Juventus, 7 è anche il numero del "rimpianto": da CR7 alle finali di Champions

Serie A

Alfredo Corallo

Il numero 17 Lucas Vazquez e CR7: due casi in cui il "7" non è stato fortunato per la Juventus (foto Getty)
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Sette come gli scudetti vinti dalla Juventus negli ultimi sette anni, senza dimenticare il 2007 della rinascita (il ritorno in A) e i settimi posti che "partoriranno" il ciclo leggendario. Ma 7 sono anche le finali perse in Champions League (l'ultima nel 2017), il numero di maglia del "giustiziere" Cristiano Ronaldo e quel 17 di Lucas Vazquez che grida ancora giustizia...

Secondo la Scuola pitagorica il numero 7 simboleggiava la perfezione ciclica e tanto basterebbe a decifrare una tabella di marcia senza precedenti. E non è necessario addentrarsi in ulteriori e complicati calcoli esoterici, antroposofici, cabalistici o scomodare Platone per intuire quanto effettivamente il 7 abbia contato - e continui a significare - nella storia della Juve, fin dalle origini (fondata nel 1897). E perché sì, 7 sono gli scudetti, ma la rinascita post-Calciopoli si palesa nel 2007, l'anno del ritorno in Serie A; e il ciclo record dei bianconeri sboccia da un settimo posto, anzi due, che hanno preceduto la "creazione" di un vero e proprio miracolo. Ma 7 sono anche le finali di Coppa dei Campioni/Champions League "dilapidate" (l'ultima nel 2017) e, nella fattispecie, CR7 è l'angelo del "male" precipitato dal cielo sul destino della Juve a perpetrare quella maledizione europea fatalmente incarnata dal 17 di Lucas Vazquez, il simbolo dell'accanimento della dea bendata verso il "ribelle" Gigi Buffon, l'unico trofeo mancante alla sua inestimabile collezione. 

7 come 2007: la rinascita

Accanto alla medaglia di campione del mondo - nella famosa bacheca di Buffon - c'è un "Oro" di cui il portiere avrebbe fatto volentieri a meno, o forse no: perché se la Juventus è tornata più affamata che mai, è stato anche per la rabbia accumulata in una stagione vissuta dal campo come un'ingiustizia, quando, il 19 maggio del 2007 scocca il Big Bang: allo stadio di Arezzo i bianconeri di Didier Deschamps scrivono la prefazione di un nuovo, appassionante romanzo e c'è perfino Antonio Conte, che allena i toscani e recita la parte della comparsa, ma che da lì a poco sarà un assoluto protagonista della saga.

Settimi posti

Se il giorno della promozione costituisce il Big Bang, l'impatto della Juve nella massima serie altro non è che il brodo primordiale, l'antipasto alla "Grande bouffe": ma il ritorno immediato in Champions di Del Piero e compagni (indimenticabile la standing ovation del Bernabeu per Alex dopo la doppietta al Real nel 2008), i terzi posti conquistati durante l'interregno di Claudio Ranieri saranno soltanto un assaggio, mentre il digiuno nelle due stagioni successive - quelle dei settimi posti e di tanti bocconi amari - preludono a un momento epocale per l'universo bianconero: qualcosa di veramente grosso bolle in pentola.

7 scudetti 

A capo di questa rivoluzione viene designato un soldato con i gradi di capitano: Antonio Conte è l'uomo scelto dagli Agnelli per riportare la casata agli antichi fasti. Per farlo gli eredi della dinastia gli mettono a disposizione una fortezza che si rivelerà inespugnabile: lo Stadium. Un mecenate ambizioso (Beppe Marotta) regala a Conte un Maestro di fama mondiale (Andrea Pirlo) e a completare l'opera ci penserà il maggiore esponente della vecchia Scuola bianconera (Alex Del Piero). Sarà il primo di 3 capolavori, che diventeranno 7 con il nuovo conte, "Max": Massimiliano Allegri.

CR7, Lucas Vazquez (17) e le 7 finali

Allegri riesce nell'impresa che al suo predessore era sfuggita: spingersi Oltralpe fino alla finale di Champions League, per ben due volte. Ma nel 2015 deve arrendersi al Barcellona e successivamente al Real Madrid, in quel 2017 che fa rima con il sortilegio delle 7 finali perse nella storia del club dal 1973 alla disfatta di Cardiff, caduti sotto i colpi di Cristiano Ronaldo. Che, non contento, sarà il giustiziere della Juventus ai quarti dell'ultima edizione della competizione continentale: uscito tra gli applausi dell'Allianz all'andata per la rovesciata del secolo; glaciale CR7 nell'esecuzione dello "sfortunato" rigore procurato dal numero 17 Lucas Vazquez che al Bernabeu ha spezzato i sogni di Buffon e di tutto il popolo bianconero. Non sarà comunque un numero a rovinare la festa agli juventini, al contrario: benedetto sarà quel 7 da sbandierare all'Italia che non vince e ora non "gode" più, ma lo maledice!