Presidenti-pavoni, tifosi-mandrilli: è lo zoo del mercato

Calciomercato
Alexis Sanchez, pezzo pregiato di questo mercato. Per l'Udinese vale almeno 40 milioni: probabilmente verrà ceduto per una cifra attorno ai 25-30
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I prezzi folli di Pastore, Sanchez e Aguero? Sono un messaggio per le pretendenti. Così come fanno gli animali per corteggiare: si mettono in mostra, poi si negano. E il pesce abbocca. Tre procuratori ci spiegano le strategie di un gioco che piace a tutti

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di Vanni Spinella

Sparare alto per tentare di ottenere il massimo. Il meccanismo del calciomercato, ormai, l'hanno capito tutti. Eppure ci si ostina a dare valutazioni folli, a giocare con numeri troppo grandi che poi, una volta seduti al tavolo, inevitabilmente si sgonfiano.

Qualche esempio? Esattamente un anno fa, di questi tempi, l’Inter valutava Balotelli 40 milioni. Se ne andò al City per meno di 30. Cavani? “Se mi danno 30 milioni, lo vendo”, diceva Zamparini la scorsa estate. Con 16 se lo portò via il Napoli.
Poi Hernanes. Quando il Milan sembrava sulle sue tracce, il San Paolo chiese 25 milioni, forte delle parole di Dunga (che, profetico, definiva il “Profeta” un incrocio tra Pirlo e Gattuso). Alla fine il club brasiliano si accontentò dei 13,5 che offrì Lotito.
Per non parlare dell’acquisto di Eto’o, due anni fa. Reduce dal triplete con il Barcellona, Josep Maria Mesalles, l’agente del camerunense, dichiarava: “Lui vuole restare al Barça. Certo, se poi arriva un pazzo e paga per intero la clausola…”. Il pazzo arrivò, ma fece l’affarone. Massimo Moratti mise sul piatto Ibrahimovic, valutandolo 70 milioni. Disse che Eto’o per lui ne valeva sì e no 20, e ne chiese pure 50 di resto.

Ma allora quanto sono realistici i “prezzi” che vengono fatti in queste giornate di calciomercato?
C’è da fidarsi di uno Zamparini che chiede “40 milioni per uno scarpino di Pastore” o di un Pozzo che ne vuole altrettanti per Sanchez? Ultimo in ordine di tempo, il presidente dell’Atletico Madrid, che per Aguero pretende “45 milioni, non un euro di meno”.

“Il calciomercato è la fiera dei sogni, ma anche delle bugie”, sintetizza Andrea D’Amico, procuratore di tanti campioni, tra i quali i Nazionali Criscito e Giovinco. “Spesso per poter vendere al meglio un giocatore si dice che è incedibile, oppure si fa capire al mercato che è molto importante dandogli una valutazione altissima. La cosa ha anche un significato interno, nei confronti dei propri tifosi: il messaggio è ‘Non preoccupatevi, il nostro beniamino lo cedo solo a cifre folli’. In fondo si tratta di tecniche commerciali di negoziazione abbastanza semplici…”.
Tanto elementari da poter essere accostate addirittura a certe strategie di conquista animalesche, istintive e primordiali. “Il prezzo alto non è altro che un messaggio. Gli animali, quando vogliono attirare le femmine durante la fase del corteggiamento, fanno vedere di avere i colori più sgargianti, la coda più variopinta o di essere i più forti. Si mettono in evidenza. Nel calciomercato, invece, il modo migliore per farti notare o per alzare il prezzo di un talento è dire che è ritirato dal mercato”.

Insomma, negarsi per aumentare il desiderio delle pretendenti. Una legge vecchia come il mondo. Così come quella dell’accordo a metà strada. Chi vende spara altissimo, chi compra svaluta e ribassa: finché non ci si viene incontro, concludendo la trattativa a una cifra che per entrambi rappresentava il giusto prezzo fin dall’inizio.
“Per adesso siamo solo alle schermaglie”, conferma Fabio Parisi, agente di Constant (inseguito dal Milan?) e di Gillet. “I 40 milioni richiesti per Pastore, Sanchez o Aguero? Alla fine penso che ci si accorderà per meno. Zamparini per il suo gioiello chiede 40 milioni, ma il problema è che Pastore non glielo ha chiesto ancora nessuno. Quando glielo chiederanno, si farà una valutazione più realistica”.

Il rischio, a questo punto, sembra essere quello di perdere credibilità: agli occhi dei possibili compratori, che non si fanno più spaventare dalla prima richiesta, ma anche dei tifosi.
Non per D’Amico, che riprende la metafora etologica: “Queste cifre fanno parte del gioco: i tifosi, in fondo, quando le sentono si eccitano”.
Presidenti-pavoni che mettono in mostra il piumaggio, tifosi-mandrilli che si accendono ad ogni nuovo colpo: più che un mercato sembra uno zoo. Al quale, però, nessuno riesce a resistere: “Ormai il calciomercato è il salotto del villaggio, è diventato quasi più importante delle stesse competizioni", osserva D'Amico.

Per Roberto Laflorio, procuratore del gioiellino El Shaarawy e di Andrea Dossena, a sballare i valori ci pensano anche i paragoni, spesso improponibili: “Magari tra giocatori della stessa età, con stessa esperienza: uno viene venduto a una certa cifra e immediatamente c’è il presidente che pensa: ‘Allora quello che ho in casa io vale uguale!’. Anche i paragoni col passato non aiutano: se si considera che l’anno scorso Martinez fu pagato 12,5 milioni…”.
Italia o estero, poi, fa la differenza, eccome. “E’ un fattore determinante - chiarisce Parisi - In Italia è facile che in una trattativa rientrino anche altri giocatori, all’estero invece si vende e si compra cash".

Se Balotelli e Cavani insegnano qualcosa, insomma, è che 40 milioni al giorno d’oggi non li scuce più nessuno, forse neanche lo sceicco Mansour.
“Pronostico per i pezzi pregiati? Pastore potrebbe essere venduto a 20-22 milioni, forse anche 25. Sanchez altrettanto. Aguero credo che potrebbe andare per 20 milioni”, prevede Laflorio. Stesso “sconto” ipotizzato da Parisi: “Un giocatore come Sanchez quando è pagato tra i 25-30 milioni, è pagato bene”.
Non resta che chiedersi se esistano ancora i calciatori incedibili. Non per Laflorio, che spiega: “Kakà ha aperto una strada. Anche lui, per il Milan, era incedibile. Poi però quando ti offrono certe cifre fai un pacchetto, metti il fiocco e glielo porti anche in braccio. Il calcio ha bisogno di liquidi. Persino Moratti, che ha dichiarato Eto’o incedibile, di fronte a un’offerta di 100 milioni ci penserebbe su”.
C’è solo un giocatore che fa eccezione in tutto, anche in questo: Leo Messi. “Lui è un miracolo del calcio”, sentenzia Laflorio. “Oggi il Barcellona non te lo dà neanche per 200 milioni”.

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