Euro autogol: le migliori autoreti della Serie A 2017-2018

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Anche un'autorete può avere il suo fascino: da quelle stilisticamente belle alle più rocambolesche, che strappano a tutti un sorriso. Tranne che allo sventurato autore

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Andate a dirlo a loro, di farsi una risata. O che può essere divertente. Magari mentre sono ancora lì impalati davanti alla porta, con le mani nei capelli o sulla faccia (perché la reazione alla fine è sempre la stessa), mortificati dalla condanna suprema che il campo possa infliggere a un giocatore: il gol al contrario, l’autogol. Ecco, a uno che ha appena infilato la propria porta serve davvero un grande senso dell’umorismo per vederci qualcosa di comico. A tutti gli altri, e soprattutto a bocce ferme e a campionato finito, no.

Verona-Napoli 2-3 (32’ aut. Souprayen)

Il duello che ha animato tutto il campionato, quello tra Juventus e Napoli, prende vita fin dalla prima giornata. La squadra di Sarri ha la consapevolezza di poter contendere il titolo ai bianconeri e ad ogni giornata avverte la pressione di chi deve rispondere colpo su colpo. Così, già alla prima, dopo che la Juventus ha regolato il Cagliari con un 3-0 nell’anticipo delle 18 di sabato, tocca al Napoli replicare alle 20.45. Per mezz’ora il neopromosso Verona resiste, poi arriva il primo gol del campionato della banda Sarri, che in realtà è un autogol. Corner da sinistra battuto da Callejon, la palla piove nell’area piccola scavalcando tutti e scende all’altezza del secondo palo: qui impatta sul piede di un distratto Souprayen, più preoccupato in quel momento di assicurarsi, a braccia larghe, che Chiriches gli resti alle spalle e non gli sfili davanti. La palla gli rimbalza addosso beffarda e poi supera la linea di porta. L’ultima immagine è quella dei due contendenti che, insieme, allungano il collo con curiosità per seguirla mentre piano piano rotola dentro.

Udinese-Torino 2-3 (30’ aut. Hallfredsson)

Emil Hallfredsson, per qualche secondo, è stato un giocatore del Torino. Perché c’è chi incappa in un’autorete, rimanendo vittima di una sfortunata combinazione di eventi (essere proprio in quel punto in quel preciso istante: è la stessa legge che, capovolta, rende grandi gli attaccanti); e poi c’è chi quasi se la va a cercare, partecipando addirittura alla costruzione dell’azione degli avversari, per poi finalizzarla in prima persona. Sull’iniziativa di Belotti, Hallfredsson veste momentaneamente la maglia granata e dialoga con lui, chiudendogli il triangolo in area di rigore. Un uno-due ovviamente involontario, ma così ben riuscito da farci pensare che altri, volendolo, non sarebbero stati in grado di restituire così bene quel pallone. A questo punto Belotti, ormai sulla linea di fondo, la mette in mezzo tesa sperando nell’arrivo di un compagno a rimorchio. Ad arrivare, però, è ancora Hallfredsson, in versione rapace dell’area piccola. Il modo in cui la mette dentro non fa che innalzare il livello di spettacolarità di un’azione già di suo pregevolissima. Di tacco, tra le gambe del portiere. Neanche nei più bei sogni di un vero numero 9.

Bologna-Udinese 1-2 (27’ aut. Danilo)

Partiamo subito sottolineando la grande generosità dell’Udinese, molto presente in questa classifica in virtù di ben 5 autoreti regalate agli avversari in tutto il campionato e, soprattutto, di pregevole fattura, come si diceva una volta. Creative (era il caso di Hallfredsson), potreste trovarle persino esteticamente belle, soprattutto se non tifate Udinese. Il sombrero che Danilo alza sulla testa di Bizzarri deviando il diagonale sinistro di Verdi rientra in questa categoria: il riflesso con cui, mentre sta indietreggiando con le spalle alla porta, apre la gamba, la traiettoria che disegna la palla, rapida e letale, il fatto che ricada a fil di palo, vanificando il tentativo disperato di tuffo di Bizzarri. Sì, un autogol può anche essere un bell’autogol.

