Serie A, le 8 cose da seguire della 36^ giornata

Serie A

Francesco Lisanti e Angelo Andrea Pisani

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Il ritorno a Napoli di Walter Mazzarri, la Juventus contro il Bologna, le sfide salvezza e quella per la lotta Champions. Questo e molto altro da seguire nella prossima giornata di Serie A

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Il ritorno di Mazzarri a Napoli 

Le ultime due settimane sono state molto concitate, in casa Napoli. Dall’euforia per la vittoria di Torino al tracollo di Firenze, passando per i saliscendi di Inter-Juventus, una partita che doveva consegnare agli azzurri il mach point, ma che ha finito per lanciar loro un anatema. Più di complottismi ed errori arbitrali, ha parlato il campo: dopo l’incredibile rimonta della Juve i napoletani sono arrivati a Firenze sulle gambe e senza la testa giusta, subendo un 3 a 0 che non può non lasciare strascichi.

I quattro punti a tre giornate dalla fine suonano come una condanna, per i partenopei, che mai come in questi giorni hanno iniziato a mettere in questione la forza della loro squadra e le scelte di chi la allena. In questo momento di sconforto e revisionismo, il ritorno di Mazzarri a Napoli rischia di avere la forza di un caterpillar. Il tecnico granata, accolito di un gioco reattivo, aggressivo e verticale, basato sullo sfruttamento di duelli individuali, è quasi una nemesi del tecnico napoletano, al punto da inserirsi alla perfezione nella dicotomia Juve-Napoli, che poi è quella tra Allegri e Sarri.

Lo scontro tra individualità e coralità, o utilitarismo e principi, è semplicistico e fondamentalmente scorretto. Lo è nei confronti della Juve (che ha un gioco anche e soprattutto di squadra, coi suoi principi) e lo è nei confronti Napoli (che a sua volta sfrutta le qualità dei suoi giocatori migliori, e cerca di coniugare i risultati al proprio gioco). Lo stesso discorso può farsi per il Torino.

In questi mesi l’esperienza di Mazzarri sulla panchina granata ha vissuto di luci e ombre. Lo scorso marzo, nel momento più buio della sua gestione (quattro sconfitte consecutive con Juve, Verona, Roma e Fiorentina) il tecnico ha deciso di affrontare il Cagliari tornando alla sua coperta di Linus, il 3-5-2. Nel secondo tempo della Cagliari Arena l’ingresso di Ljajić (inserito dietro alle due punte, per un 3-4-1-2) ha stravolto la partita e il momento del Torino: in mezz’ora i granata segnano 4 gol ai cagliaritani, e con lo stesso modulo battono 4 a 1 il Crotone e 1 a 0 l’Inter.

Il nuovo assetto sembra aver dato nuove certezze alla squadra di Mazzarri, semplificando la fase di non possesso (soprattutto nella copertura in ampiezza) e dando maggior copertura nelle situazioni di pressione (portate solo nella propria metà campo). Nonostante sia sulla trequarti, Ljajić è il vero metronomo del gioco: il serbo ha libertà per ricevere su tutto il fronte offensivo, dove può decidere se rallentare (permettendo la salita dei due esterni), combinare con Iago o velocizzare il gioco in profondità per Belotti.

Ljajic appoggia sull'esterno e si butta sull'halfspace di sinistra, nello spazio liberato dai due compagni di reparto.

Gli ultimi risultati (pareggio col Milan, sconfitte con Atalanta e Lazio) non devono ingannare: la squadra di Mazzarri è tornata solida e cinica come lo era stata nelle sue prime settimane a Torino, sulla carta la nemesi perfetta di un Napoli che si preannuncia stanco e deluso.

Chievo-Crotone: un incrocio ad alta tensione

Le traiettorie di Chievo e Crotone si incroceranno al termine di una settimana vissuta con stati d’animo opposti. Il Crotone ha vinto un altro scontro diretto, recuperando una situazione di classifica disperata, e Zenga è finalmente entrato nel cuore dei tifosi. Il Chievo invece ha perso la seconda partita consecutiva, la terza nelle ultime cinque, in un girone di ritorno in cui è riuscito a vincere soltanto due volte. Dopo quasi quattro stagioni alla guida dei veronesi, Maran è stato esonerato.

