Roma sconfitta dalla Spal, giallorossi mai così male dal 2012-13. Psicosi Olimpico e rimonte fallite

Serie A

Fabrizio Moretto

I giallorossi, dopo la sconfitta interna contro la Spal, sono rimasti a 14 punti: peggior score di sempre dall'epoca dello Zeman-bis. Pesa anche il fattore Olimpico - 7 sconfitte nelle 24 partite dell'era Di Francesco - e l'incapacità di reagire alle difficoltà

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Così non va. La Roma ritrova i fantasmi abbandonati tra fine settembre e inizio ottobre e si riaffaccia nel modo peggiore al prossimo appuntamento di Champions. Questa volta i giallorossi non hanno demeritato come nella precedente batosta di Bologna, ma hanno pagato nuovamente a caro prezzo le disattenzioni difensive e una certa fragilità psicologica che impedisce loro di reagire e recuperare in situazioni di svantaggio. La rimonta, infatti, è una soluzione quasi sconosciuta dalle parti di Trigoria, se non si considera quella ottenuta a metà contro l'Atalanta e nella passata stagione contro Sampdoria, Bologna (anche queste parziali, dunque con pareggio finale), Benevento e Napoli. Difficile, quindi, pensare di far punti se si va sotto nel punteggio perché in quel caso, oltre all'atteggiamento mentale - "non ci dobbiamo abbattere alle prime difficoltà" ha dichiarato Di Francesco -, emerge con prepotenza anche la componente tattica. La Roma accusa difficoltà nel far gol alle squadre che si chiudono, limite che si evidenzia quando si trova a rincorrere l'avversario. Contro la Spal le opportunità per andare a segno non sono di certo mancate, ma si sono progressivamente ridotte dopo l'uno-due firmato da Petagna e Bonifazi e, complice anche un po' di sfortuna - come in occasione dell'incrocio dei pali colpito da Lorenzo Pellegrini -, alla fine Milinkovic-Savic (e Gomis nel quarto d'ora finale) hanno mantenuto la porta inviolata. Un lavoro di concretezza a cui Di Francesco dovrà porre rimedio per far sì che i suoi abbiano, contro le medio-piccole, la stessa efficacia offensiva vista a più riprese contro le big, come testimoniato dallo straordinario percorso compiuto in Champions lo scorso anno.

Ciò che è certo, al momento, è che in casa Roma il piatto piange. I giallorossi, infatti, sono rimasti fermi a 14 punti in classifica, peggior score di sempre dopo nove giornate da sei stagioni a questa parte, quando sulla panchina giallorossa c'era Zeman. Allora le vittorie contro Inter, Atalanta e Genoa (oltre quella di Cagliari a tavolino) furono accompagnate dalle clamorose debacle casalinghe contro Bologna e Udinese e dal perentorio poker subito in casa della Juventus. Era, però, una squadra alle prese con i primi passi di una nuova rifondazione, nettamente differente rispetto all'attuale compagine reduce da una semifinale di livello europeo. A quel preoccupante inizio, infatti, seguì una seconda parte di stagione ancora più negativa, culminata con l'esonero del boemo e il ko nella finale di Coppa Italia contro la Lazio. Al momento si tratta solo di spettri lontani, ma i cattivi ricordi rievocano un po' di timore.

All'Olimpico più dolori che gioie

Il confronto con il passato, giustamente, poco o nulla interessa a Di Francesco, preoccupato dal far ripartire la squadra, a partire dalla sfida contro il Cska Mosca, e allontanare quell'aria che rischia di farsi minacciosa se le cose non andranno bene nei numerosi incontri ravvicinati che vedrà impegnati i giallorossi nelle prossime settimane. A preoccupare l'allenatore abruzzese, oltre ai pochi punti in classifica e all'incapacità di trovare continuità, è lo scarso feeling della sua Roma all'Olimpico. Quella subita contro la Spal è stata la prima sconfitta casalinga incassata quest'anno, un cattivo presagio in considerazione dei sei ko interni incassati nella passata stagione, peggior rendimento tra le mura amiche degli ultimi 70 anni. Un'interpretazione di gioco e di punti completamente rovesciata rispetto a quanto accadeva con il suo predecessore, Spalletti, che davanti al sostegno dei tifosi giallorossi sapeva raccogliere quasi esclusivamente vittorie, rendendo l'Olimpico un vero e proprio fortino. Il calendario, adesso, ripropone i giallorossi da padroni di casa, una ghiotta opportunità per chiudere con il passato e cominciare un nuovo ciclo, sotto la stella che ha più brillato in questo, ancora incompleto, biennio di Di Francesco: quella europea.