Guida alla salvezza, una domenica da brividi

Serie A

Francesco Lisanti

copertina__2_

Chievo, Crotone, Cagliari, Spal, Udinese: quale sarà l'ultima squadra a dover retrocedere in Serie B dopo Verona e Benevento? Si decide tutto all'ultima giornata

SERIE A, RISULTATI E CLASSIFICA LIVE

NAPOLI-CROTONE LIVE

MILAN-FIORENTINA LIVE

Il campionato quest’anno ha visto la quota salvezza finalmente alzarsi, e le squadre in lotta per non retrocedere sono apparse leggermente più competitive, se non altro più tecniche, rispetto alle passate stagioni. È una buona notizia per un movimento che, come tanti altri in Europa, soffre della forbice tra le squadre di vertice e le squadre di bassa classifica, che va aumentando di anno in anno. È una buona notizia anche per l’ultima giornata della Serie A, che sarà attraversata da nord a sud da questa trama, destinata a risolversi soltanto dopo il novantesimo.

Oltre al Benevento, che ha giocato un girone di ritorno da "squadra interessante" dopo un girone di andata da "squadra peggiore della storia", e al Verona che ha giocato male più o meno sempre, c’è ancora un’altra squadra che, purtroppo per i suoi tifosi, dovrà passare la prossima stagione in Serie B. Ce ne sono cinque ancora in corsa, e domenica pomeriggio giocheranno cinque partite diverse, in contemporanea, con molte variabili, contro avversarie più o meno ostiche, con un’ampia probabilità di ricorrere alla classifica avulsa per risolvere definitivamente la questione. L’unica soluzione è seguirle tutte: ecco la guida per arrivare preparati.

Soltanto la mistica del Benevento può intralciare la salvezza del Chievo

Perché il Chievo potrebbe salvarsi

Il Chievo ha risollevato la sua stagione proprio dopo averne toccato il fondo. D’Anna ha conquistato due vittorie nelle prime due partite in Serie A, cioè gli unici risultati che avrebbero permesso al Chievo di ritrovarsi con la possibilità di non guardare ai risultati delle concorrenti. Adesso basta anche un pareggio per ottenere la salvezza, e l’ultimo ostacolo è il Benevento, una squadra che fuori casa ha ottenuto il suo primo punto il 15 aprile.

D’Anna non ha sconvolto l’architettura tattica del Chievo. Ha puntato su un 4-3-2-1 molto compatto in fase difensiva, che copre bene il centro e la profondità, e ha semplificato leggermente la fase offensiva, che adesso poggia molto sui movimenti a rientrare di Birsa a destra e Giaccherini a sinistra, con relativo movimento a supporto dei terzini. Con questi equilibri rinnovati il Chievo ha centrato un doppio 2-1, decisivo in chiave salvezza.

I quattro gol, tutti molto belli, sono stati realizzati proprio dai quattro attaccanti rimasti nelle rotazioni di D’Anna, cioè Birsa, Stepinski, Giaccherini, Inglese. Il Chievo ha recuperato i punti persi e nel frattempo ha dimostrato di avere un parco offensivo superiore alle rivali, probabilmente destinato a prevalere anche domani, contro la peggior difesa del campionato.

Castro conquista un pallone nella metà campo avversaria e si unisce al trio offensivo nella transizione.

Perché il Chievo potrebbe retrocedere

Il Chievo ha diverse lacune strutturali. È penultimo per tiri concessi ma anche penultimo per contrasti tentati, segnale di come la rosa manchi di agonismo. È anche la squadra a cui è stato fischiato più volte fuorigioco, un indicatore di tutti i lanci lunghi caduti in disgrazia per la scarsa reattività della linea offensiva. È una squadra a fine ciclo, con una profonda necessità di rinnovamento.

Eppure c’è soltanto uno scenario in cui il Chievo non riesce a salvarsi: il Benevento trionfa corsaro al Bentegodi, l’Udinese non perde con il Bologna, Spal e Crotone vincono contro Sampdoria e Napoli: insomma, è complicato. La premessa perché tutto accada è che il Benevento da tempo retrocesso, in pieno clima di smobilitazione, con i tecnici dello staff e i migliori giocatori consapevoli che a breve si ritroveranno altrove, decida di andare a vincere a Verona per completare un girone di ritorno dignitosissimo (20 punti nelle ultime 19 partite, dopo aver raccolto 1 punto nelle prime 18).

