Juve-Napoli, ma non solo: breve storia delle partite-scudetto

Serie A

Vanni Spinella

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Sono le partite che possono indirizzare uno scudetto, attesissime e destinate a trovare un posto nella storia. Dal gol di Zaza al cambio Totti-Nakata, da Muntari a Ronaldo. Aspettando di scrivere il prossimo capitolo  

Partite in grado di far cambiare direzione a uno scudetto, di far svoltare un campionato, di rimettere in discussione, all’improvviso, le certezze accumulate nelle giornate precedenti. Ecco cosa sono le partite-scudetto. Ne abbiamo vissute tante nelle passate stagioni, ci apprestiamo a viverne un’altra con il piacere di chi si gusta un campionato ancora vivo. Nell’attesa, possiamo ripassare un po’ di storia.

Altri duelli Juve-Napoli da scudetto

Lo storia – quella delle partite-scudetto – si era fermata proprio a un Juventus-Napoli, quello che ha trovato il suo posto nel grande romanzo del calcio italiano grazie al “gol di Zaza”. Era il 13 febbraio 2016, il giorno prima di San Valentino lo scontro al vertice nell’anticipo della 25a giornata. Niente coccole, però, tra Napoli e Juventus, rivali separate in classifica da due punti appena. Sì, esatto: Napoli e Juventus, in quest’ordine. Perché la grande differenza rispetto alla sfida attuale sta nelle gerarchie con cui ci si arrivò allora. Sarri e i suoi avevano l’occasione di allungare a +5 e, quasi al termine di un duello che non ne voleva sapere di sbloccarsi, diedero l’impressione di accontentarsi di tenere la distanza invariata. Anche le mosse di Allegri sembravano dettate dallo stesso sentimento (fuori Dybala a 4’ dalla fine), quando ecco che il sinistro di Zaza arrivò come il classico fulmine a ciel sereno, al minuto 88. Nel giro di pochi istanti cambia tutto, si ribaltano la classifica e la storia. Bianconeri in vetta, che non abbandoneranno più, allungando già due settimane dopo, perché il ko nello scontro diretto, e in quella maniera, è stato una batosta da cui il Napoli fatica a riprendersi.

Sempre loro due, anche se in maniera meno spettacolare, erano state protagoniste della partita-scudetto del campionato 2012-2013, quando alla 27a giornata, il 1° marzo 2013, Conte e Mazzarri si incrociano separati da 6 punti in classifica. Il primo ha la possibilità di scavare un solco e andare in fuga, il secondo di tornare in scia: Napoli-Juventus finisce 1-1 (Inler replica al vantaggio di Chiellini) e la Juventus mantiene il +6. Anche in questo caso, l’occasione persa ha un’immediata ripercussione psicologica sul Napoli, che la settimana successiva crolla sul campo del Chievo (2-0) con Cavani che sbaglia un calcio di rigore. Nel frattempo Giaccherini, gol al 91° contro il Catania (sono segnali anche questi, per chi li sa e li vuole leggere), porta i bianconeri a +9 e lo scudetto in direzione Torino, calcolando che lo scontro diretto dell’andata premia la Juve e quindi il Napoli ne dovrebbe rimontare 10.

Partite-scudetto tra episodi e polemiche

Esistono poi le partite-scudetto che si porteranno per sempre appiccicata addosso l’etichetta dell’episodio che le ha contraddistinte: “il gol di Muntari”, “lo scontro Iuliano-Ronaldo”“er go' de Turone”. Non è necessario essere storici del calcio per averne sentito parlare. La mattina del 26 febbraio 2012 bastava entrare in un bar a fare colazione, all’indomani del clamoroso svarione arbitrale che “vide” la mancata assegnazione di un gol-fantasma al centrocampista rossonero, con la palla che aveva varcato la linea bianca prima dell’intervento di Buffon. Per giorni non si parla d’altro, tutti a vivisezionare il frame incriminato sugli smartphone (Var portatile, in assenza di Var, per ogni tifoso), Galliani per primo. I tifosi bianconeri replicano rivendicando un gol annullato a Matri per fuorigioco, la sostanza è che Milan-Juventus finisce 1-1, i rossoneri mantengono il +1 in classifica e si vedranno sorpassare il 7 aprile, sconfitti dalla Fiorentina. Il treno-Juve non fa più fermate, il Milan cade ancora alla penultima giornata, nel derby (4-2), con l’Inter che di fatto consegna il titolo alla Juventus.

Compie 20 anni esatti proprio in questi giorni, invece, l’altra polemica che ha segnato la storia, quella dello scontro tra Iuliano e Ronaldo nel giorno dello scontro tra Juventus e Inter. Fu ostruzione di Iuliano? O sfondamento di Ronaldo? Ancora oggi se ne discute, ognuno resta fermo sulla propria posizione: all’epoca, il pomeriggio di quel 26 aprile 1998, l’arbitro Ceccarini lasciò correre, la Juve ribaltò l’azione in un lampo e, nell’area interista, guadagnò un rigore per fallo di West su Del Piero (che poi lo sbagliò), il sempre pacato Simoni entrò in campo per protestare, tutta l’Inter accerchiò l’arbitro. L’1-0 finale (gol di Del Piero segnato prima del “fattaccio”), permise ai bianconeri di allungare in classifica portandosi a +4 con tre giornate da giocare, ma soprattutto disinnescò la possibilità da parte dell’Inter di Ronaldo di operare il sorpasso.

