Damiano dei Maneskin: "Daje Roma". E Licitra: "Alé Juve". X Factor continua...

Serie A

Alfredo Corallo

I Maneskin e Lorenzo Licitra sul palco della finale di X Factor 11 nel momento della proclamazione del vincitore (foto Lapresse)

Dal palco della finale di X Factor la "sfida" si sposta ai campi della Serie A: se il leader dei Maneskin è un romanista sfegatato e sogna di diventare un numero 1 come Totti, il vincitore Lorenzo Licitra risponde con la sua fede bianconera. Nigiotti tifa per il Livorno e il quarto posto di Samuel Storm è un inno alla Champions League...

 

"L'icona fluida della nuova sessualità? Ma che vor dì? Io so' tutto solido...". Damiano è un "tajo", come direbbero a Roma. Davanti ai giornalisti che si affannavano a modellarlo a loro immagine e somiglianza con le etichette più stravaganti, ricoprendolo di definizioni a effetto, la nuova stella del rock-indie-reggae italiano tornava nudo e crudo, nel suo stile, "coattizer", urlando la sua identità e svelando l'anima di un tifoso: "Siamo arrivati secondi, embè? Pure la Roma arriva sempre seconda, 'ndo sta il problema?". Il leader dei Maneskin - già disco d'oro con l'inedito "Chosen" - non ci sta al giochetto del "rosicone" e anche a Victoria - la 17enne bassista della band - non gliene può fregare de' meno: "Ha vinto Lorenzo? E stic...". Licitra è lì a fianco che se la ride, in questi due mesi è nata una bella amicizia tra i finalisti di X Factor, possono permettersi delle licenze poetiche tra loro. Certo, musicalmente sono agli antipodi, del look non ne parliamo nemmeno (niente tacchi e smalto sulle unghie per il siculo), e anche calcisticamente sono distanti, ma parecchio: via al televoto...

Io come Totti: il numero 1

La finalissima è stata la più vista nella storia del talent show e ha tenuto gli spettatori letteralmente con il fiato sospeso fino all'ultimo come quei "vecchi"  campionati che si decidevano al fotofinish, con la Juve che non aveva l'esclusiva dello scudetto e l'Inter di Ibrahimovic che faceva disperare Totti e Spalletti, quando Damiano era un lupacchiotto di 8-9 anni, "romanista come papà". E se gli ricordiamo che in questo 2017 ci sarà un'altra cosa che non dimenticherà facilmente - l'addio al calcio del capitano giallorosso, che te lo dico affà - si dice pronto a raccoglierne l'eredità: "Non sarebbe male essere il nuovo Totti d'Italia, Francesco è il numero 1". Ma subito la mano va alla tesa del suo cappellone da suburban cowboy, che tanto di moda andavano negli anni '80 (quelli di un'altra grande Roma), quasi a scusarsi, a dire: "Totti rimarrà unico, chapeau, stavo a scherzà". 

Il derby dei Maneskin

In realtà quello più dispiaciuto di non aver vinto è stato il loro "mister": Manuel Agnelli. Che si consola con l'Inter capolista e proprio con lo stesso Spalletti che nel 2007 dovette arrendersi alla doppietta di Ibra sotto il diluvio di Parma. Come sotto un altro diluvio -  qualche anno prima a Perugia - era stata la Juve a vedersi sfuggire di mano il titolo sul gong, vinto ai punti dalla Lazio. La Lazio di Thomas detto "Er Cobra" - il chitarrista dei Maneskin - che nel 2000 non era ancora nato... e che rosica (lui sì) per il derby perso a novembre ("purtroppo è annata così"). Ma Damiano non infierisce: "Che ce vuoi fa', avete scajato (avete perso ndr)".

D'altronde, al netto del derby, e in attesa di ospitare il Cagliari (la Roma, stasera) e di andare in casa dell'Atalanta (la Lazio, domani nel posticipo) sia romanisti che laziali non possono lamentarsi, sono lì a giocarsela nelle prime posizioni alle spalle di Inter, Napoli, Juventus e fuori dai confini nazionali sono andati anche oltre le previsioni (specialmente i ragazzi di Eusebio Di Francesco), chiudendo entrambi in testa i loro rispettivi gironi di Champions e Europa League. 

Licitra: in the name of... Juventus

Da seconda - invece - è passata la Juve, che in futuro potrà trarre "ispirazione" dalla performance di Lorenzo Licitra e chissà, vincerla una finale... di Champions, ma che già da Bologna (nel pomeriggio di domenica) dovrà concentrarsi per rimanere in scia e tornare a recitare la solita parte da protagonista in campionato, a caccia del settimo scudetto consecutivo. Il siciliano di Ragusa - nella squadra di Mara Maionchi, juventina doc - ci confessa di preferire il tennis al pallone, ma nelle sue corde di "tenore-pop" vibra una musica bianconera: "Non sono sportivissimo, mi incuriosisce il tennis, nonostante non conosca i segreti e i termini tecnici, però mi affascina molto lo stile e il tipo di gioco. Tifoso di calcio? Beh, a casa c'è un solo colore, il bianconero: forza Juve, forever". In the name of love, insomma, in linea con il titolo del suo, di inedito. 

Nigiotti, Allegri e James Arthur 

Nel "Mara Maionchi Football Club" militava anche il terzo classificato Enrico Nigiotti, livornese come Allegri, stessa pasta, niente filtri. Se Dybala va in panchina, James Arthur e gli inglesi se ne vanno a... sì, proprio là, Enrico ha scatenato il web con il suo fuorionda durante la finale del Forum. "Non mi ricordo di averlo mandato a quel paese" ha raccontato ieri in conferenza stampa a Milano nella sede di Sky "ma di sicuro non sono mai stato a Londra". Peccato che l'autore di "Amore è" non sia juventino, il 7 marzo poteva essere l'occasione buona per fare un salto nella capitale del Regno Unito, quando a Wembley ci sarà il ritorno degli ottavi tra Tottenham e Juventus. "A essere onesti non sono un gran tifoso - ci ha rivelato - ma ho il Livorno nel cuore e spero si possa tornare in alto, come ai tempi del 're' Igor Protti, un nome che risuonerà in eterno nella nostra città". 

Samuel, un quarto posto da Champions

Samuel Storm con James Arthur ci ha duettato e chissà che invece non volerà presto in Inghilterra, magari dalle parti di "Old Trafford", a vedere da vicino il team che ha sempre ammirato, già da bambino in Nigeria. "Non seguo moltissimo il calcio - ci ha spiegato - ma ho un debole per il Manchester Utd, sono sempre stato incantato dalla sua storia, quello stadio... Ibrahimovic, Mourinho? No, sono rimasto legato a Rooney, e andavo pazzo per Van Persie". Non per niente il suo inedito s'intintola "The Story",  e Samuel ne avrebbe una lunghissima di storia da raccontare, lunga un viaggio di mesi attraverso il deserto, dall'Africa alla Sicilia, a Catania, dove il 19enne ha vinto una borsa di studio all'Accademia "e da lì è iniziato tutto. Ho incontrato delle persone splendide che mi hanno aiutato un sacco. Senza di loro, non sarei qui oggi. Forza Catania". Storm - arruolato da Fedez - è stato il primo degli eliminati e ha chiuso al quarto posto, missione compiuta: la prossima stagione canterà anche lui l'inno della Champions League...