Milan, il flop di Kalinic e la maledizione del numero 7

Serie A

Nel pareggio interno del Milan contro il Torino che è costato la panchina a Montella, il protagonista in negativo tra i rossoneri è stato Nikola Kalinic, sonoramente fischiato da San Siro al momento dell’uscita dal terreno di gioco. L’attaccante croato è soltanto l’ultimo giocatore che non riesce ad imporsi con la maglia numero 7, appartenuta a lungo ad Andriy Shevchenko

Un inizio di stagione pieno di complicazioni difficile da preventivare dopo la ricchissima campagna acquisti estiva: il Milan non riesce ancora a trovare i risultati sperati. Contro il Torino, a San Siro, l’ennesima occasione sprecata per tentare di avvicinarsi alle zone alte della classifica. Soltanto un pareggio per i Bonucci e compagni, che contro la squadra di Mihajlovic non sono riusciti ad andare oltre lo 0-0. Risultato fatale a Vincenzo Montella, che è stato esonerato dal ruolo di allenatore del Milan. Tra i rossoneri il protagonista in negativo è stato Nikola Kalinic, attaccante arrivato quest’estate al termine di un lungo ed estenuante inseguimento per essere il terminale offensivo voluto proprio dall’ormai ex allenatore del Milan. Per lui ancora niente da fare, difficoltà ad entrare nel vivo del gioco e diverse occasioni mancate - alcune clamorosamente – hanno spinto il pubblico di San Siro a fischiare sonoramente l’ex Fiorentina al momento dell’uscita dal campo. E pensare che Kalinic, al momento dell’arrivo al Milan, aveva deciso di indossare la maglia numero 7 come l’idolo Andriy Shevchenko. Quasi una maledizione, il croato è soltanto l’ultimo tra i giocatori a fare flop vestendo il numero appartenuto in rossonero all’ex pallone d’oro ucraino.

Ricardo Oliveira e i suoi fratelli

Tabù vero e proprio, dopo l’addio di Shevchenko al Milan mai nessuno è stato in grado di imporsi in rossonero con il numero 7 sulle spalle. In principio fu Ricardo Oliveira, arrivato a Milano nell’estate 2006 proprio per sostituire Sheva dopo aver mostrato grandi numeri in Spagna. Fallimento totale per l’attaccante brasiliano, ceduto dopo una sola stagione e dopo aver collezionato la miseria di 3 gol in stagione. La speranza rossonera aveva il nome di Alexandre Pato, acquistato ancora minorenne nell’estate del 2007 e sceso in campo per la prima volta con la maglia numero 7 del Milan nel gennaio 2008. Subito un inizio esaltante, con i gol al Napoli all’esordio e le prime stagioni convincenti, poi l’inizio della fine: una lunghissima serie di infortuni ha lasciato senza pace il brasiliano, che ha dovuto dire addio ai colori rossoneri. Poi il turno di un altro campione verdeoro, Robinho, che dopo aver indossato la maglia numero 70 nella stagione 2010/11 conclusa con la vittoria dello scudetto, nell’annata 2012/13 ha scelto di vestire il numero 7. Risultato? Soltanto due gol in stagione. A fasi alterne l’avventura al Milan di Jeremy Menez, numero 7 tra luci e ombre nelle stagioni 2014/15 e 2015/16, mentre nello scorso campionato il numero tabù è prima finito sulle spalle di Luiz Adriano, ceduto a stagione in corso allo Spartak Mosca, poi su quelle di Gerard Deulofeu, arrivato a gennaio dall’Everton e rimasto in rossonero soltanto sei mesi prima di andare al Barcellona. Adesso tocca a Kalinic, il cui rendimento attuale sembra confermare un dato: al Milan, dopo l’addio di Shevchenko, continua la maledizione del numero 7.

Voglio e posso dare di più

Consapevole dello scarso rendimento mostrato finora anche lo stesso Kalinic, che al termine della partita contro il Torino e dopo i numerosissimi fischi piovuti dagli spalti di San Siro ha voluto fare un appello ai tifosi rossoneri attraverso i propri canali social ufficiali. "Tifosi rossoneri – ha scritto Kalinic su Instagram - non smettete di sostenerci. Uno stadio come quello di oggi merita grandi soddisfazioni. Voglio e posso dare di più: per il mister, per la società, per i compagni e soprattutto per voi. Forza Milan". E delle parole di conforto verso l’attaccante croato sono arrivate anche da Riccardo Montolivo, uno che in passato ha vissuto sulla propria pelle le critiche di San Siro: "Kalinic? Gli siamo vicini – ha detto l’ex capitano del Milan ai microfoni di Sky Sport nel post gara della sfida al Torino -, è in difficoltà perché non trova il gol. Dal punto di vista dell'impegno è solo da elogiare. San Siro è uno stadio molto esigente ed io ne so qualcosa, ci sta che possano esserci dei fischi. Deve avere un grande equilibrio interiore, lavorare, ha le qualità e ne uscirà fuori".