Legato al nome di Maurizio Turone, invece, lo scontro al vertice del 10 maggio 1981. Terz’ultima giornata, al Comunale di Torino va in scena una partita brutta, maschia: poco spettacolo e tanti falli. Juve (39 punti) e Roma (38) si giocano lo scudetto e i giallorossi, che devono vincere ad ogni costo per tentare il sorpasso, sono in superiorità numerica per l’espulsione di Furino. A 18’ dalla fine l’episodio incriminato: lancio di Bruno Conti per Pruzzo, che a centroarea anticipa Prandelli e di testa tocca in avanti per Turone, professione difensore poco avvezzo ai gol. La sua conclusione di testa finisce in rete, l’arbitro Bergamo convalida, ma il guardalinee Sancini alza la bandierina. Fuorigioco e gol annullato, inizio di una polemica infinita, dato che lo 0-0 finale consente alla Juve di mantenere il suo vantaggio in classifica e di vincere lo scudetto.

Altri Juve-Roma negli Anni Ottanta

Dopo Turone, Juventus-Roma negli Anni Ottanta fu partita-scudetto in altre occasioni. Stagione 82/83, alla 22a giornata la Roma di Liedholm ha 5 punti di vantaggio sulla Juventus, perde (1-2) lo scontro diretto all’Olimpico ma vincerà ugualmente lo scudetto. L’anno dopo, 83/84, i bianconeri sono a +3 a 5 giornate dalla fine. A Roma termina 0-0 (anche all’andata era stato pareggio, 1-1), la Juventus chiuderà a +2. Campionato 85/86, Roma-Juventus alla 25a giornata può riaprire il campionato perché i bianconeri hanno 5 punti di vantaggio in classifica che dopo il 3-0 giallorosso diventano 3. Nelle giornate successive la Roma riesce anche a raggiungere in testa i rivali, salvo poi gettare al vento il titolo perdendo in casa contro un Lecce già retrocesso, alla penultima.

Nakata-Montella, pareggio che sa di vittoria

Esiste poi un caso storico, sempre legato a Juve-Roma, in cui non perdere significò praticamente vincere. 6 maggio 2001, la Roma di Capello si presenta nella tana della Juventus forte del +6 sui bianconeri. Mancano 6 giornate alla fine del campionato, ma dopo appena 6 minuti la Juve ha dimezzato lo svantaggio in classifica. Del Piero-Zidane, 2-0 che stenderebbe chiunque, ma nella ripresa Capello azzecca ogni mossa pescando dalla panchina gli uomini della provvidenza. All’intervallo inserisce Montella per Delvecchio, al 60’ cambia Totti e manda in campo Nakata. A 10’ dalla fine proprio il giapponese riaccende le speranze romaniste con un gran tiro dalla distanza, poi all’ultimo minuto ci riprova e Montella si avventa come un falco sul pallone non trattenuto da van der Sar. Con il 2-2, accolto come una vittoria, la Roma preserva il vantaggio in classifica; ne approfitta la Lazio, che scavalca i bianconeri e si porta seconda a -5, salvo poi riscivolare indietro alla terz’ultima giornata. La Roma vince il titolo all’ultima giornata (contro il Parma), precedendo di 2 punti la Juventus, dopo essersi quasi cacciata nei guai con il 2-2 alla penultima giornata contro un Napoli quasi retrocesso.

La rovesciata-assist di Del Piero

Storia simile, un +6 di vantaggio preservato con un pareggio, nel 1997, ma lì mancavano appena 3 giornate alla fine del campionato e l’1-1 tra Juventus e Parma significava praticamente la fine della corsa per i gialloblu di Ancelotti. Cinque giorni dopo, il 23 maggio, alla Juventus bastò un altro 1-1, questa volta sul campo dell’Atalanta (vantaggio dell’atalantino Inzaghi, pari di Iuliano), per cucirsi lo scudetto sul petto.

Altra storia quella di Milan-Juventus dell'8 maggio 2005, quando le due contendenti arrivarono appaiate allo scontro diretto di San Siro, a 4 giornate dalla fine. La decise un colpo di testa di Trezeguet in anticipo su Dida, con spettacolare assist di Del Piero in rovesciata. Praticamente una partita-scudetto, che non assegnò il titolo solo aritmeticamente, perché con quella vittoria in trasferta la Juve sancì la propria supremazia e i rossoneri si sciolsero, infilando 3 pareggi nelle ultime 3 contro Lecce, Palermo e Udinese.

