete e di quella serata di Madrid, quando insieme a Maicon, Chivu e Lucio costruì un muro invalicabile per il Bayern Monaco. Dispenserà consigli anche per domenica sera, lui che la Juve l’ha già battuta allo Stadium, quel 3 novembre 2012, proteggendo per 90’ Handanovic. Perché nel calcio, per vincere, serve anche costruire The Wall.