Ora, il Benevento è una squadra magica ed è lecito attendersi un altro colpo di coda prima che saluti la categoria. Quale occasione migliore di un’innocua trasferta che innesca una serie di combinazioni fin lì imprevedibile? Sarà l’ultimo giro di questa giostra pazza con i fantasisti dalla faccia tatuata, i diciottenni che sembrano trentenni, i veterani di Mondiali e Champions League, gli attaccanti sgraziati alti due metri, i portieri che segnano di testa. Che sia memorabile.

L’Udinese ospita il Bologna, l’ultimo piccolo passo

Perché l’Udinese potrebbe salvarsi

L’Udinese è sopravvissuta a dodici sconfitte (e un pareggio) in tredici partite e si è mantenuta in linea di galleggiamento grazie ai quattro punti conquistati nelle ultime tre partite. Tudor si è calato in quest’esperienza con il senso pratico di chi non ha tempo da perdere. Ha rimarcato di aver «lavorato tanto sull’aspetto psicologico, (...) privilegiando chi ha in questo momento più personalità da mettere in partita». Ha proseguito sulla scia del 3-5-1-1 di Oddo, con qualche correzione all’undici iniziale che ha reso la squadra ulteriormente coperta e reattiva.

Ha continuato a preferire Bizzarri a Scuffet. Si è assunto la responsabilità di lasciare fuori Barak e Jankto quando non li ha ritenuti in forma partita. Poi, contro il Verona, ha vinto la sua prima partita con un gol di Barak su assist di Jankto. Nell’occasione è passato a una difesa a quattro, e anche questo cambiamento è stato motivato in chiave difensiva: «Era giusto cambiare qualcosa in questo momento, e il 4-4-2 si è rivelata la scelta giusta per difenderci meglio». È tornato anche Halfredsson in cabina di regia, che ha messo un po’ d’ordine a centrocampo.

Nel 4-4-2, Barak gioca esterno destro e fornisce un’opzione interessante verso l’interno del campo. L’Udinese attacca con pochi uomini ma crea pericoli.

Le probabilità giocano tutte dalla parte dell’Udinese. Se vince, è sicuramente salvo; se pareggia, retrocede solo se si verifica una strana combinazione in cui anche Chievo, Spal e Crotone raggiungono i 38 punti (e il Cagliari li supera). Ovvero, per salvarsi basterà quasi certamente strappare un punto davanti al proprio pubblico a una squadra già salva, che negli ultimi tre mesi ha vinto soltanto contro il Verona.

Perché l’Udinese potrebbe retrocedere:

I segnali realmente incoraggianti sono stati pochi: i punti sono arrivati contro Benevento e Verona, il Benevento ha giocato un’ora in inferiorità numerica trovando anche il gol del pareggio, il Verona ha controllato la partita per tutta la seconda metà, in mezzo è passata l’Inter e ha dilagato senza neanche impegnarsi. L’Udinese è quartultima per passaggi nella trequarti avversaria, e ha statistiche offensive generalmente mediocri, con una difesa che soffre cali di concentrazione difficilmente interpretabili.

D’altra parte, il Bologna è apparso visibilmente stanco nelle ultime uscite, ma con Donadoni e la dirigenza oggetto di contestazione, i giocatori potrebbero reagire in un moto d’orgoglio. Tuttavia non è chiaro quali assi nella manica possa avere. È finito il campionato di Mattia Destro, sulle cui condizioni Donadoni si era espresso con rassegnata benevolenza dopo l’ultima partita: «Era in debito d'energia già a fine primo tempo». Potrebbe allora essere Felipe Avenatti, centravanti di 196 centimetri mossi a fatica, a vestire i panni dell’eroe negativo.

Il Cagliari può fare festa, ma l’Atalanta ha il potere di farla fallire

Perché il Cagliari potrebbe salvarsi

Il Cagliari ha riconquistato il diritto a decidere del proprio destino dopo la sorprendente vittoria a Firenze, figlia di una partita poco spettacolare (solo 2 tiri in porta, entrambi di marca cagliaritana) e ricca di falli (32 in totale), cartellini e interruzioni. Nel post-partita, Lopez ha evidenziato come fosse emersa una delle qualità migliori del Cagliari: «Siamo arrivati spesso primi sulla palla, cosa che non è accaduta nella partita d’andata. La Fiorentina ha bravi palleggiatori e diventa difficile se non sei così aggressivo».