«È stata una decisione molto dolorosa», ha commentato il presidente Campedelli durante la presentazione del nuovo allenatore, Lorenzo D’Anna, «ma ci siamo imborghesiti, è mancata cattiveria». Negli ultimi anni, D’Anna è stato l’allenatore della squadra Primavera che ha ottenuto ottimi risultati segnalandosi come una delle migliori selezioni giovanili della nazione. Ha subito fatto eco alle parole di Campedelli: «Questo serve più di tutto: essere brutti, sporchi e cattivi. Ma vincenti».

Dopo lo scontro diretto, le traiettorie delle due squadre si divideranno nuovamente, perché il Chievo andrà ad affrontare Bologna e Benevento con la prospettiva di portare comodamente a casa dei punti, mentre il Crotone dovrà reggere l’urto di Lazio e Napoli, con il rischio di rimanere a secco di punti da qui alla fine del campionato.

Zenga ha reinventato così il Crotone: il gioco si concentra sulla catena di sinistra, la più tecnica, e si sposta successivamente a destra per raccogliere i movimenti interni e le sponde di Trotta e Simy. Immagine via Wyscout.

Per questo motivo, la società ha battuto ogni mezzo per avvicinare i tifosi alla squadra, affiancando le imprese della promozione di due anni fa e della salvezza dell’anno passato attraverso l’hashtag di irraggiungibile brillantezza #RoadToChiev. Con lo stesso obiettivo, il Chievo venderà i biglietti al costo simbolico di 1€, sperando che basti a riempire lo stadio nella partita più importante dell’anno.

Sarà una partita accesa e non necessariamente divertente, soprattutto se la retorica del “brutti, sporchi e cattivi” alla lunga dovesse prevalere sulle rispettive proposte di gioco. Sarà interessante monitorare la disposizione dell’attacco del Chievo, perché D’Anna ha sempre schierato la Primavera con due ali e un centravanti, e per cambiare l’aspetto del Chievo potrebbe adattare due esterni atipici come Birsa e Giaccherini alle spalle del solo Inglese.

Entrambi avrebbero la possibilità di giocare a piede invertito e cercare di convergere verso l’interno, dando al Chievo un’ulteriore opzione offensiva che è mancata in questo disastroso girone di ritorno.

L’inerzia di Lazio-Atalanta è tra le mani degli attaccanti di riserva

La sfida di andata tra Atalanta e Lazio ci aveva regalato una delle partite più spettacolari di questo campionato, un emozionante 3-3 illuminato dalle giocate individuali di Gómez, Ilicic, Luis Alberto e Milinkovic-Savic, all’interno di un contesto di gioco fortemente influenzato dalla marcata identità tattica trasmessa dai due allenatori.

Con le stesse premesse, Lazio e Atalanta si affronteranno domenica per ritagliarsi il proprio angolo d’Europa: con una vittoria, la Lazio sarebbe ormai vicinissima alla matematica qualificazione in Champions, mentre l’Atalanta, proiettata all’Europa League, conserverebbe almeno un punto di vantaggio sul Milan in vista dello scontro diretto.

Come nella gara di andata non sarà disponibile Ciro Immobile, allora per la testata a Burdisso, questa volta per un infortunio muscolare che potrebbe averne segnato la fine della stagione. Sarà l’assenza più pesante della partita, ma non sarà l’unica: Inzaghi dovrà fare a meno anche di Bastos, Radu e Parolo, Gasperini di Caldara, Spinazzola e Petagna.

Né Lazio né Atalanta hanno nella profondità della rosa uno dei punti di forza, ma tra i numerosi meriti di Gasperini e Inzaghi va iscritta la capacità di integrare le riserve nei meccanismi collettivi e di metterli in grado di adeguarsi al livello dei titolari quando necessario. Gosens e Barrow, in particolare, hanno iniettato nuove preziose energie in una squadra che ha bisogno di sovrastare gli avversari sul piano dell’intensità. Contro la difesa della Lazio, rimaneggiata e generalmente inaffidabile nei duelli individuali, la velocità di Barrow potrebbe ancora fare la differenza.

