Juventus-Napoli, le chiavi tattiche della sfida

Serie A

Fabio Barcellona

Ancora una volta la sfida tra Juventus e Napoli sembra quella tra le prime due forze del campionato. La presentazione dei principali temi tattici da tenere d'occhio nel grande anticipo delle 18

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Ancora una volta sembra proprio il Napoli la squadra in grado di contendere lo Scudetto alla favoritissima Juventus. Le prime giornate di campionato hanno disegnato uno scenario in cui i bianconeri paiono dominare, dall’alto delle 6 vittorie conquistate, e gli azzurri si impongono come seconda forza, penalizzata di 3 punti dalla brutta sconfitta rimediata al terzo turno contro la Sampdoria. Lo scontro diretto dell’Allianz Stadium, l’ennesimo capitolo delle sfide di questi ultimi anni tra le due squadre, vedrà però di fronte due squadre molto diverse da quelle che, appena cinque mesi fa si erano scontrate nella sfida Scudetto al San Paolo, vinta dal Napoli con il gol di Koulibaly all’ultimo minuto.

Il nuovo Napoli di Ancelotti

Siamo solo ad inizio stagiona ma il Napoli di Ancelotti è già profondamente diverso da quella di Maurizio Sarri. La prima e più evidente differenza è quella del modulo di gioco, ma in realtà lo scarto tra le due squadre e ben più profondo del semplice cambiamento della disposizione statica di partenza dei giocatori. Carlo Ancelotti ha lavorato con pazienza, aggiustando per passi successivi la sua squadra. Alla prima giornata il Napoli era ancora formalmente schierato con il 4-3-3, con Hamsik in posizione di mediano al posto di Jorginho. I meccanismi di gioco finivano però per disegnare un 4-2-3-1 con Allan che, in fase di possesso palla supportava, lo slovacco nella costruzione del gioco, mentre Zielinski che andava ad occupare la zona alle spalle dei centrocampo avversario.

Alla prima giornata contro la Lazio la pass-map del Napoli disegna ancora un 4-3-3.

Il 4-3-3 si è progressivamente, partita dopo partita, tramutato in un 4-4-2 più ortodosso, chiaramente riconoscibile in particolare nelle ultime due partite, contro Torino e Parma. Il 4-4-2 di Ancelotti mostra, nello sviluppo del gioco, parecchi punti di discontinuità con il 4-3-3 di Sarri. Il passing-game di Sarri mirava a disorganizzare la struttura difensiva avversaria utilizzando molti strumenti del gioco di posizione. In questo senso erano identificativi del calcio di Sarri l’invito al pressing avversario tramite le ricezioni spalle alla porta e il gioco corto di Jorginho, la ricerca degli half-spaces e la densità in zona palla in fase di possesso.

Ancelotti ha semplificato il possesso palla della squadra, rendendolo più lineare e cambiando il ritmo della circolazione. In fase di preparazione il triangolo costituito dai due centrali e dal mediano è stato sostituito da un quadrilatero con i due interni impegnati a supportare i difensori nella circolazione del pallone. Lo sfruttamento degli half-spaces, che continua a rivestire importanza nel gioco d’attacco del Napoli, è ricercato tramite meccanismi diversi. Se la passata stagione la formazione di triangoli mobili, specie sulla fascia sinistra, è stata propedeutica all’occupazione degli half-spaces, quest’anno sono i due esterni offensivi che, in autonomia, occupano la zona. Questi ricevono palla direttamente dai difensori o dagli interni, seguendo principi di circolazione del pallone più immediati. A differenza della passata stagione, il profondo utilizzo della rosa da parte di Ancelotti, consente al tecnico di variare le caratteristiche della sua squadra modulandole su quelle dei giocatori in campo e degli avversari. Ad esempio, contro la difesa a 3 del Torino, il Napoli si è schierato, per attaccare in ampiezza, con due esterni - Callejon e Verdi - capaci di rimanere aperti. In aggiunta, per sfruttare gli eventuali spazi tra le maglie della difesa avversaria creati dal gioco largo degli esterni, ha schierato come centravanti il più mobile Mertens e, con le corsie già occupate, due terzini più di contenimento come Hysaj e Luperto.

Contro il Parma invece, Ancelotti ha deciso di sfruttare gli spazi al fianco del mediano del 4-3-3 avversario, schierando due “falsi” esterni come Ruiz e Zielinski, lasciando l’ampiezza ai due terzini di spinta, Malcuit e Mario Rui.

 Il 4-4-2 visto con il Parma, con gli esterni Fabian Ruiz e Zielinski dentro il campo, e l’ampiezza occupata dai terzini.

Nel 4-4-2 Insigne viene prevalentemente impiegato come seconda punta, muovendosi attorno al centravanti e, talvolta, scambiandosi la posizione con l’esterno di sinistra. L’esperimento, a prima vista azzardato, è, finora, riuscito. Insigne ha addirittura aumentato il già elevato numero di tiri p90, che sono passati da 5.11 della scorsa stagione a 5.92 di questa. Criticato spesso per la selezione dei tiri, Insigne prende oggi tiri statisticamente migliori, passando da circa 0.08 xG per tiro della passata stagione a più di 0.1 xG per tiro in quella in corso. Insomma, Insigne tira di più e tira in situazioni e posizioni migliori. Le poche partite giocate rappresentano ancora un campione statistico non pienamente rappresentativo, ma sono di certo incoraggianti per il destino di Insigne da seconda punta.