La sconfitta indolore dell'Inter di Mou

Per dire di come a una partita-scudetto persa si possa comunque rimediare c'è poi il caso dell'Inter nella stagione del Triplete, quando la sconfitta con la Roma viene “sanata” dal suicidio giallorosso che restituisce la vetta a Mourinho e ai suoi. Il film del campionato 2009/2010 è un thriller: la Roma di Ranieri insegue l’Inter di Mou, i due si stuzzicano di continuo e il 27 marzo 2010 Roma-Inter ha il sapore della partita-scudetto perché le due squadre sono separate da 4 punti (Inter in testa). Vincono i giallorossi, 2-1, si portano a -1, due settimane più tardi operano anche il sorpasso approfittando del 2-2 tra Fiorentina e Inter. Alla 34a giornata le due rivali superano l’ostacolo più grande, vincendo entrambe contro i rispettivi fantasmi (la Roma vince il derby in rimonta, l’Inter batte 2-0 la Juventus), e quando a 4 giornate dalla fine il peggio sembra passato per Ranieri e i suoi gladiatori, arriva la doppia zampata di Pazzini all’Olimpico che rimonta il vantaggio iniziale di Totti. Roma-Samp 1-2, è il 25 aprile 2010 e l’Inter che il giorno prima ha battuto l’Atalanta torna in testa, difendendo fino all’ultima giornata (Siena-Inter 0-1, Milito) i due punti di vantaggio.

Un derby che vale doppio

L’anno dopo gli eroi del Triplete sono più o meno gli stessi, ma è cambiato il loro condottiero. Dopo la parentesi Benitez è stato scelto Leonardo, il destino sceglie tutto il resto: ovvero che la partita scudetto sia proprio Milan-Inter, giocata il 2 aprile 2011, a 8 giornate dalla fine, con i rossoneri avanti in classifica (+2). L’Inter vincendo andrebbe in testa, Pato dopo appena 1’ la indirizza in modo differente. Finisce 3-0 (ancora Pato e Cassano su rigore al 90°), stavolta la sconfitta per l'Inter è insanabile: tripudio rossonero e +5 che vale un pezzetto di quel primo scudetto di Allegri.

Il bel 5 maggio della Samp

Ancora Inter protagonista, ma a inizio Anni Novanta. Prima di "quel" 5 maggio (2002), c’è stato un altro 5 maggio: meno epico nello svolgimento dei fatti, meno impresso nella memoria collettiva, ma comunque doloroso per i cuori nerazzurri. Bisogna tornare al 1991, stagione del trionfo della Sampdoria, che a 4 giornate dal termine, il 5 maggio appunto, si trova con 3 punti di vantaggio sull’Inter. Nell’era dei 2 punti a vittoria, i blucerchiati espugnano San Siro con un 2-0 (Dossena, Vialli) che consente l’allungo a +5 sull’Inter, +4 sul Milan che ne ha approfittato per sorpassare i cugini. La Sampdoria festeggerà lo scudetto due giornate dopo, precedendo le milanesi appaiate.

Partite-scudetto che consegnano lo scudetto

E poi ci sono quelle partite-scudetto che lo scudetto non l’hanno solo indirizzato, ma l’hanno deciso proprio. Milan-Roma 1-0 (gol di Shevchenko dopo 2’) del 2 maggio 2004: rossoneri che volano a +9 sui giallorossi con 2 giornate da giocare, e scudetto festeggiato aritmeticamente a San Siro. Oppure Juventus-Parma 4-0 del 21 maggio 1995: mancano 3 giornate al termine, i bianconeri sono già avanti di 7 punti e un pari sarebbe sufficiente a fare festa; finisce in trionfo con la doppietta di Ravanelli e i gol di Deschamps e Vialli. Ma anche Inter-Napoli 2-1 del 28 maggio 1989: a 5 giornate dalla fine, i 7 punti di vantaggio dei nerazzurri sul Napoli di Maradona sono già una voragine, e quando diventano 9 al termine dello scontro diretto (vantaggio di Careca, autorete di Fusi e punizione di Matthaeus che ribaltano il risultato) l’Inter del Trap può festeggiare lo scudetto dei record con 4 giornate d’anticipo.

30 anni da quel Napoli-Milan

Compie 30 anni a breve, infine, un altro pezzetto di storia del nostro campionato, quel Napoli-Milan 2-3 datato 1° maggio 1988 che segnò l’inizio della saga rossonera. Quando mancano 3 giornate alla fine del campionato, il Napoli trascinato da Maradona ha un punto di vantaggio sul Milan di Sacchi, da poco atterrato sul nostro pianeta con l’intento di rivoluzionarlo. Inutile dire che la partita valga più del proverbiale “mezzo scudetto”: vince il Milan, al San Paolo (doppietta di Virdis e Van Basten; Maradona e Careca per gli azzurri), e passa in testa. Nelle due giornate successive il Napoli crolla (perde contro Fiorentina e Sampdoria) e non approfitta dei mezzi passi falsi del Milan, che invece pareggia contro Juventus e Como.

Adesso siamo pronti a scrivere un altro capitolo: a Juventus e Napoli il merito di aver duellato fino ad oggi rendendo appassionante la corsa e incerto il verdetto. Comunque vada, questa partita ha già il suo posto nella storia.