Anche in assenza di Immobile, Inzaghi si concederà ancora il lusso di lasciare Felipe Anderson in panchina per inserirlo a partita in corso. Davanti a Luis Alberto si sistemerà Caicedo, che già nella partita di andata giocò la sua classica partita poco appariscente ma molto utile, sfruttando soprattutto la qualità nella protezione della palla e nel gioco di sponda.

Quando la Lazio attacca in velocità le letture per i difensori dell’Atalanta si fanno complicatissime. Con un movimento spalle alla porta, Caicedo serve l’assist a Luis Alberto.

Abbassandosi tra le linee Caicedo aveva messo in crisi le frequenti uscite in avanti dei difensori atalantini, liberando spazi per gli scambi rapidi di Milinkovic-Savic e Luis Alberto, un tema tattico che potrebbe tornare d’attualità. Gli infortuni hanno escluso Petagna e Immobile dalla partita, ma le loro riserve sono pronte a dimostrarsi altrettanto decisive (Barrow, per dire, è il più giovane giocatore della Serie A ad aver messo insieme almeno 2 gol e 2 assist).

Cagliari-Roma e Udinese-Inter: lotta salvezza vs lotta champions

Come ha spesso sottolineato Sarri, giocare in anticipo rispetto alle dirette concorrenti può rappresentare un consistente vantaggio emotivo, se queste ultime dovessero farsi schiacciare dalla responsabilità di rispondere con un’altra vittoria.

È un assunto comunque difficile da stabilire con esattezza: l’Inter potrebbe sfruttare questa congiunzione in caso di vittoria, così come pagarla in caso di sconfitta, risultato che metterebbe Roma e Lazio nelle condizioni di vincere e guadagnare la qualificazione matematica in Champions League con due giornate di anticipo. Al momento l’algoritmo di FiveThirtyEight assegna ai nerazzurri il 20% di possibilità di rientrare nei primi quattro posti, contro il 93% per la Roma e l’87% per la Lazio.

Spalletti dovrà uscire da questo momento proibitivo con Santon e Borja Valero, proprio i due cambi incriminati che avrebbero in qualche modo inclinato l’ultima partita sul piano della Juventus. Le squalifiche di Vecino e D’Ambrosio non lasciano altra scelta, a meno di riesumare Dalbert per la fascia sinistra e reinventare il centrocampo, ad esempio con il rombo intravisto contro la Juventus dopo l’inferiorità numerica.

Paradossalmente, l’Inter occupa meglio i canali di centrocampo dopo l’espulsione di Vecino.

Un’eventuale vittoria dell’Udinese aumenterebbe però l’urgenza del Cagliari di sbloccare la preoccupante situazione di classifica, resa ulteriormente complicata dai prossimi impegni in calendario contro Fiorentina e Atalanta. Con tre sconfitte, il Cagliari si ritroverebbe con ogni probabilità retrocesso. Le ultime uscite sono state sconfortanti, sia per la fragilità del 5-3-2 che per il misero stato di forma dei suoi giocatori principali, Barella, Faragò e Pavoletti.

Il direttore sportivo Carli, che solo un anno fa sperimentava l’amarezza della retrocessione con l’Empoli, ha detto che «dovranno andare in campo undici pazzi convinti di fare qualcosa di straordinario», ampliando il vasto filone di “appelli un po’ disperati lanciati a un passo dalla Serie B”. López non dovrebbe cambiare modulo né interpreti, ma potrebbe optare per un atteggiamento meno prudente e poi confidare in un aiuto dell’Inter, che a sua volta confiderà in un aiuto del Cagliari.

La lotta per la classifica marcatori tra Immobile e Icardi

In questo finale di campionato la sfida tra Lazio e Inter per il quarto posto è diventata anche quella tra Immobile e Icardi per la classifica marcatori. Finora la grande annata realizzativa di Immobile ha oscurato quella dell’attaccante argentino, che – per la terza volta – ha migliorato il suo record stagionale in Italia.

