Milan-Lazio, le chiavi tattiche della sfida

Serie A

Alfredo Giacobbe

5 domande sulla partita delle 18, che sarà un esame molto importante sia per i rossoneri di Gattuso che per i biancocelesti di Inzaghi

 

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Come sono cambiate le due squadre rispetto alla partita di andata?

Passato un intero girone, la distanza tra il valore delle due squadre sembra essersi consolidata. La classifica ha finalmente raggiunto le ambizioni della Lazio, che già da un po’ aveva la convinzione di rappresentare la terza forza del campionato dietro Napoli e Juventus, e d’altra parte i numeri offensivi dei biancocelesti costituiscono un unicum in tutta Europa: Immobile, Luis Alberto e Milinkovic-Savic sono tre giocatori con caratteristiche molto pronunciate, diversissime tra loro, che si completano grazie ad un’intesa ormai di livello superiore.

Vincenzo Montella, in panchina nel confronto d’andata, aveva lasciato il Milan al settimo posto in classifica, dopo aver conquistato 20 punti in 14 partite. Oggi i rossoneri occupano ancora quella piazza, con una media punti nelle 7 partite disputate sotto la guida di Gennaro Gattuso appena superiore: 1,57 punti a partita di media, contro gli 1,43 della gestione tecnica precedente.

Il Milan soffre ancora le transizioni negative (determinanti nella partita d’andata) e la sconfitta incassata a San Siro lo scorso 23 dicembre per mano dell’Atalanta lo testimonia. Se i rossoneri perdono palla nelle zone alte, e gli avversari attaccano gli spazi alle spalle dei laterali bassi di difesa, per i centrali difensivi rossoneri iniziano i problemi e si ritrovano costretti a correre all’indietro e a temporeggiare per attendere rinforzi. È probabilmente la maggiore velocità di base il motivo per il quale Gattuso ha scelto di impiegare Romagnoli più spesso di Musacchio, da quando il Milan è tornato alla linea difensiva a quattro.

Contro l’Atalanta Calabria sbaglia i tempi del pressing offensivo, Ilicic, servito da Gomez, lo attacca alle spalle.

 

Che partita dobbiamo aspettarci?

Con tutta probabilità, l’atteggiamento della Lazio determinerà il contesto tattico della partita. Il Milan si ritroverà a gestire il pallone tanto quanto la Lazio vorrà, e non è detto che questa circostanza risulti penalizzante per i rossoneri. Il Milan è una squadra costruita per palleggiare: nell’undici iniziale di Gattuso forse solo Kessie e il laterale di destra, scelto di volta in volta tra Calabria e Abate, possono essere definiti dei “portatori”, mentre tutti gli altri sono veri e propri “ball players”. L’effetto cumulativo è una squadra con il quarto possesso palla medio del campionato (55%) ed il quinto volume di gioco per numero di passaggi giocati (510 a partita di media).

La Lazio dà l’idea di essere una squadra molto più diretta del Milan, come potrebbe suggerire anche il dato sul possesso palla medio (50%, decimo del campionato). In realtà il volume di gioco della squadra di Simone Inzaghi è del tutto simile a quello del Milan. La Lazio è capace di mescolare approcci differenti, può controllare le partire anche senza il diretto controllo della palla. Risale il campo sia attraverso il fraseggio, sia appoggiandosi al lavoro della punta che si muove in profondità; oppure, come extrema ratio, i difensori sotto pressione possono alzare il pallone verso la testa o il petto di Milinkovic-Savic. Contro l’Udinese, ad esempio, fino al gol dell’1-0, la Lazio ha cercato di fare partita, appoggiandosi a Felipe Anderson, che ha giocato principalmente di sponda, e avvantaggiandosi della superiorità numerica generate dall’abbassamento di Nani sulla linea delle mezze ali. Dopo il gol, la Lazio ha lasciato il controllo della palla agli avversari ed ha agito per lo più di rimessa.

 

Che strategia difensiva dovrà scegliere Gattuso per difendere la fluidità di movimenti di Milinkovic-Savic e Luis Alberto?

Al Milan servirà unità d’intenti e chiarezza nei compiti da parte di tutti gli undici in campo. La capacità di Luis Alberto e di Milinkovic-Savic di farsi trovare liberi tra le linee è notevole, e la loro abilità tecnica nello stretto è straordinaria. Ma, al di là di questi elementi, visibili a tutti, la forza della Lazio sta soprattutto nell’abilità degli altri componenti di assecondare l’intuito dei propri giocatori migliori. Lulic è a suo agio, non solo nell’attaccare con la corsa lo spazio in fascia, ma anche nell’entrare all’interno del campo per dialogare con i compagni, ruotando la propria posizione con quella di Milinkovic-Savic. Parolo sa far perdere le proprie tracce al diretto marcatore, per poi comparire in area di rigore, entrando dal lato debole quando Luis Alberto abbandona la posizione centrale per avvicinarsi in zona palla.

