Juventus, Kean: "Infanzia difficile, cresciuto grazie a Dio e alla strada"

Serie A

Il giovane attaccante bianconero si racconta: "Sono cresciuto per strada e lì ho imparato tante cose. Giocavo in oratorio su un campo in asfalto, dopo qualche anno mi sono ritrovato in squadra con Dybala, Buffon e Marchisio: l'esordio con la Juve mi ha cambiato la vita. Ho avuto un'infanzia difficile, oggi sono così grazie a Dio e alla strada. Chiellini è spaventoso, ho ancora una cicatrice sulla caviglia per una sua entrata. Quando vedo giocare Dybala, invece, penso che spaccherebbe all'oratorio"

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Appena due presenze da un minuto ciascuno nelle prime 26 giornate di campionato, poi nove presenze consecutive con sei gol segnati. Il finale di stagione della Juventus, anche grazie all'ampio vantaggio sul Napoli, ha permesso a Moise Kean di prendersi la scena a suon di reti e giocate. Con tanto di chiamata in Nazionale ed esordio azzurro, con le due reti contro Finlandia e Liechtenstein. L'attaccante classe 2000 rappresenta il futuro della Juventus e dell'Italia e ha raccontato il suo passato in una lunga intervista a 'The Players' Tribune': "La strada insegna molte cose, a essere uomo, a capire la realtà della vita e quel che c'è intorno, nel bene e nel male. Da bambino ho sofferto, non è stato facile. Ci penso ogni qualvolta vado a fare allenamento, ad aver fame e andare avanti. Il mio passato non è come quello di molti altri ragazzi, per questo motivo molte volte mi metto lì e penso a ciò che ho fatto e a quanto sono fortunato oggi. Ringrazio Dio ogni giorno".

"Ho imparato a giocare in oratorio"

"Il primo ricordo del calcio ce l'ho ad Asti, in oratorio - racconta Kean - Facevamo tornei con tante nazioni, il campo era in asfalto e se cadevi ti facevi male. Ma le partite erano così intense che ogni volta ti rialzavi lo stesso. Una volta ero così disperato che ho rubato il pallone a un prete, era una brava persona che teneva tutti i palloni in un cassetto che non chiudeva mai. Quindi ogni volta che perdevo la mia palla, magari perché avevo tirato al di là di una staccionata, entravo di nascosto nell'oratorio, aspettavo che il prete salisse sopra e ne prendevo una dal suo cassetto. Per giocare ci volevano 10€ a persona, li chiedevo in prestito, li rubavo o li risparmiavo per tutta una settimana per potermi permettere la mia commissione. La squadra vincente, alla fine, prendeva tutti i soldi. Ogni settimana era una battaglia, dopo ogni contrasto fingevi di non esserti fatto male per non farti prendere in giro. Così ho imparato a giocare, da qui è iniziato il mio viaggio. Il calcio, come la vita, è fatto di alti e bassi: a volte segni all'ultimo minuto e vinci 60€ per tutti, altre volte no". 

"L'esordio con la Juve mi ha cambiato la vita"

"La mia vita è cambiata quando ho esordito con la Juve – prosegue – Da un paio di settimane mi allenavo in prima squadra, a Pescara poi Allegri mi chiese di scaldarmi ma io non ci credevo. Il tempo stava per finire e vincevamo 4-0 e pensavo: 'Perché non mi fa entrare?'. Lo guardavo e cercavo di farglielo capire. Avevo un po' perso le speranze, poi all'80' mi chiamò per farmi entrare. Corsi velocemente da lui, avevo il cuore che batteva a mille. Mentre entravo al posto di Manzukic, pensavo a tutte le partite giocate sull'asfalto al Don Bosco. E invece ero lì in campo con Dybala, Marchisio e Buffon allo Juventus Stadium. Penso di non aver mai provato una sensazione simile, secondo me tutto questo l'ho avuto grazie a Dio e alla strada".

"Chiellini spaventoso, Dybala spaccherebbe all'oratorio"

Oggi, il suo capitano si chiama Giorgio Chiellini: "Quando cresci come sono cresciuto io, anche Giorgio in allenamento non sembra così spaventoso. Non è vero, in realtà è spaventosissimo. Ho ancora una cicatrice sulla caviglia dall'ultima volta che ho provato a fare una giocata contro di lui, è cattivo. Poi quando mi alleno vedo uno come Dybala e penso: 'Cavolo, uno così spaccherebbe all'oratorio'. Penso sempre ai ragazzi che giocavano lì con me, perché dall'oratorio è cominciato tutto".