Considerando il solo campionato, le stagioni dei due sono state abbastanza simili: 29 reti per Immobile e 27 per Icardi (con due rigori in meno), stesso numero di non penalty gol (22), e una forte incidenza sul rendimento delle rispettive squadre (Immobile rappresenta il 35% delle marcature laziali, Icardi addirittura il 47%). La differenza tra i due centravanti sta nella realizzazione dei rispettivi xG: Immobile ha avuto una stagione eccezionale, facendo rendere al massimo i suoi 13.1 xG; Icardi ha fatto leggermente peggio, considerando i 15.9 xG (il numero più alto in campionato).

Con l’infortunio di Immobile (fuori almeno per due partite) il capitano nerazzurro ha la possibilità di ricucire la distanza con l’attuale capocannoniere, aiutando la sua squadra a rosicchiare qualche punto verso il quarto posto dei laziali. In attesa dello scontro diretto dell’ultima giornata, quando Immobile (in caso di emergenza) potrebbe anche tornare, regalando l’ennesimo intreccio di una sfida all’ultimo colpo.

Genoa-Fiorentina e Sassuolo-Sampdoria, la rincorsa all’Europa passa dal centro classifica

Nell’ultimo turno di campionato, tutte le squadre bloccate nel centro della classifica senza particolari ambizioni né patemi (il Torino, il Genoa, il Bologna, il Sassuolo) hanno perso con margine, senza mai dare l’impressione di poter realmente rientrare in partita. Quello delle motivazioni è un tema sempre ricorrente quando un campionato volge al termine, e nonostante quest’ultimo sia stato particolarmente combattuto e incerto a tutti i livelli, è inevitabile che gli incroci favorevoli di calendario finiscano per condizionare la classifica finale.

È quello che si augurano Sampdoria e Fiorentina, ancora impegnate nella rincorsa all’obiettivo Europa League. La Sampdoria affronterà il Sassuolo, e per l’occasione potrebbe recuperare Zapata e Caprari oltre a Quagliarella, che era uscito dal campo dopo un pestone rimediato contro il Cagliari. La totale emergenza in attacco ha però lasciato spazio a Kownacki, che ha risposto con una prestazione di grande sacrificio e opportunismo, e potrebbe aver convinto Giampaolo a sovvertire le gerarchie.

La Samp è una delle squadre meno prevedibili del campionato, e contro il Cagliari ha giocato una di quelle partite in stato di grazia, sospinta dal pubblico di Marassi. Il Cagliari ha provato a proteggere l’area con una difesa a cinque e un blocco basso, come dovrebbe fare anche il Sassuolo, ma la Samp ha continuato a far girare il pallone con naturalezza, con il canale centrale Torreira-Praet, con i movimenti ad abbassarsi di Quagliarella e il supporto costante dei terzini in ampiezza, fino a liberare gli spazi in cui dettare l’ultimo passaggio.

Silvestre salta il centrocampo con un lancio lungo, i movimenti coordinati dei due attaccanti mettono Praet solo davanti al portiere.

La Fiorentina non ha la stessa capacità di imporsi a prescindere dal contesto tattico, ma riesce con maggiore facilità a cambiare l’inerzia della partita da un momento all’altro, come ha fatto al quinto minuto contro il Napoli con un lancio di Laurini nella zona di Simeone. Contro il 5-3-2 del Genoa, i terzini della Fiorentina dovrebbero godere ancora di ampia libertà per alzare la testa e lanciare lungo. Gli spazi saranno ridotti, ma a Simeone e Chiesa basta vincere un duello per crearsene.

Juventus-Bologna: le seconde linee del Bologna possono riaprire il discorso scudetto?

Negli ultimi anni la particolare situazione del Bologna (ben attrezzato per la salvezza, ma incapace di fare il salto di qualità) ha fatto sì che i suoi campionati si dividessero in due: prima e dopo il raggiungimento –certo, o ipotecato – della salvezza. Per i tifosi bolognesi i gironi di ritorno plumbei sono diventati una routine quanto il rogo del Vecchione di fine anno.

Dal canto suo, Donadoni ha sempre cercato di mantenere alta la tensione, cercando di stimolare la squadra e rispondendo a tono alle critiche - poche settimane fa, a chi gli rimproverava del gioco noioso della sua squadra, il tecnico ha promesso biglietti omaggio per vedere Barça e Real.