I laterali del Milan dovranno quindi avere le idee chiare sui tempi d’uscita sull’esterno opposto, e sapere esattamente fin dove seguire il proprio uomo quando entra all’interno del campo. I centrali difensivi dovranno assorbire i tagli della punta o della mezzala. I centrocampisti dovranno guardarsi sempre alle spalle per non farsi attirare dal pallone e lasciare così spazio per la mezzala avversaria alle proprie spalle.

La capacità unica di Milinkovic-Savic di proteggere palla spalle alla porta immaginando giocate.

 

Qual è l’aspetto che è riuscito davvero a migliorare Gattuso nel Milan?

Gattuso non ha cambiato il volto del Milan, nel bene o nel male. Sarebbe stato difficile per chiunque farlo in un così breve lasso di tempo e in corso di stagione. Premesso ciò, qualche elemento di discontinuità gli va comunque riconosciuto. Ad esempio il Milan lavora meglio di prima nell’intercettare palloni sulle linee di passaggio avversarie, e allo stesso tempo è diminuito il numero di interventi in tackle scivolato. Questo può essere dovuto ad una maggiore brillantezza atletica dei rossoneri, proprio a causa del diverso lavoro in allenamento impostato da Gattuso e dai suoi collaboratori.

 

Nelle ultime giornate, poi, il Milan ha alzato il baricentro medio della sua azione, spende più tempo nella metà campo avversaria e ci arriva con maggiore facilità. Ciò è dovuto principalmente ad una migliore intesa tra Kessie e Suso, da un lato, e tra Bonaventura e Calhanoglu, dall’altro. Un’intesa cresciuta naturalmente partita dopo partita, che ora permette al Milan di entrare con continuità nell’ultimo terzo di campo, sia liberando un uomo tra le linee pronto a ricevere il pallone tra i piedi, sia con una conduzione palla al piede.

 

Infine, Gattuso sembra aver recuperato Nikola Kalinic, forse l’uomo apparso più in difficoltà tra quelli arrivati la scorsa estate. Kalinic offre al Milan una soluzione in più, ovvero la possibilità di attaccare la trequarti avversaria tramite un lancio lungo e la riconquista della seconda palla. D’altra parte le caratteristiche di Kalinic avevano reso la Fiorentina una squadra particolare ma anche tremendamente efficace, con un possesso palleggiato giocato a ridosso dell’area avversaria, una zona che però attaccava con una verticalizzazione veloce verso l’attaccante croato.

 

Quali saranno i duelli individuali chiave della partita?

 

Se Milan e Lazio dovessero confermare le formazioni delle ultime uscite, i biancocelesti sistemati secondo il 3-5-1-1 avrebbero la superiorità numerica in zona centrale, grazie al rombo che ha in Lucas Leiva il vertice basso e in Luis Alberto quello alto. La Lazio potrebbe perdere l’attacco della profondità, se dovesse schierare Felipe Anderson al posto dell’infortunato Immobile, ma in questo caso la fase di palleggio nello stretto potrebbe ulteriormente migliorare. Il Milan dovrà decidere se aspettare la Lazio, coprendo il centro e restando bassi, o provare ad aggredirla. Ai rossoneri, dati i presupposti tattici appena descritti, potrebbe convenire l’adozione di una pressione alta, con i 3 attaccanti pronti ad ostacolare i centrali avversari in parità numerica, e con l’ex Biglia a sdoppiarsi in un doppio lavoro, di marcatura su Leiva durante l’impostazione bassa laziale e di copertura degli spazi durante le fasi di difesa statica.

 

Il Milan al contrario con il 4-3-3 avrebbe superiorità numerica sulle fasce, che potrebbe provare a sfruttare soprattutto a destra, dove l’ampiezza fornita da Calabria e i movimenti di Kessie devono essere tesi a liberare Suso quantomeno dal raddoppio di marcatura verso l’interno del campo. Se la Lazio dovesse decidere di restare bassa e lasciare l’iniziativa ai rossoneri, il Milan dovrebbe affidarsi ad un possesso palla veloce e preciso, seppur per vie orizzontali, per aprire la scatola biancoceleste e trovare infine l’uomo tra le line. Bonaventura e Kessie dovranno alternarsi con Calhanoglu e Suso nei movimenti interno-esterno per giungere alle spalle della linea di pressione in secondo momento, piuttosto che occupare quegli spazi in maniera statica.