Lazio-Udinese 3-0 (22’ aut. Samir)

Eh già, di nuovo l’Udinese. Potrà sembrare accanimento, ma vi ricrederete anche voi riconoscendo la particolarità di certi autogol. Perché qui non ci accontentiamo della deviazione che fa cambiare traiettoria alla palla o del colpo di testa nella propria porta cercando di intercettare un cross tesissimo. Visto a velocità normale sembrava addirittura un gol della Lazio, finché la moviola non ci svela come sono andate realmente le cose. Sulla palla tesa di Milinkovic-Savic si avventa Parolo, che arriva da dietro come un treno, ma è Samir ad anticiparlo di un soffio, con la testa. Il difensore brasiliano, già in (auto)gol contro la Juventus, più che colpire viene colpito: ci sembra di poter leggere il suo pensiero, quando in una frazione di secondo si rende conto di essere sulla traiettoria e deve trovare un modo per far sparire la propria testa. Il tempo di realizzare che non la può ritrarre come una tartaruga nel proprio guscio, e la frittata è fatta.

Napoli-Bologna 3-1 (5’ aut. Mbaye)

La perizia con cui Sarri prepara le soluzioni su palla inattiva non è solo leggenda. Non è un caso che i corner del Napoli abbiano messo in difficoltà più di una difesa, nel corso del campionato. E quando non è stato gol, con i vari Koulibaly, Albiol o Tonelli giunti dalle retrovie, è stato autogol provocato. In questo caso di tutto si può parlare tranne che di schema, visto che la palla di Mario Rui voleva essere bassa e arretrata e diventa, dopo la deviazione di Palacio, una parabola alta diretta in porta. Poco male - pensa “el Trenza” girandosi e sperando di non aver fatto danni - per fortuna c’è un compagno sulla linea che può comodamente spazzare quel pallone fuori dalla porta… A patto che non lo si colpisca d’esterno.

Spal-Inter 1-1 (48’ aut. Vicari)

Certe volte il merito di un autogol va distribuito riconoscendo all’autore dell’assist la sua percentuale. I cross di Cancelo, nelle sue giornate di vena, sanno essere velenosi come certe palle curve nel baseball e dunque difficili da fronteggiare, specie se da difensore stai scappando verso la tua porta. Con ciò però non vogliamo togliere i suoi meriti a Vicari, che si inserisce con i tempi giusti, impattando il pallone con la punta e mettendolo all’angolino. Icardi, dietro di lui, lo osserva e pensa che probabilmente non avrebbe saputo fare di meglio.

Genoa-Inter 2-0 (45’ aut. Ranocchia)

Parlavamo di percentuali: qui a finire nel tabellino tra i marcatori è Ranocchia, ma forse sarebbe più corretto scrivere 45’ aut. Skranocchia. Uno, Skriniar, si avventa sulla palla certo di allontanarla dalla porta, l’altro, Ranocchia, ce la manda dentro centrato in pieno dal rilancio: d’istinto, cerca anche di rimpicciolirsi, per quel che può, appena capisce di essere sulla traiettoria. Ma il colpo di ginocchio, quando si colpisce la palla così bene, equivale a un tiro di collo pieno.

Crotone-Sampdoria 4-1 (85’ aut. Viviano)

Restiamo nell’ambito delle autoreti di gruppo. Il picco della collaborazione tra compagni viene raggiunto da Viviano e Silvestre, con l’aiuto del palo. Tanto che Simy sembra quasi più triste per il fatto di non essere il vero marcatore del gol, che felice per la rete con cui il Crotone chiude una partita fantastica. La sua volata verso la porta si era conclusa infatti con la parata di Viviano, che devia la palla sul palo. Quando il pericolo sembra scampato, e si tratta solo di spazzare lontano, ecco però il pasticcio, con Silvestre che calcia mentre il portiere ci sta mettendo i guanti.

Udinese-Sassuolo 1-2 (42’ aut. Adnan)

Parlavamo del valore estetico di certe autoreti e di come si possa trovare il bello anche in alcune di esse. Ecco: poi ci sono anche quelle oggettivamente brutte, frutto di movimenti scoordinati, pose ridicole. Non c’è altro modo per definire il movimento di Adnan, con cui sperava di – è difficile anche capire le sue intenzioni – colpire di testa quella palla a mezza altezza: brutto. Scoordinato quando si piega, c’è pure l’aggravante del fatto che alla fine la palla neanche gli finisce sulla testa, ma lo colpisce sulle gambe, aggiungendo bruttezza al brutto.

Verona-Spal 1-3 (45+5’ aut. Fares)

Non che il colpo di testa di Fares sia molto meglio. Cross da sinistra in mezzo all’area, Vukovic salta e come una montagna oscura tutto ciò che c’è alle sue spalle. Così, quando la montagna riatterra, senza essere riuscita ad arrivare al pallone, Fares torna improvvisamente a vedere ciò che sta succedendo, e ciò che sta succedendo è un pallone che si dirige verso la sua testa. Lui la abbassa, ma così facendo rende solo più imprendibile il suo autogol, schiacciando il pallone a terra.