Lo Juventus Stadium non lascia la stessa suggestione del Camp Nou, ma per i rossoblu è una partita molto sentita. Il tecnico bolognese ha già detto che la sua squadra non si darà per vinta: «Sappiamo chi affrontiamo e cosa c’è in palio: un motivo in più per fare bella figura».

Non sarà semplice, considerando gli infortuni (sono fuori Dzemaili, Donsah, Helander, Gonzalez), i precedenti (un solo punto negli ultimi 9 incontri) e il rendimento in trasferta (l’ultima vittoria è stata col Chievo, a fine dicembre). La Juventus, poi, sembra aver superato i problemi dell’ultimo mese.

La rimonta insperata di San Siro, che pare aver affossato il Napoli, ha avuto un effetto catartico, sui bianconeri, che - nonostante la lunga coda di polemiche - sono tornati nella loro comfort zone, con un buon vantaggio sul Napoli (4 punti) e un avversario che ha poco da dire al campionato.

Allegri, quasi per dare valore alle sue parole su tattica e tatticismi, potrebbe mettere dentro tutti i suoi giocatori offensivi, con Cuadrado e Alex Sandro terzini, Bentancur a centrocampo e Dybala (decisivo con l’Inter) titolare con Higuain e Douglas Costa in attacco. Nel caso sarà lecito aspettarsi una Juventus subito aggressiva, pronta ad usare il gap fisico e tecnico del proprio undici per schiacciare un Bologna che – con ogni probabilità – arriverà a Torino per giocare nel modo più speculativo possibile.

Ora che lo scudetto si avvicina l’inerzia è tutta a favore della Juventus, che – nonostante le sue difficoltà – non pare disposta a sbagliare la partita. Per i tifosi rossoblù rischia di avvicinarsi una gara passata a rimpiangere i biglietti promessi da Donadoni.

SPAL-Benevento, due squadre in forma

Lo scorso febbraio, dopo l’1 a 0 subito dal Napoli, la SPAL sembrava vacillare. La terza sconfitta consecutiva (dopo Cagliari e Milan) aveva messo in grave deficit la classifica degli spallini, ora a 4 punti dalla zona salvezza, col Verona alle calcagna. La squadra di Semplici ha reagito alla grande, vincendo le due sfide fondamentali con Crotone e Bologna, e mettendo in fila sei pareggi consecutivi, subendo appena 2 gol (entrambi su rigore). La striscia positiva è stata fermata dalla Roma, un netto 3 a 0 riabilitato dalla vittoria in rimonta a Verona.

In questo momento gli spallini sembrano un treno in corsa, ma il Benevento di De Zerbi – nonostante la retrocessione matematica – non sembra voler cedere il passo. La stagione degli stregoni è stata una delle trame più sorprendenti di tutta la Serie A, tra rimonte (fatte e subite) nei minuti di recupero, clamorose vittorie e ancor più clamorose sconfitte.

Nelle ultime giornate i giallorossi si stanno specializzando nell’attività di guastafeste: dopo aver sfiorato l’impresa con la Juve e fermato sul pari il Sassuolo gli uomini di De Zerbi hanno infranto i sogni Champions del Milan, e nell’ultima giornata hanno negato la vittoria scaccia crisi all’Udinese (al 90esimo, con l’uomo in meno).

Per la partita contro la SPAL il tecnico giallorosso potrebbe tornare alla difesa a 3, una scelta già vista con Lazio e Atalanta, allo scopo di limitare il gioco in ampiezza degli avversari. Lo sfruttamento del campo in ampiezza è uno dei leitmotiv della squadra di Semplici, che pretende molto movimento dai due attaccanti – anche sull’esterno – e cerca di alzare entrambi gli esterni di centrocampo, allo scopo di creare situazioni di vantaggio sulla linea offensiva.

La SPAL spinge a pieno organico, cercando insistentemente la superiorità posizionale in ampiezza. Insieme ai due attaccanti avanzano anche le due mezzali, con Mattiello ad attaccare il lato debole alle spalle del difensore avversario.

La SPAL sentirà la mancanza degli infortunati: a Meret (stagione finita), Schiattarella (che prova a recuperare) e Viviani (che sarebbe stato utilissimo, nei piazzati) si è aggiunto anche Lazzari, cardine fondamentale nella fascia destra biancazzurra.