Maldini: "Quelli in Champions i derby più belli, che stress viverli da dirigente"

Serie A

Il Direttore Tecnico rossonero intervistato dal sito del Milan racconta i suoi derby: "I più speciali quelli in Champions, soprattutto per il risultato finale. Scaramanzie? Ho capito che non servivano. Viverlo da dirigente è troppo stressante".

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Se dici derby di Milano non puoi non pensare a Paolo Maldini. 56 le sfide giocate contro i cugini nerazzurri dall'attuale Direttore Tecnico ed ex leggenda rossonera, che lo rendono il recordman di questa particolare graduatoria davanti a un'altra icona del calcio milanese come Javier Zanetti (fermo a 46 presenze). Chi meglio di lui, dunque, può raccontare cosa significa una partita del genere. E, soprattutto, quanto sia emozionante giocarlo. Lo ha rivelato lui stesso in una intervista rilasciata al sito ufficiale del club rossonero.  

"È sempre una grande emozione vivere un derby, ma devo dire che grazie a Dio l’importanza di questo derby non è superiore a quella che poi è l’importanza di vincere qualcosa durante la stagione. In altre città il derby è ancora più importante perché le due squadre non sono mai arrivate a obiettivi ancora più alti rispetto a una partita singola"

Qual è stato il derby più emozionante?
"Ne ho giocati una cinquantina, adesso non ricordo esattamente la cifra e devo dire che sono stati tutti un po' diversi. I primi certamente non giocati al 100% anche perché la tensione a 17-17-18 anni è più difficile da gestire rispetto a quando ne hai 35-36, però certamente tutti molto emozionanti. Forse quelli dalla maggiore intensità sono stati quelli di Champions League, anche per il risultato finale che poi è l’unica cosa che conta: giocare una doppia semifinale in 6 giorni tra andata e ritorno, qualificarsi per la finale e poi vincere la coppa certamente dà un valore speciale a quelle due partite"

Quanto sarà importante il fattore tifo?
"Si sente sempre il calore della tifoseria rossonera, anche se è sempre stata molto esigente. Grazie a Dio ho vissuto buona parte dei miei anni da calciatore lottando per vincere qualcosa e il tifo è sempre stato parte integrante di tutti i nostri successi. Mi ricordo che nei primi anni ’90 c'erano addirittura 71-72 mila tifosi abbonati, quindi eravamo abituati ad avere sempre lo stadio pieno."

Avevi qualche gesto scaramantico prima di giocare un derby?
"Vedevo gli altri miei compagni che facevano spesso atti scaramantici quindi ho cominciato a farli anche io credendo che potessero portare bene. Poi ho visto che, ovviamente, vincevo, perdevo e pareggiavo anche se facevo le stesse cose quindi ho capito che conveniva di più concentrarsi sugli aspetti della partita e su quello che sarebbe successo in campo e per questo ho smesso di fare lo scaramantico. Ma credo che siano cose legate più al calcio degli anni 80."

Qual è la differenza di vivere un derby da caciatore a dirigente?
"La differenza di un derby vissuto da giocatore o dirigente è enorme, perché nel secondo caso manca la partita. Non giocando la partita, uno si prepara solo per vederla e livello di stress è molto più impattante. In campo si possono sfogare le paure, le emozioni e gli istinti; guardandola dalla tribuna, o dalla panchina, invece no."