Juve-Inter, Allegri sfida Spalletti: il "trasformista" contro il "secchione"

Serie A

Vanni Spinella

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Ogni stagione, l'allenatore bianconero ci riserva una sorpresa con un'intuizione geniale dopo mesi di prove e di studio. Tante Juventus diverse, finora, mentre Spalletti ha individuato subito i suoi "titolari": il "trasformista" e il "secchione"

Dovremmo esserci, stiamo per entrare in quella fase in cui Massimiliano Allegri, dopo aver valutato le risorse a disposizione e diverse disposizioni delle risorse, si fa venire il colpo di genio. Storicamente va così, la sua Juventus nei primi mesi della stagione è sempre un laboratorio in fermento, poi però si accende la scintilla, si individuano gli 11 di partenza e nella seconda fase si procede spediti.

Accadde quando, ereditando da Conte una Juventus con la difesa a 3 che si muoveva anche bendata, scelse di non stravolgere di punto in bianco quei meccanismi, lavorando su un modulo "più europeo" un po' alla volta, per permettere ai suoi di digerire pian piano il passaggio a 4 dietro. È successo di nuovo all'incirca un anno fa, quando si inventò la Juventus stellata (5 giocatori d'attacco schierati contemporaneamente) dopo l'intuizione di Mandzukic in fascia. Da quel momento in poi non abbandonò più quello schieramento, segno che, per Allegri, cambiare tanto non rappresenta uno sfizio ma una reale necessità, alla ricerca di ciò che è meglio per la squadra.

Insomma, Allegri sta studiando: solo così si possono giustificare le 21 formazioni diverse schierate tra campionato e Coppe in questa stagione. Considerando solo le ultime 3 partite di campionato: 4-2-3-1 con inserimento di Bernardeschi tra le 5 stelle (contro la Sampdoria), 3-4-3 con Douglas Costa nel tridente (con il Crotone), 4-4-1-1 con Dybala e Douglas Costa che a turno appoggiavano Higuain contro il Napoli. I moduli non sono tutto, vero, ma rappresentano degli indizi. E poi c'è la difesa: così come lì davanti, a giro, hanno trovato posto tutti, anche dietro, nelle ultime 3 gare, abbiamo visto all'opera Chiellini, Rugani, Barzagli, Benatia, Howedes, De Sciglio, Lichtsteiner, Asamoah.

Cosa dobbiamo aspettarci? Se è vero che la fase degli esperimenti solitamente si conclude sotto Natale, verrebbe da pensare che il tridente con l'inserimento in pianta stabile di Douglas Costa sia la soluzione a cui mira Allegri, ma l'ultima partita contro il Napoli ci ha dato anche un'altra chiave di lettura: il camaleontismo di Max può essere frutto della sua capacità di adattarsi all'avversario. Esisteva un solo modo per battere Sarri: Allegri l'ha disegnato sul campo.

In tutto ciò, a far la figura del secchione è Luciano Spalletti. Lui che l'undici di base l'ha individuato subito, lui che non cambia se non perché costretto da squalifiche e infortuni, lui che da una settimana guarda tutti dall'alto della classifica. Anche nel suo caso basta l'analisi delle ultime tre: 4-2-3-1 fisso, stessi uomini per Atalanta e Cagliari, poi Ranocchia, Brozovic e Joao Mario inseriti contro il Chievo per sostituire Miranda, Gagliardini (squalificati) e Vecino (infortunato). Handanovic, Skriniar e Perisic, addirittura, non hanno saltato un minuto, in campionato (con Valentino Rossi che ha provato a proporsi come vice del croato, ma senza successo). Possiamo chiamarli "titolarissimi"? A Spalletti non piacerebbe.

Sì, perché se Allegri, dopo aver incartato Sarri, si schernisce dicendo di non saperne di tattica, Spalletti ci fa sapere che gioca "sempre con 11 titolari". La sfida è già iniziata anche su questo campo, quella della velenosa ironia toscana: attenzione che quei due ci prendono in giro come vogliono.