Anche in fase di non possesso Ancelotti ha apportato diverse modifiche: la zona pura è stata sporcata da una maggiore attenzione alla posizione degli avversari. Il pressing rimane un’arma per il recupero alto del pallone, ma è utilizzato in maniera selettiva e non vengono trascurate fasi di difesa posizionale.

Non tutto, però, ha funzionato alla perfezione in questo inizio di stagione. La fase offensiva non ha sempre avuto l’intensità necessaria a garantire la pericolosità in un sistema d’attacco più lineare del precedente e, in transizione difensiva, la minore densità in zona palla in fase di possesso ha ridotto l’efficacia del gegenpressing e, talvolta, spezzato la squadra in due, allungandola pericolosamente e aprendo spazi tra le linee di difesa e centrocampo. Nonostante questo, anche in termini statistici l’attacco e la difesa del Napoli sono secondi solo a quelli della Juventus per xG fatti e subiti.

I due attaccanti e i 4 centrocampisti provano a recuperare il pallone in avanti, ma la squadra è lunga e i centrocampisti distanti. La Fiorentina ha due linee di passaggio alle spalle del centrocampo del Napoli e parte per una pericolosa ripartenza.

Gli scontri in campo

In 6 partite Allegri ha già fatto giocare 21 giocatori e cambiato almeno 3 moduli di gioco, senza contare le varie interpretazione degli stessi. La profondità della rosa bianconera permette al tecnico di modulare le strategie in funzione degli uomini in campo e degli avversari da affrontare. Nell’ultima partita ha fatto la sua comparsa anche il 3-5-2 tanto usato nella storia recente dei bianconeri. Al di là delle specificità delle singole partite, l’ingresso in rosa di Bonucci e Cancelo è sembrato ripulire la prima costruzione della Juventus e la resistenza al pressing, con ricadute estremamente positive sul palleggio dell’intera squadra. La squadra di Allegri sembra muovere il pallone più velocemente e con più qualità che nel recente passato, con vantaggi anche sulla fase difensiva, più orientata a un recupero rapido del pallone e che pare aver ridotto i momenti di difesa posizionale.

Certo, è presto per trarre considerazioni definitive, ma i bianconeri, a differenza che nella scorsa stagione guidano la classifica di Serie A per possesso palla (superiore al 60%), per precisione dei passaggi (superiore all’89%). Inoltre, anche grazie all’effetto Ronaldo, la Juve calcia mediamente 7 volte in più dell’anno scorso verso la porta avversaria. I dati relativi al pressing, al recupero del pallone e al baricentro della squadra indicano una formazione più alta e più aggressiva in fase di transizione difensiva e di non possesso.

È prevedibile che. in una partita importante come quella contro il Napoli, Allegri scelga la soluzione che pare più collaudata e sicura, con una linea di 4 difensori e 3 centrocampisti di ruolo in campo. In attacco dovrebbe essere sacrificato Paulo Dybala, per lasciare spazio alla coppia Ronaldo-Mandzukic, che si alterneranno tra la posizione di centravanti ed esterno di sinistro, con Federico Bernardeschi sulla fascia destra.

Da un punto di vista strategico, il 4-3-3 della Juventus non sembra il sistema ideale per mettere a nudo gli eventuali problemi difensivi del Napoli alle spalle della linea dei centrocampisti. Con questo modulo i bianconeri occupano con difficoltà la zona tra le linee avversarie, utilizzando le mezzali quasi esclusivamente come incursori nel cuore dell’area avversaria. Una difficoltà che può essere amplificata dall’assenza di Khedira, che lascerà sulle spalle (che sembrano larghissime) di Bernardeschi le responsabilità di fungere da raccordo per la manovra in zona di rifinitura.

Dall’altro lato del campo il Napoli proverà a mettere in difficoltà la difesa bianconera contando su una linea di quattro attaccanti contro i quattro difensori di Allegri. È una situazione tattica che la retroguardia della Juventus ha già affrontato con grosso successo a Siviglia, contro il 4-4-2 di Marcelino. Tuttavia le qualità e le caratteristiche della coppia Mertens-Insigne (sempre che non giochi Milik) sono profondamente diverse da quelle degli attaccanti del Siviglia e Bonucci e Chiellini sono chiamati a una partita di grande attenzione. La qualità della difesa della Juventus sarà comunque un ottimo test per misurare l’efficacia della nuova fase offensiva del Napoli.

Saranno poi decisivi, come in ogni partita, i tanti duelli individuali che si verranno a creare nel campo: Matuidi-Allan, Bernardschi-Mario Rui, Alex Sandro-Callejon. Come negli scorsi anni, Juventus-Napoli sembra ancora la partita di cartello della nostra Serie A, uno scontro tra grandi squadre, grandi allenatori e grandi giocatori.