Juventus, l'ottavo scudetto senza il numero 8

Serie A

La squadra di Allegri ha conquistato la Serie A per l'ottava volta consecutiva, la prima senza il suo Principino, Claudio Marchisio. La sua maglia numero 8 è rimasta vacante, ma anche da lontano ha fatto sentire il suo sostegno. E in campo in tanti hanno provato a prenderne l'eredità...

JUVE SCUDETTO, LO SPECIALE

Ha preferito intraprendere una nuova avventura. Quasi tre mila chilometri più a est e un po' di gradi in meno rispetto alla già fredda Torino, precisamente a San Pietroburgo. Anche da lontano, però, non ha mai smesso di fare il tifo e supportare i suoi ex compagni, gli stessi al quale ha lasciato la sua eredità in campo, insieme a quello spirito di juventinità e di spessore umano che si porta dietro fin da bambino. Ed è davvero curioso che l'ottavo scudetto della Juve sia arrivato proprio senza il numero 8, appartenuto a Claudio Marchisio, uno dei grandi addii della scorsa estate insieme a Gigi Buffon. Quella maglia è rimasta vacante, troppo presto per farla a indossare a qualcun altro che non sia il Principino, diventato nel frattempo zar in terra russa. Fosse stato per lui, probabilmente, l’avrebbe data ad Alessio Ferramosca, uno dei due 17enni – insieme a Riccardo Neri - scomparsi tragicamente, nel 2006, in un laghetto all’interno del centro sportivo di Vinovo. Un ricordo che Marchisio tiene sempre vivo e che commemora nel corso di ogni anniversario. Trovare un suo degno erede oggi non è semplice, nonostante tra le attuali formazioni giovanili bianconere – da Poletti a Fagioli, per finire al già debuttante Nicolussi – non manchino grandi promesse pronte a compiere il passo da gigante nella Juve del futuro.

Il falso 8 nella squadra attuale

In questa prima stagione senza di lui, Allegri ha saputo ripiegare varando varie soluzioni: da Khedira a Matuidi, per finire a Bentacur ed Emre Can. Nessuno di loro ha disatteso le aspettative, ma allo stesso tempo le loro caratteristiche hanno leggermente alterato il ruolo dell’8. Il francese campione del mondo ha avanzato la sua posizione negli ultimi anni, ma in fase offensiva non ha espresso la stessa tecnica ed efficacia di Marchisio, così come l’ex Liverpool si è distinto in particolare da “recupera palloni” che non in entrambe le fasi. Discorso simile per Khedira, costretto a fermarsi quattro volte in stagione, mentre Bentancur – cresciuto esponenzialmente nell’ultimo anno – si è imposto soprattutto sulla trequarti o come vice Pjanic, ruolo più volte ricoperto dall’attuale centrocampista dello Zenit dopo la cessione di Pirlo. Quattro grandi campioni, protagonisti di un’annata straordinaria, ma ognuno diverso per interpretazione tattica rispetto all’ex numero 8 bianconero. E non è un caso che la Juve abbia già perfezionato l’acquisto di Aaron Ramsey, centrocampista box-to-box in grado di puntellare la rosa e offrire un altro tipo di soluzione all’allenatore toscano. L’equilibrio, l’aggressività in fase di non possesso palla e la qualità unita all’intelligenza nella fase offensiva posseduta dal gallese potranno, forse, legittimare quella maglia rimasta vacante quest’anno a un nuovo proprietario.

La Juve e l'importanza dell'8

L’assenza del numero 8 non ha, comunque, pesato nell’economia del campionato. Allegri l’ha vinto puntando ancora, soprattutto, sulla solidità del sistema difensivo, garantita da un alfiere come Chiellini. E alla forza del capitano davanti a Szczesny si sono aggiunti altri 8 pedoni – in alcuni momenti trasfigurati in torri e cavalli a seconda della disposizione scacchistica -, tutti al servizio del re, Cristiano Ronaldo. Con l’arrivo di CR7, la Juve ha raggiunto l’equilibrio cosmico – il numero 8 – e ha brillato come le stelle, attorniata da tutti i pianeti. Otto, per l’appunto. La stessa cifra che ricorda anche la celebre sequenza di Lost (4 8 15 16 23 42), denominata poi “equazione di Valenzetti”, matematico italiano che sviluppò la fittizia formula per rimandare la fine del mondo. O anche la fine di un'era, quella che la Juve non ha proprio intenzione di chiudere e continua ad allungare, arrivando a centrare l’ottavo scudetto di fila, record di sempre. E restando in tema Universo non si può non notare che 8 sono anche i minuti impiegati dalla luce del Sole per giungere sulla Terra, cinque in più rispetto a quelli che son bastati alla squadra di Allegri per trovare la prima rete del campionato, realizzata da Khedira contro il Chievo. E se la spiegazione scientifica non basta a tratteggiare il percorso della Juve, ci si può ispirare alla filosofia buddista e interpretare questo straordinario ciclo negli 8 sentieri della Via che portano alla cessazione della sofferenza, quella che i bianconeri si sono lasciati alle spalle dopo due settimi posti per tornare tra i top club al mondo.