Porrà: "La Juve segue Inzaghi? Non mi meraviglia

Serie A

Giorgio Porrà introduce l'ottava giornata di campionato ed i suoi big match: Spalletti contro un Montella a rischio, il Napoli ("la salute offensiva è al top") contro una Roma che ha sempre più carattere. Juve-Lazio? "Non mi meraviglio del fatto che i bianconeri stiano seguendo Inzaghi"

Non è una giornata come le altre: in questo weekend si decideranno tante cose, magari il futuro di qualche allenatore e si giocherà anche il derby di Milano. Ad aprire le danze sarà Juventus-Lazio, guidata dalla rivelazione Inzaghi. 

"Non mi meraviglio che la Juventus stia seguendo Simone Inzaghi - racconta Porrà - anche per via dell'amicizia dell'allenatore della Lazio con Paratici, uomo "forte" bianconero. Inzaghi è una continua sorpresa, per come legge le partite, per come corregge in corsa le cose, per come pianifica l'undici iniziale non sbagliando quasi mai. In ottica Juventus non bisogna inoltre dimenticare come sia riuscito ad incartare Allegri in Supercoppa".

Roma-Napoli: "I giallorossi assomigliano a Di Francesco, Sarri idolatrato da tutti"

Mi meraviglio che ci sia una parte della critica un po' scettica su Di Francesco e capisco anche la stizza dell'allenatore: se si va a guradare i numeri la Roma ha 5 punti in più dell'anno scorso. Alla fine quest'anno ha sbagliato solo 20 minuti di partita con l'Inter dopo aver dominato in precedenza. Questa Roma sta crescendo ad immagine e somiglianza dell'allenatore. Nella sua versione migliore ho visto la ROma giocare a due tocchi nonostante ci siano delle frequenti rotazioni e questo significa che ha già una sua fisionomia. Infine a me piace molto anche il fatto che ci siano tre romani in squadra: De Rossi, Florenzi e Pellegrini. Dopo totti, Roma è di nuovo dei romani. 

Il Napoli sta giocando il miglior calcio d'Europa, Sarri idolatrato da tutti. La salute offensiva del Napoli è al top. Allegri sottolinea che gli scudetti li vincono quelli con la miglior difesa, ma il Napoli che segna 25 gol in 7 partite e che fa una media di 3,5 gol a partita, fa pensare che questa tendenza potrebbe invertirsi. Inolte il Napoli sta cresceno anche mentalmente: non ha più l'ossessione di giocare a 1000 all'ora, adesso ha imparato anche a gestirsi.

 

"Spalletti strepitoso, un gran lavoro in poco tempo"

Spalletti ha fatto un lavoro strepitoso a quando è arrivato e lo ha fatto anche rapidamente. Arriva al derby con un tesoretto di punti e di autostima che difetta al suo avversari, anche se i derby se ne infiaschiamo di chi parte in pole position. L'Inter, palesemente incompiuta, con evidenti limiti creativi e cha fa dei casting per trovare dei giocatori adatti per coprire i ruoli scoperti è una squadra che non molla mai e sta lassù, con la miglior difesa.

La serenità apparente di Montella in vista del derby

"La serenità- almeno apparente- con cui Montella sta rispondendo alle varie critiche mi fa pensare che prima o poi possa aggiustare le architetture di questa squadra. Gli arriva addosso anche il presunto fuoco amico (un velenosetto Berlusconi), ma io ricordo che anche Berlusconi quando arrivò ci mise un anno e mezzo prima di raccogliere qualcosa e per farlo fu necessario andare a prendere dei fuoriclasse, quei giocatori che il Milan di oggi non ha".

L'uomo della domenica: Giorgio Porrà ricorda Gigi Meroni

Giorgio Porrà ci racconta Gigi Meroni, a 50 anni dalla morte del giovane fuoriclasse del Torino, icona italiana della beat generation, che anticipò il '68 con il suo rivoluzionario talento. Con le voci di Piero Chiambretti, Giuseppe Culicchia, Aldo Agroppi. E i richiami letterari di Anna Billò.

"Quando essere diversi, diversi sul serio, significava essere esclusi o comunque guardati con sospetto. Quando per affermare la propria libertà occorreva essere più bravi, ma bravi davvero. Accadeva nel calcio italiano, negli anni sessanta, quelli che Gigi Meroni si divertì ad affrescare con la sua dirompente creatività. C'era in quel suo sentirsi artista, fantasista, pittore, stilista, il rifiuto della società che massifica, che ti soffoca, ti imprigiona in nome dei consumi o delle ideologie superiori. C'era, in quel suo calcio innovativo, in quella vita bohemien, in quel suo prendere in controtempo terzini e perbenisti, l'avventura di un ragazzo che in fondo voleva soltanto essere se stesso. E che a distanza di cinquant'anni dalla sua tragica morte non smette di affascinarci".

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