Marani: "Sarri visionario della cooperativa Napoli. Juve al risparmio, non ci ha mai creduto"

Serie A

Matteo Marani

Sarri, Koulibaly ed Allegri: impossibile prescindere da questa tre immagini dopo Juve-Napoli. Dal coraggio dell'allenatore degli azzurri, al gol dell'insospettabile, fino ad una Juventus schiacciata e senza gioco proprio nella partita più importante del campionato

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Sarri è stato il grande protagonista di Juventus-Napoli, molto della vittoria azzurra porta la firma del suo allenatore. Sei anni fa Sarri veniva esonerato dal Sorrento: sei anni dopo ha la concreta possibilità di scrivere una delle pagine più grandi nella storia del calcio italiano. Poi c’è il gol di Koulibaly, che riassume tante cose: la forza fisica del Napoli, una squadra che a pochi minuti della fine è riuscita a fare una giocata incredibile. Da un giocatore insospettabile, che fino a qualche anno fa nessuno avrebbe pensato facesse questo tipo di sviluppo. La terza immagine, quella che non ti aspetti, è invece legata alla Juventus, soprattutto a come la squadra arretra, spaventata, di fronte al Napoli. La domanda è: perché la Juve ha affrontato la partita decisiva del campionato rinunciando completamente a giocare? Colpa della condizione fisica precaria che è arrivato dopo lo shock dell’uscita dalla Champions? In sei anni di dominio bianconero non ricordo una Juventus così remissiva, schiacciata. Sicuramente mai allo Juventus Stadium. Il dominio del Napoli non si è toccato fino a che c’è stato il gol, però il Napoli è stata la squadra mandata in campo per vincere e che lo ha fatto con merito. Il Napoli ha voluto vincere.

Il visionario Sarri può fare un’impresa che appartiene a un altro calcio

Maurizio Sarri è un visionario. Uno che porta avanti la sua idea di gioco contro tutto e tutti, a dispetto di ogni cosa facendo anche scelte criticabili e discutibili (relativo al poco turnover anche se un po’ l’ha fatto nelle ultime settimane). Lo guardavo pochi minuti prima del gol di Koulibaly: la tensione, la concentrazione e la spinta emotiva che dava in panchina era altissima. Mentre in Allegri vedevo preoccupazione ed il desiderio che si consumassero minuti per arrivare alla fine. Oggi Sarri ha la possibilità di fare un’impresa (teorica) di un calcio di un altro tempo, sono 30 anni che non vediamo una squadra di 13 elementi giocare per il campionato. Comunque vada a finire, ci sono 13 giocatori che stanno andando contro una corazzata che ha il doppio del fatturato, un’abitudine a vincere incredibile. Credo che in questo momento la piazza di Napoli, la città insieme alla squadra, abbiano stretto un sodalizio fortissimo. I tifosi ci hanno creduto anche quando nessuno ci avrebbe pensato, ad una cosa del genere…hanno spinto loro la palla dentro la porta contro il Chievo. Questo Napoli è una storia che appartiene ad un altro calcio, anche se non dovesse arrivare fino in fondo, è un’impresa che un po’ mi ricorda quella del Leicester. La storia del Napoli è bella perché è fondata sul coraggio di puntare sulla qualità del gioco che è di pochi.

La cooperativa Napoli e la fiducia di tutti

Quello che mi convince del Napoli è che è veramente un gruppo completo, totale, una sorta di cooperativa, in cui tutti sono protagonisti, non c’è un trascinatore, ha sempre giocato in maniera corale. Infatti nelle ultime partite non hanno segnato i primi protagonisti, quelli di prima fascia, ma “gli altri”. Questo significa che all’interno dello spogliatoio c’è fiducia, ed è condivisa da tutto il gruppo, nessuno escluso.

Juve al risparmio, non ci ha mai creduto

La Juventus non mi è piaciuta perché non ci ha creduto, ha giocato al risparmio nella partita più importante. L’unica preoccupazione di ieri sera era quella di limitare i danni, chiudere. E’ stato sbagliato proprio l’atteggiamento mentale e se la Juve dovesse subire il sorpasso del Napoli e non vincere lo scudetto, questa partita peserà moltissimo e credo che a quel punto si dovrà ragionare sul “ciclo Juventus”: quando prendi una batosta del genere non può più essere uguale a prima.