Il Cagliari è una squadra mediamente fisica e aggressiva. È prima per falli commessi, terza per percentuale di duelli aerei vinti, inoltre è l’unica tra le squadre in lotta per la salvezza ad avere un valore di PPDA sopra la media del campionato (il PPDA è un indice che misura l’efficienza del pressing di una squadra attraverso i passaggi concessi per azione difensiva negli ultimi 60 metri di campo). In questo aspetto del gioco, disturbare la circolazione avversaria nella propria metà campo, il Cagliari è più efficace di Juve, Napoli, Inter e Lazio.

Queste caratteristiche sembrano adatte a contrastare le qualità dell’Atalanta, come la partita di andata ha in parte palesato. Il Cagliari può schierare contemporaneamente diversi giocatori molto fisici come Ceppitelli, Faragò, Lykogiannis, Deiola, Ionita, Pavoletti, che possono pareggiare il vantaggio di intensità e fisicità che l’Atalanta è abituata a imporre. Se poi da Milano dovesse arrivare la notizia di un Milan vincente con distacco, l’Atalanta non avrebbe più nessun interesse nel portare a casa i tre punti.

Perché il Cagliari potrebbe retrocedere

Il Cagliari è una squadra inferiore all’Atalanta da quasi tutti i punti di vista: per organizzazione difensiva e offensiva, per qualità individuale, per imprevedibilità dalla trequarti in su. Quando non riesce a giocare a un adeguato livello di intensità, il Cagliari fatica a recuperare il pallone e, soprattutto, a capire cosa farci. L’Atalanta, al contrario, è in grado di interpretare diversi registri nel corso della partita, e potrebbe trovare il modo di regalarsi l’ultima gioia stagionale. Inoltre il pareggio aiuterebbe poco il Cagliari rispetto alla vittoria, che invece garantirebbe la salvezza.

Potrebbe finire come nel 2009. Anche allora una squadra di Gasperini senza particolari ambizioni onorò l’impegno e sancì la retrocessione della squadra di casa. La partita finì con una grande rissa a centrocampo tra i giocatori di Torino e Genoa, e con Gasperini che bacchettava Cairo: «Io dico che più che la cultura della vittoria serve quella della sconfitta, bisogna saper perdere». Sono passati quasi dieci anni, ma non la voglia di Gasperini di elevarsi a modello di correttezza.

La Spal deve vincere e fin qui non è stato semplice

Perché la Spal potrebbe salvarsi

La Spal ha l’opportunità di ipotecare la salvezza a prescindere da tutto il resto, vincendo in casa contro una Sampdoria sempre meno brillante. In ogni caso non sarà facile per una squadra che si è fermata a 7 vittorie (come il Verona e appena una in più del Benevento) e che un po’ per lo stile di gioco reattivo, un po’ per diffusa mancanza di talento, fatica a spostare dalla propria parte l’inerzia delle partite.

Quest’anno la Spal ci è sempre riuscita quando la posta in palio era molto alta (negli scontri diretti contro Benevento, Verona e Crotone, nelle partite in casa contro Napoli, Inter e Juve), ma non è mai riuscita a replicare la magia quando le energie nervose si abbassavano. La Spal può contare su un gruppo di grande personalità e su un’ottima organizzazione di gioco, rivolta soprattutto all’applicazione difensiva, che torna sempre utile nelle partite in cui bisogna assolutamente evitare di subire gol.

Le individualità invece sono emerse con più fatica, lasciandosi il testimone di partita in partita: i duelli corpo a corpo di Antenucci, i tiri da fuori di Grassi, i gol da un metro di Paloschi. Per l’occasione potrebbe tornare anche Lazzari, una minaccia sulla fascia che avrà un’importanza strategica contro un avversario che difende male l’ampiezza. Potrebbe essere la sua ultima partita al Paolo Mazza: ci aveva esordito in C2, sarebbe una bella storia se fosse lui a firmare la salvezza.

