Boban: "Il mio cuore batte per il Milan, lo riporterò in alto con Maldini"

Serie A

Il nuovo Chief Football Officer dei rossoneri ha parlato in esclusiva a Sky Sport: cosa rappresenta il Milan per Boban, la prima chiamata di Maldini, la volontà di riportare il club in alto. "Questa è la sfida più grande, ma non ho paura: devo provarci. Giampaolo? Un allenatore speciale"

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SARA' QUESTA LA TERZA MAGLIA DEL MILAN?

Una nuova sfida, "la più grande". Perché diversa da tutte le altre, da vivere con i colori del Milan. La nuova sfida è quella di Zvonimir Boban, che affianca Paolo Maldini e Ricky Massara nel percorso che ha come obiettivo quello di riportare i rossoneri ai livelli di un tempo. E la voglia di raggiungere tale obiettivo trasuda da ogni parola che Boban ha pronunciato nel corso di questa intervista esclusiva rilasciata a Sky Sport: dalla chiamata di Maldini al calciomercato, da Giampaolo fino alle responsabilità che derivano da questo nuovo ruolo. Tanti i temi toccati:

Siamo a Milanello, ti batte il cuore?

"Il cuore batte forte, è molto emozionante. Ho 50 anni e certe emozioni magari le vivi con maturità, queste erano difficili da contenere. Sono stato zitto per viverle bene, nel profondo, perché è giusto così. Poi il ritmo degli incontri e la frenesia del lavoro ti portano altrove, ma Milanello è la casa in cui abbiamo costruito e vinto tanto. Perché San Siro è la conseguenza di questo posto qui".

Cosa è il Milan per te?

"Sono cresciuto in un'era diversa, oggi si è un po’ persa l'anima del calcio, si sono perse le bandiere e l’idea di appartenenza. Mi sono innamorato immediatamente del Milan, è diventato il club della mia vita. Questo continua per sempre. Quando finisci di giocare hai un anno o due di distacco, è logico. Perché tutto questo è stancante. Per un anno o due non ero tifoso come si deve essere e avevo i miei ritmi. Ma dopo ti ritorna ed e peggio, lo ami ancora di più di quando hai giocato. Dopo diventa una cosa più matura, ancora più bella".

Raccontaci la chiamata di Maldini:

"Ero a casa a Zurigo, con mia moglie e i miei figli. In realtà ci sentiamo spesso, due-tre giorni prima mi aveva parlato ma io pensavo che sarebbe andato avanti da solo anche perché stava finendo l’esperienza di Leonardo. Ma in realtà non avevo capito. 'Ci pensi, parliamone'. Ho preso la macchina e abbiamo parlato tutta la notte per vedere tutte le problematiche e per vedere cosa c’era da fare. La sfida più grande della mia vita? Sì, lo è. Ma mi piacciono le sfide, non mi piace la comfort zone. Dopo 3 anni alla FIFA l’avevo raggiunta, dopo che abbiamo ribaltato quell’organizzazione criminale che era la Fifa e tutta vergogna che ci ha dato. Quella era stata una grandissima sfida, all’insegna del rispetto del calcio. Questa è una sfida diversa: con i miei colori, il mio passato, le mie capacità, l’obiettivo di dare qualcosa al mio club. Ha un altro sapore. Non ho paura di sbagliare o di fallire, avrei problemi con me stesso se non ci provassi".

Quali sono i tempi per riequilibrare il Milan finanziariamente e sportivamente?

"Finanziariamente è già abbastanza a posto, con tante restrizioni del FFP non è facile ritornare al Milan che era. Dobbiamo velocizzare questo processo con le nostre qualità e le nostre scelte giuste e calcisticamente logiche. Non sempre andrà bene, nessuno ha mai indovinato tutti i giocatori, però dobbiamo sceglierli giusti. Paolo e Ricky hanno assolute capacità, io sono qui a dare il mio contributo. La società è stabile e ambiziosa più di quanto si pensi, Elliott si è innamorato del Milan. Se non ci fossero le ambizioni di costruire qualcosa di grande, io non sarei qui. Non so quanti anni ci vorranno, forse 4 o 5 ma vorremmo velocizzarlo per essere competitivi prima ed essere forti già da quest’anno. Già dal gioco: abbiamo scelto l'allenatore giusto. Anche se Gattuso ha fatto bene".

Perché Giampaolo è speciale?

"Perché sono rimasti pochi allenatori con i suoi concetti, quando vedi le sue squadre giocare vedi una macchia che si muove tutta insieme, qualsiasi cosa succede. Il suo è un grandissimo sapere calcistico, molto complicato da avere. Noi vediamo allenatori che gestiscono gli spazi con la qualità dei giocatori: non è la stessa cosa, anche se si può vincere così. La qualità dei giocatori è comunque fondamentale, il concetto da solo non vince. Ma può aiutare e lui saprà darci questo".

Il Milan può pensare di prendere grandi giocatori già adesso?

"Non possiamo investire in un Neymar, per le restrizioni di cui abbiamo parlato prima, cioè il FFP. Certamente faremo di tutto per creare delle plusvalenze e creare delle possibilità per investire. Deve essere una crescita organica ma rapida, noi dobbiamo velocizzarla. I tifosi vedranno un bel calcio, offensivo, un calcio da Milan, un’idea Milan, perché il Milan è il Milan e deve fare il Milan".

Senti il peso della responsabilità?

"Lo sento come Maldini, come Gazidis e Massara. Il Milan non può essere una squadra media, felice di arrivare sesta o quinta. Dobbiamo fare di più, secondo me ci riusciremo".

Quale sarà il futuro di Donnarumma?

"Gigio è un portiere grandioso, siamo felici di averlo. Per adesso questa è la situazione, vediamo in avanti. Ci dirà il mercato cosa fare, per me è il miglior talento che si è visto dopo Buffon".