Demiral senza visto, niente ICC in Cina per il nuovo acquisto della Juve

Serie A

A causa delle tensioni tra Cina e Turchia, il nuovo acquisto della Juventus giocherà solo la prima amichevole della tournée asiatica con i bianconeri, che si disputerà a Singapore. Salterà, invece, le due successive in Cina: tempi troppo lunghi per ottenere il visto speciale

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Questa volta il calciomercato non c’entra, a entrare in scena è – purtroppo – la politica. Merih Demiral, regolarmente nell’elenco dei convocati di Maurizio Sarri per la tournée asiatica della Juventus, giocherà la prima partita, domenica a Singapore contro il Tottenham, ma salterà le due successive, che si disputeranno in Cina, contro Inter (mercoledì 24) e Team K-League (venerdì 26).

Il motivo è da ricercare nelle tensioni politiche Cina-Turchia, per cui la procedura per ottenere il permesso di entrata in Cina per il 21enne turco (il primo giocatore turco nella storia della Juventus, adesso nel mirino del Milan) richiederebbe troppo tempo, dovendo ricevere il visto direttamente dall’ambasciata cinese in Turchia, procedura diversa rispetto a quella di tutti gli altri compagni di squadra.

“Dopo la gara di Singapore contro il Tottenham, in programma domenica 21 luglio, a causa di impedimenti burocratici nel rilascio del visto per l'ingresso in Cina, secondo paese toccato dal tour, rientrerà in Italia”, si legge in un comunicato sul sito bianconero, con il “caso Demiral” che finisce per dare un seguito a quello, molto simile, di Mkhitaryan, “impossibilitato” a giocare l’ultima finale di Europa League che si disputava a Baku “a causa” della sua nazionalità armena e delle tensioni Armenia-Azerbaijan.

I rapporti Cina-Turchia

Nel caso dei rapporti diplomatici tra Cina e Turchia, invece, la rottura tra i due Paesi risale alle dichiarazioni del portavoce del ministero degli Esteri turco Hami Aksoy, che a febbraio aveva denunciato le politiche di repressione adottate dalle autorità cinesi contro gli uiguri, minoranza etnica turco-musulmana che vive nella regione autonoma dello Xinjiang. Situazione definita “una vergogna per l'umanità”, prontamente smentita dall'ambasciata cinese in Turchia e del Ministro degli Esteri cinese Lu Kang, che hanno risposto definendo “inaccettabili e false” le accuse. Nella sua ultima visita a Pechino, poi, il presidente turco Erdogan ha ridimensionato la questione contraddicendo di fatto il Ministro e affermando che “tutti i gruppi etnici dello Xinjiang vivono felicemente in condizioni di sviluppo e prosperità”, un modo per salvaguardare i rapporti commerciali tra i due Paesi, ma la tensione resta comunque alta.