Juve, la Procura di Torino rinuncia all'appello su misure cautelari verso club e persone

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La Procura ha rinunciato all’appello contro la decisione del gip che lo scorso 12 ottobre aveva respinto la richiesta di custodia cautelare nei confronti di alcuni esponenti del club bianconero, tra cui i vertici della società. Si attende la data della prima udienza preliminare

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La Procura di Torino rinuncia alle misure verso la Juventus, sia per quanto riguarda la società che le persone fisiche dopo che già lo scorso ottobre il gip del tribunale di Torino Ludovico Morello aveva respinto le richieste di misure interdittive per Andrea Agnelli e altri indagati.

Il motivo della rinuncia

I pm hanno preso questa decisione alla luce delle dimissioni in blocco, lo scorso 28 novembre, di tutta la dirigenza juventina. Le cosiddette "esigenze cautelari" (che già il giudice Morello non aveva ravvisato) si sono drasticamente affievolite, al punto che continuare su questa strada, secondo gli stessi magistrati, sarebbe "inutile" anche alla luce del tempo trascorso. L'inchiesta, del resto, è ormai chiusa: sono stati chiesti i rinvii a giudizio e ora si attende - probabilmente a gennaio - il fischio di inizio dell'udienza preliminare

La richiesta a giugno dei domiciliari

I magistrati, a giugno, avevano chiesto gli arresti domiciliari per Andrea Agnelli, Fabio Paratici e l'avvocato Giuseppe Gabasio, consulente della società, con il divieto (esteso ad altri quattro dirigenti) di esercitare "imprese o uffici direttivi" per dodici mesi. Il gip si era opposto. La procura aveva presentato un ricorso al tribunale del riesame - che aveva fissato l'udienza di discussione il 21 dicembre - proponendo però soltanto la misura interdittiva. C'era poi anche la richiesta di procedere al sequestro del "profitto del reato": la somma, calcolata con il bilancino, era di 437.403,28 euro.

Il processo a Torino o Milano?

Sul processo pesa l'istanza presentata dalla difesa bianconera alla procura generale della Cassazione con l'invito a dichiarare come sede competente non Torino, ma Milano. Questa partita si gioca su un comunicato diffuso dalla Juventus il 20 settembre 2019 (progetto di bilancio, piano di sviluppo 2019-2024, aumento di capitale) bollato dai pm come il punto di partenza del reato di aggiotaggio. La nota è stata immessa nello Sdir (il sistema di diffusione delle informazioni della Borsa) alle 18:48 e 38 secondi, e diffusa al pubblico alle 18:49 e 12 secondi. Ad occuparsene è stata la Computershare, partecipata da una società di diritto australiano, che a sua volta si è avvalsa di un data center che, nel caso del comunicato bianconero, ha operato da Roma. Gli avvocati difensori affermano che l'azione deve essere considerata commessa a Milano, sede legale della Computershare. La procura si è opposta: come si legge nelle carte dell'inchiesta, "il comando di invio è sempre ordinato da dispositivi/uffici di Juventus" e, soprattutto, dopo il clic "l'operazione è irreversibile, il file è immodificabile e il messaggio viene pubblicato sul portale a distanza di pochi secondi". A decidere saranno i magistrati romani.