La Spal costruisce con grande cura, coinvolgendo i suoi giocatori migliori: Felipe cerca Antenucci, che si abbassa e di sponda trova Lazzari sull’altra fascia, con tanto spazio da sfruttare

Perché la Spal potrebbe retrocedere

Per tutta la seconda parte di stagione, la Spal ha restituito la sensazione di poter non perdere mai, di tenere sempre una scarpa dentro la partita. Ma, per la verità, non c’è nulla che la Spal esegua ad un livello davvero eccellente: è la squadra che tenta meno tiri dopo Bologna e Verona; quella che ne concede di più dopo Benevento e Chievo; è anche penultima nel PPDA, indice che conferma l’impressione di una fase difensiva molto passiva e paziente.

Il grande pregio della Spal, la compattezza centrale e la qualità degli scivolamenti laterali in fase difensiva, può essere facilmente disinnescato da una serata particolarmente ispirata del centrocampo della Samp, che con il rombo può creare superiorità numerica e con i due attaccanti attrarre le uscite dei tre difensori. Poniamo che la Samp trovi le motivazioni e le energie per tornare brillante proprio adesso, e che segni il primo gol. La Spal potrebbe non avere la forza necessaria a ribaltare il risultato, e a quel punto, doversi affidare ai risultati dagli altri campi.

Il Crotone ha poche speranze e tutte passano da una vittoria al San Paolo

Perché il Crotone potrebbe salvarsi

Zenga ha ripetuto più volte che la sua squadra «merita assolutamente di stare in Serie A» ed è facile intuire a cosa si riferisca. Così come l’anno scorso, il Crotone ha offerto una proposta di gioco intelligente e a tratti coraggiosa nonostante i mezzi a disposizione, ed è apparso almeno tre volte senza speranza trovando poi in qualche modo una via d’uscita. Ironia della sorte, quest’anno avrebbe superato la quota punti raggiunta l’anno passato, ma potrebbe non bastare per salvarsi.

Il Crotone poggia le sue fondamenta sulla difesa ostinata e rocciosa, e già nella gara di andata aveva limitato l’impatto dell’attacco del Napoli. La squadra di Zenga occupa bene gli spazi in difesa, con i terzini molto stretti e gli esterni d’attacco che ripiegano anche al limite della propria area di rigore. Quando c’è bisogno di aumentare i giri in attacco, il Crotone riesce anche ad alzare il ritmo e il baricentro del pressing, guadagnando influenza nella metà campo avversaria.

Il gol del pareggio del Crotone contro la Lazio nasce da un doppio contrasto vinto a centrocampo, con il pallone mosso rapidamente verso sinistra. Così può provare ad attaccare il Napoli.

Lo spirito di sacrificio profuso nella fase difensiva è riflesso anche dalle statistiche, che registrano il Crotone prima squadra per intercetti e terza per contrasti tentati. Anche contro il Napoli, spostare la contesa sul piano dell’agonismo sarà l’unica cosa che il Crotone potrà fare per provare a vincere: alzare il pressing, vincere i duelli individuali, attendere l’episodio favorevole. Resistere, sperando che al Napoli salti qualche automatismo, e se proprio è lecito sognare: anche che Simy inventi un’altra rovesciata e qualcuna delle rivali non riesca a vincere.

Perché il Crotone potrebbe retrocedere

Il Crotone potrebbe vincere al San Paolo contro un Napoli da 88 punti e retrocedere ugualmente, va da sé che la posizione in classifica dei calabresi non abbia un bell’aspetto. In parte è colpa di tutti gli scontri diretti persi (Benevento, Spal e Chievo soltanto nel girone di ritorno), in parte di una discussa decisione arbitrale (annullare un gol probabilmente regolare allo scadere di Crotone-Cagliari), in parte di una rosa forse non all’altezza del contesto (Trotta e Simy si contendono il titolo di miglior marcatore della squadra con 7 reti ciascuno).

La squadra ha avuto dei momenti di brillantezza offensiva e di fluida circolazione del pallone, ma nel complesso è sembrata quella che meno voleva averci a che fare: è ultima per percentuali medie di possesso e percentuali medie di precisione passaggi, ed è anche ultima nel PPDA Against, l’indice che misura ogni quanti passaggi negli ultimi sessanta metri avviene un’interruzione difensiva. Nel caso dell’attacco del Crotone, molto spesso. Una sconfitta contro il Napoli, una squadra che si è consolidata ai piani alti del campionato inseguendo il progetto di un calcio tecnico e divertente, potrebbe essere la nemesi finale.