L’allenatore bianconero ha presentato il suo libro, 'È molto semplice', e si è soffermato su diversi aspetti della stagione della Juve: "Contro la Fiorentina il momento più bello, tanti pensano che vincere lo scudetto sia facile ma non è così. Cristiano è superiore a tutti a livello mentale"
Dalle modalità di gestione del gruppo agli obiettivi da raggiungere attraverso una specifica tipologia di lavoro. Poi l’impatto di Cristiano Ronaldo con l’universo Juventus e la conquista dell’ottavo scudetto consecutivo, il quinto da quando siede sulla panchina bianconera: tanti gli argomenti affrontati da Massimiliano Allegri, che ha presentato il suo primo libro, 'È molto semplice'. Intervenuto dal palco del Salone del Libro di Torino, l’allenatore della Juventus ha fatto il punto sul suo ruolo e sulla stagione disputata dalla sua squadra. "Quando si ha un ruolo di responsabilità bisogna sempre rimanere distaccati per valutare al meglio tutto – ha esordito Allegri -, è quello che provo a fare sempre. In questo libro non parlo di tecnica o tattica, ma di come si possono gestire certi momenti, non solo in qualità di allenatore. Chiaramente mi soffermo sulla gestione dei giocatori: loro sono comodi e vorrebbero sempre ciò che preferiscono. Ma quello che serve loro non è ciò che piace. Ai giocatori bisogna dare quello che gli serve: se inizi a dare loro quello che preferiscono, poi si rischia che in partita non facciano la prestazione".
I momenti chiave della stagione e la gioia dello scudetto
"Penso che le tre grandi partite di questa stagione siano quelle contro Valencia, Manchester United e Atletico Madrid. Queste tre partite spiegano quello che è il mio pensiero – ha chiarito Allegri -: a Valencia siamo subito rimasti in dieci uomini ed è venuto fuori il DNA della Juve, che ha voluto dimostrare di poter vincere anche senza il migliore al mondo, Cristiano Ronaldo. Con lo United, tecnicamente, è stata la migliore partita della stagione, ma non la ricorda nessuno perché abbiamo perso. Con l’Atletico avevamo tutto da guadagnare e nulla da perdere, la squadra ha fatto una grande partita. Per me gli obiettivi vanno raggiunti, lavoro in una società per cui è necessario raggiungere gli obiettivi. Bisogna essere bravi anche a cambiare in corsa le strategie per raggiungere gli obiettivi. E per questo chi sta a capo di una squadra deve avere la capacità di capire i momenti delle persone. Io sono scelto per raggiungere degli obiettivi, se non li raggiungo vuol dire che ho fallito. Lo scudetto è stato un obiettivo raggiunto e la partita contro la Fiorentina rappresenta il momento più bello della stagione. Sembra tutto normale perché abbiamo vinto un mese prima, ma lo scudetto ha lo stesso valore sia se si vince un mese prima, sia se arriva all’ultima giornata come per il City. Per me vincere il campionato è stato un traguardo straordinario, a tanti vincere sembra normale, ma non è così. Anzi, è difficilissimo. Non vedo l’ora di poter celebrare lo scudetto e un’altra annata straordinaria, nella quale abbiamo vinto il 50% delle competizioni alle quali abbiamo partecipato".
L’impatto di CR7
In chiusura Allegri ha inevitabilmente parlato dell’impatto avuto da Cristiano Ronaldo sull’universo Juve. "A livello mentale lui è più forte degli altri – ha spiegato l’allenatore -, ogni giorno trova nuovi obiettivi personali dentro sé stesso, anche se per uno come lui, che a 34 anni ha vinto quello che ha vinto, è difficile trovare nuovi obiettivi. Ma Cristiano è micidiale, ha una lucidità e una cattiveria calcistica incredibile. Tutti devono imparare da lui, anche io ho imparato perché non capita tutti i giorni di allenare il migliore al mondo. Durante la rifinitura prima della partita, ad esempio, facciamo sempre una partitella. Lui vuole sempre vincere, il divertimento per lui è questo. Ma gli ho spiegato che non tutti sono come lui. È veramente maniacale e anche per questo è differente da tutti gli altri. Lo stesso mi accadeva al Milan quando allenavo Ibrahimovic, che ogni giorno si arrabbiava per una palla sbagliata. Gli dicevo: 'Se tutti fossero bravi come te, non ci sarebbero problemi'. Ma gli spiegavo anche che toccava a lui mettersi a disposizione degli altri, come deve sempre fare il più bravo. Siccome quelli meno bravi non arrivano al livello dei migliori, quelli bravi devono avere l’umiltà di non metterli in difficoltà. Questo vale nel calcio e non solo. E sotto questo punto di vista Cristiano Ronaldo è molto bravo".