Spal, Petagna: "Mi aspettavo la Nazionale, spero per giugno. Ho rischiato di smettere"

Serie A
(lapresse)

L'attaccante della Spal, miglior marcatore italiano in Serie A: "Ho sperato nella chiamata di Mancini, ma non sono arrabbiato e a giugno ci riproverò". Sul passato: "Prima di Ascoli nessuno mi voleva più, ho rischiato di smettere. All'Atalanta non segnavo? Ho fatto 20 assist in due stagioni. Vieri aveva pronosticato 20 gol, vorrei arrivare almeno a 15"

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11 gol in campionato, trascinatore di una Spal che sogna la salvezza. Andrea Petagna, a segno in sette delle ultime dieci presenze in Serie A, sta vivendo uno dei migliori momenti della sua carriera. Esattamente anno fa - era il marzo 2018 e giocava nell’Atalanta - Ventura lo convocò per la prima volta in Nazionale, fatto che non si più ripetuto: “Ventura CT, esordio contro l’Olanda nello stadio dell’Ajax: è stato fantastico - ha raccontato l’attaccante a La Gazzetta dello Sport - Perché non ci sono più tornato? Beh, forse anch’io ho messo del mio… Questa volta però ho sperato molto che Mancini mi chiamasse, lo am­metto, anche perché nelle ultime settimane ho segnato tanto. Ma sono convinto che se continue­rò così un posto lo troverò. Ma non sono arrabbiato, ho ancora più sti­moli per migliorare e raggiun­gerla. La mia idea è quella di arrivarci nel momento giusto”. Petagna è l’italiano più giovane nei primi dieci marcatori della Serie A, fuori dai convocati di Mancini proprio come Belotti: “Ogni allenatore ha il suo punto di vista: va rispettato. L’età è dalla mia parte, sono un 1995. So che avrò i requisiti giusti per l’Azzurro. A giugno, spero”.

"Prima di Ascoli nessuno mi voleva più"

L’attaccante della Spal ha poi ripercorso le tappe più importanti della sua carriera, a cominciare dalla possibilità che smettesse col calcio prima di Ascoli: “Se fosse successo sarei tornato dai miei: forse avrei fatto l’insegnante di nuo­to come mamma - ha spiegato - Nessuno, nel calcio, mi voleva più. Andavo in palestra, avvilito. In quei mo­menti ce l’avevo col mondo in­tero, litigavo con tutti. Poi ho capito che l’autocommiserazio­ne non serve. Conta solo reagi­re”. Rinascita con l’Atalanta, anche se a Bergamo dicevano che non segnava mai: “Sa cosa diceva Gasperini? Qualunque cosa tu faccia bene, la gente troverà sempre qualco­sa per criticarti. Eppure Gasp mi metteva sempre in campo e sa quanti assist ho fatto in due anni? Venti. L’etichetta ‘Non fa gol’ mi ha dato fastidio, ma il modo di giocare era evidente: più per gli altri che per me stes­so e lontano dalla porta”. Con Semplici, ora, è più dentro l’area: “Mi ha dato libertà e un po’ di anarchia. Sono più di fronte alla porta: e segno. Se sono maturato io? Gasperini lo ritengo il numero uno: mi ha migliorato ed è bravissi­mo. Ma sono pure cresciuto io: anche i due diversi modi di gio­care, là e qui, mi stanno com­pletando”.

"Bobo Vieri è il mio esempio"

Petagna ha anche raccontato un aneddoto particolare su Gasperini: “Dopo una sostituzione calciai una bottiglietta dalla rabbia. Il giorno dopo mi ha cazziato da­vanti alla squadra: non mi ha risparmiato nulla”. In fatto di calcio, però, l’insegnante dell’ex attaccante del Milan è uno solo: “Bobo Vieri. L’estate scorsa mi aveva pronosticato 20 gol, vor­rei arrivare a 15. Bobo è stato il più forte nove Azzurro. Guardo an­cora i video dei suoi gol e gli chiedo consigli su come calcia­re. L’ultimo? Di tirare il rigore centrale: ora che l’ho detto, non lo farò”. La Spal ha due mesi di fuoco per centrare la salvezza: “Se ci riusciamo potrebbe essere che mi faccio biondo”, conclude l’attaccante.