Koulibaly: "Io via dall'Italia per i fischi? No, vadano via i razzisti"

Serie A

Intervistato dall'Equipe, il difensore del Napoli attacca ancora i razzisti: "Non devono pensare di poter avere la meglio". Nel suo mirino anche la leggerezza delle pene esistenti in Italia e i ritardi nell'applicarle: "Serve qualcosa di esemplare"

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Dal 26 dicembre dello scorso anno, quando fu bersagliato dai tifosi dell'Inter a San Siro, Kalidou Koulibaly è sempre in prima linea per denunciare senza paura fischi e insulti razzisti ricevuti negli stadi. Intervistato dal giornale francese l'Equipe, il difensore senegalese ha escluso che il comportamento razzista dei tifosi avversari possa convincerlo a lasciare la Serie A: "Assolutamente no, significherebbe dargliela vinta. Se ne devono andare loro, noi dobbiamo dimostrare di essere sempre presenti". Il problema razzismo è emerso spesso già nelle prime giornate di questo campionato e, secondo Koulibaly, una causa è da ricercare nelle poca severità delle punizioni: "Non ci sono mai multe esemplari, punti di penalizzazione per le squadre o tifosi espulsi o banditi dagli stadi. Ci vuole un esempio importante". L'Inghilterra, sotto questo punto di vista, rappresenta un modello a cui guardare: "Anche lì, che è il campionato più seguito, ci sono episodi di razzismo, invece i tifosi vengono cacciati dallo stadio. Bisogna condurre questa battaglia". Una battaglia complicata, anche perché da affrontare contro grandi masse: "Chi fa questi fischi è sempre nell'anonimato della folla, si può nascondere, se si trovassero davanti a me non farebbero nulla".