Juventus, le motivazioni della sentenza plusvalenze: il club farà ricorso

Serie A

La Corte di Appello della Figc ha pubblicato le motivazioni della sentenza sulla Juventus nell'ambito del procedimento sulle plusvalenze: "Illecito grave, ripetuto e prolungato. I nuovi atti provano l'intenzionalità". La Juve annuncia il ricorso, il legali del club: "Decisioni viziate da evidente illogicità". Il punto sulla situazione e i prossimi passi

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Scopo del processo sportivo non è giungere a una determinazione esatta dell'ammontare delle plusvalenze fittizie, ma individuare se vi siano effettivamente state e se il fenomeno sia stato sistematico". E' uno dei passaggi più significativi delle motivazioni con le quali la Corte d'Appello Federale ha argomentato le ragioni del -15 inflitto alla Juve il 20 gennaio scorso, in aggiunta alle altrettanto pesanti inibizioni ai suoi dirigenti. Non la somma delle singole plusvalenze fittizie, notoriamente non individuabili oggettivamente come tali, ma l'intenzionale alterazione delle operazioni di mercato emersa dall'impressionante mole di documenti giunti dalla Procura della Repubblica di Torino.

Perché è stato riaperto il processo

Documenti - intercettazioni e carte - che rappresentano fatti radicalmente diversi rispetto al primo processo e dunque adatti a riaprirlo, ma solo per la Juventus, mancando evidenze nuove riguardo gli altri club.

Il libro nero FP

Ruolo preponderante ha secondo i giudici di via Campania il cosiddetto libro nero di Paratici. “L’elemento dimostrativo più rilevante - scrivono - non è solo il contenuto, sin troppo esplicito, ma il fatto che Fabio Paratici avesse costantemente operato attraverso un sistema di plusvalenze artificiali. Il mancato disconoscimento del documento e la mancata presa di distanza da esso da parte della Juventus ha una portata devastante sul piano della lealtà sportiva”. 

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Le ‘colpe’ della Juventus

Centrale, dunque, nelle valutazioni della Corte la violazione dell'art. 4 da parte dei dirigenti bianconeri, con colpa della Juve per la responsabilità diretta sancita dall'art. 6. Una valutazione scolpita in questo passaggio delle motivazioni: "La Juve ha commesso un illecito disciplinare sportivo, tenuto conto della gravità e della natura ripetuta e prolungata della violazione, vista la documentazione proveniente dai dirigenti del club con valenza confessoria e dai relativi manoscritti, le intercettazioni inequivoche e le ulteriori evidenze relative a interventi di nascondimento di documentazione o addirittura manipolatori di fatture". La palla, ovviamente, ora passa alla difesa.

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Il ricorso

Sarà presentato dalla società (e i singoli) al Collegio di Garanzia dello sport presso il Coni entro 30 giorni. I legali bianconeri descrivono le motivazioni della sentenza della Corte d’Appello Figc un testo “prevedibile nei contenuti, ma viziato da evidente illogicità, carenze motivazionali e infondatezza in punto di diritto”. L’ultimo grado di giudizio si pronuncerà sulla legittimità e non sul merito delle sentenze. Il ricorso, cioè, si baserà su quelli che i legali bianconeri considerano vizi procedurali. La Juve sostiene che, in riferimento alle plusvalenze, le viene attribuita la violazione di una norma che la stessa giustizia sportiva aveva riconosciuto non esistere nei procedimenti passati. Inoltre, secondo gli avvocati difensori c’è anche il mancato rispetto della tempistica per l’avvio della richiesta di revocazione della precedente sentenza da parte della Procura federale, indicata in 30 giorni dalla notizia di fatti nuovi.

Il cuore della difesa bianconera

Verterà sull’argomento centrale della violazione dell’articolo 4 sui principi della lealtà sportiva da parte del club. Secondo la Corte d’Appello Federale è uno dei punti decisivi per la quantificazione della penalizzazione di 15 punti. Ma la Juventus eccepisce il fatto che l’articolo 4 “non era stato espressamente richiamato nella contestazione contro la società nel deferimento dell’aprile scorso”.

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