Spallini, Spalletti: stai a guardare il Capello?

Serie A

Alfredo Corallo

Fabio Capello è cresciuto nella Spal e ora allena lo Jiangsu Suning, l'altra squadra della proprietà cinese interista, che per i nerazzurri ha preferito Luciano Spalletti (foto Lapresse)
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La Spal torna a San Siro a 50 anni dall'ultima volta, nella stagione che si concluse con la retrocessione dei ferraresi dopo tanti campionati in Serie A. L'ultima rete dei biancazzurri la siglò Fabio Capello, l'altro allenatore di "Casa" Inter, dove gli emiliani non hanno mai vinto e nel match delle 12.30 confidano nella Spallata...

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Sai che brividi se Fabio Capello avesse allenato l'Inter "made in Italy" invece della sua versione "made in China" dello Jiangsu Suning: rivedere quelle maglie biancazzurre gli avrebbe ricordato l'esordio in serie A; perfino il diploma di geometra... e poi l'amore: è a Ferrara che ha conosciuto la ragazza che sarebbe diventata sua moglie e la madre dei suoi figli. E ancora il suo primo gol a San Siro, l'ultimo della Spal in casa dei nerazzurri: era il 9 ottobre del 1966 e la giovane ala friulana accorciò le distanze sul fulmineo 1-2 di Domenghini e Jair. "La Spal mi acquistò che avevo 13 anni - raccontò Don Fabio un anno fa proprio a Ferrara - e mi lasciò a Pieris fino ai 15. Gipo Viani (all'epoca direttore sportivo del Milan ndr) venne a casa per convincere mio padre a chiamare il presidente Mazza, spiegando che prima di firmare avesse alzato un po' il gomito... Insomma, che si era sbagliato. Il papà rispose che aveva una sola parola. Fu la mia fortuna".

Tu quoque

Ma non fu la fortuna della Spal, nonostante una plusvalenza "monstre": nell'estate del 1967 quel ragazzino preso per un "piatto di minestra" (si fa per dire, qualche centinaio di migliaia di lire) fu venduto alla Roma per 260 milioni, ma complice un'annata di sfighe sovrumane (l'infortunio di Omodarme, la labirintite di Massei, l'incidente automobilistico che compromise la stagione di Gianni Reif) gli emiliani sprofonderanno in B, condannati dalla Juventus il 12 maggio del 1968. A inferire il colpo di grazia uno dei giocatori più anarchici che l'Italia abbia mai conosciuto: Gianfranco Zigoni, il George Best della Valpolicella, l'artefice della Fatal Verona, un cavaliere elettrico che danzava sulla fascia sui suoi stivali da cowboy e si stravaccava in panchina con la pelliccia e il panama bianco d'ordinanza. Ebbene, una cinquantina d'anni più tardi, nella più folle e romantica delle sceneggiature, sarà proprio il figlio di Zigo-gol, Gianmarco, a trascinare la Spal nel suo blow-up antonioniano: un salto (doppio) dalle ceneri di un arido "Zabriskie Point" (come la Lega Pro) all'Avventura di una vita: ecco la Croisette, l'Accademia del calcio. La Serie A.

RADDOPPIO DELLA SPAL ALL'89'!!!!!!!!!! #SpaBar 2-1!!!!!

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La rivoluzione del '68

Ma in fondo quel 1968 rappresentò il lento crepuscolo di una saga irripetibile per entrambe: la fine della "magica" Spal di mister Petagna, Gibì Fabbri; ma anche la triste passerella e i titoli di coda per la Grande Inter di Angelo Moratti, Helenio Herrera e del general manager Italo Allodi, che salutarono con un "anonimo" quinto posto. Da lì - nonostante un altro scudetto e la finale di Coppa dei Campioni (persa) con il Celtic - non sarà più lo stesso, almeno fino al Triplete. Come non sarà più lo stesso per gli emiliani: ma agli spallini è tornato un certo appetito...

Precedenti senza storia (al Meazza)

Certo, se Borriello e compagni si soffermassero sui precedenti tanto varrebbe non perdersi l'acquadella ammarinata e rimanere a casa piuttosto che "pranzare" al Meazza. Dove i ferraresi sono sempre rimasti a digiuno (di vittorie): due pareggi, di fronte a 14 sconfitte (e un altro ko in Coppa Italia il 2 settembre del 1979). La più pesante il 12 ottobre del 1958: 8-0, con una "manita" di Angelillo. Un po' meglio tra le mura amiche: 4 successi (l'ultimo per 1-0 l'11 febbraio del '62), 5 pari e altri 9 risultati negativi. Per un totale di 41 gol nerazzurri e 11 spallini, con un unico 0-0 (nel '60, sempre in Emilia).

Borriello, l'incubo di Handanovic

Se l'Inter segnò 8 reti in una sola partita, Marco Borriello le ha "spalmate" nel tempo, tutte per il suo portiere preferito: Handanovic. Sette gol ai tempi dell'Udinese, uno - quello "della bandiera" - al Samir nerazzurro, nel 5-1 a Cagliari sul finale della scorsa stagione. In realtà il nuovo bomber dei ferraresi ha "bucato" l'Inter in altre due occasioni, regalando altrettanti 1-1: con la maglia del Genoa (a Marassi, nell'anno di grazia 2008) e nel 2011 con quella della Roma, in Coppa Italia, illudendo i giallorossi nella semifinale di ritorno a Milano (ma sarebbe servito un altro gol, alla luce dell'1-0 interista all'Olimpico). Era la Roma del "giovane" Montella, subentrato a Ranieri, che a sua volta aveva preso il posto di Spalletti...

Io Spal, tu Spalletti, egli...

Spalletti che non ha mai incontrato la Spal in carriera, né il suo collega e toscano (di Impruneta) come lui Leonardo Semplici, che lo considera un modello. Il tecnico di Certaldo confessa di essersi  già "innamorato" dei suoi calciatori, si gode il primato a punteggio pieno, l'Icardi capocannoniere, il rinnovo di Perisic e l'acquisto di Karamoh. E l'affetto dei tifosi, che anche domani saranno ancora oltre 60mila al Meazza. Per una squadra che è quella ad aver tentato più conclusioni dall'interno dell'area (22, dati Opta) contro quella che ha totalizzato il maggior numero di passaggi nella propria metà campo, percentuale record in questo campionato, in cui ha già fermato la Lazio all'Olimpico e battuto l'Udinese al "Mazza". Io Spal, tu che fai Spalletti?