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Vidal al bivio

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Flavio Fusi

Il centrocampista cileno ha passato tre stagioni in Bundesliga tra luci e ombre, e arriva al Barcellona dopo essere stato molto vicino all'Inter

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Con il passaggio al Barcellona l’avventura tedesca di Arturo Vidal è giunta al termine. D’altra parte dopo l’arrivo di Leon Goretzka dallo Schalke 04, e il rientro dal prestito di Renato Sanches, il Bayern Monaco aveva addirittura 8 centrocampisti in rosa, ed era evidente che nei piani del neo-allenatore Niko Kovac non c’era spazio per il cileno. Ma l’avventura di Vidal in Baviera è stata piena di difficoltà e forse al di sotto delle aspettative.

Vidal aveva lasciato la Juventus per la Bundesliga, il campionato in cui si era imposto in Europa ai tempi de Leverkusen, nell’estate del 2015. Ora, dopo essere stato scaricato senza troppi complimenti da Rummenigge in persona - che ha dichiarato che il Bayern non gli avrebbe fatto una proposta di rinnovo di contratto - sembra essere ad un passo dalla società blaugrana, che ha deciso di ingaggiarlo dopo il forte interessamento dell’Inter.

Al Bayern ha vissuto tre anni tra luci e ombre, in cui, giocando in sistemi e ruoli diversi, non è probabilmente riuscito a esprimersi agli stessi livelli dei suoi anni in bianconero. Vidal è un centrocampista completo come ce ne sono pochi in Europa e nel mondo, ma ciò non toglie che, pur essendo in grado di fare praticamente tutto e di svolgere più compiti, abbia bisogno di essere inquadrato tatticamente e soprattutto impiegato in un ruolo che ne valorizzi al massimo le qualità.

Cioè proprio quello che era successo alla Juventus, dove, giocando da mezzala di inserimento nel 3-5-2 di Conte prima e da trequartista nel 4-3-1-2 di Allegri poi, si era affermato come uno dei migliori del mondo nella zona centrale di campo.

Vidal con Guardiola

L’allenatore con cui Vidal ha faticato di più durante la sua esperienza in Germania è stato probabilmente Guardiola. Pur essendo abituato a giocare in Nazionale sotto Sampaoli, che schierava il Cile secondo molti dei principi del juego de posición, anche se declinati in un gioco decisamente aggressivo e verticale, Vidal non è stato altrettanto in grado di inserirsi in maniera ottimale nel complesso sistema di gioco del tecnico catalano.

Forse non aveva nelle corde i movimenti richiesti da Guardiola in fase di impostazione, o magari il suo dinamismo era impossibile da inquadrare in meccanismi predefiniti, all’interno di sistemi di gioco studiati fino al dettaglio. Nonostante ciò, il centrocampista cileno ha avuto comunque un ruolo rilevante, venendo risparmiato da Guardiola solo in campionato, e a titolo già ampiamente ipotecato.

Di fronte al picco sportivo raggiunto dal Bayern di Guardiola, però, Vidal fu probabilmente il centrocampista meno convincente: non si può certo dire che non abbia contribuito al pressing o continuato a dominare fisicamente gli scontri a centrocampo, ma il suo apporto alla fase di possesso non è mai stato del tutto convincente e spesso, in presenza di Xabi Alonso e Lahm, è risultato persino ridondante.

Vidal con Ancelotti

Con l’arrivo di Ancelotti, il cileno è stato schierato inizialmente da mezzala nel 4-3-3, finché il Bayern non è passato al 4-2-3-1, in cui Vidal ha ricoperto il ruolo di mediano. Ovviamente, ciò ne ha diminuito le responsabilità offensive ma la situazione in fase di costruzione non è cambiata di molto. Nel passaggio tra Guardiola e l’attuale allenatore del Napoli, il Bayern è peggiorato collettivamente in termini di resistenza al pressing, con il rinnovato modello di gioco che puntava a mettere a proprio agio i giocatori di maggior talento, anziché un collettivo sorretto da un sistema di gioco comune.

La squadra ha faticato e il centrocampo è stato spesso il bersaglio della critica, fin quando Ancelotti non ha trovato in Thiago la chiave, l’uomo in grado di collegare i reparti mascherando i difetti strutturali come polvere sotto al tappeto. Anche in fase di pressing, con la squadra che non era altrettanto organizzata come nella stagione precedente, Vidal ha continuato a far prevalere la grinta e la convinzione nei propri mezzi fisici sui dettami tattici, rischiando però di lasciare scoperta una porzione di campo vitale, quella davanti alla difesa, contrariamente alle prescrizioni imposte dal nuovo ruolo da mediano in un centrocampo a due.

Vidal con Heynckes

Quando sulla panchina è tornato a sedersi Heynckes, che in passato lo aveva già allenato nel Leverkusen, Vidal sembrava rinato, tanto da segnare quattro reti in quattro partite consecutive prima della pausa invernale. Il tecnico tedesco era tornato al 4-3-3 con Javi Martinez davanti alla difesa e Vidal ha potuto finalmente tornare al suo vecchio ruolo di mezzala di inserimento. Ma con l’utilizzo sempre più frequente di James Rodriguez nel ruolo di mezzala e il ritorno dall’infermeria di Thiago, il centrocampista cileno ha gradualmente perso posizioni nelle gerarchie anche con Heynckes, fino all’infortunio in allenamento al ginocchio che lo ha costretto a concludere la stagione già a metà aprile.

Con l’infortunio al ginocchio, Vidal ha dovuto rinunciare anche i propositi di vendetta contro il Real Madrid, incrociato dal Bayern nell’ultima semifinale di Champions.

Va detto che su Vidal aleggiano anche diverse incognite di natura fisica. Il recupero dall’operazione al ginocchio, seppur non tra i più drammatici, rimane un primo punto interrogativo molto pesante: non c’è alcuna garanzia che un calciatore di questa età, con oltre 550 partite alle spalle ritorni sugli stessi livelli pre-infortunio. Vidal ha passato 176 giorni in infermeria durante le tre stagioni al Bayern Monaco, un incremento importante dovuto principalmente proprio all’infortunio al ginocchio, ma comunque rilevante se pensiamo che nei quattro anni in bianconero aveva saltato appena 54 giorni. Sappiamo inoltre che a livello di prestazioni, i centrocampisti tendono a raggiungere il proprio picco tra i 24 e i 29 anni e il classe ‘87 è probabilmente già entrato nella fase calante della sua carriera.

Come si sarebbe inserito nell’Inter?

Forse l’Inter si è sfilata dalla corsa al centrocampista cileno anche sulla base di queste considerazioni. Ma c’è da dire che, al netto che le offerte economiche del Barcellona erano probabilmente di molto superiori a quelle dell’Inter, e che quindi sia il giocatore che il Bayern Monaco erano ben contenti di cambiare destinazione, Vidal avrebbe portato con sé anche una sfida tattica per Spalletti, che avrebbe dovuto inserirlo nel centrocampo della squadra nerazzurra.

I continui avvicendamenti in panchina delle ultime stagioni hanno inevitabilmente influenzato la composizione della rosa dell’Inter, soprattutto a centrocampo. Spalletti ha avuto diverse difficoltà a identificare i titolari in mediana la scorsa stagione e quest’estate la società è tornata ad intervenire sul mercato, acquistando Nainggolan, uno dei giocatori più cari al tecnico toscano, che probabilmente verrà impiegato da trequartista incursore, come nell’ultima stagione romanista di Spalletti. Non vanno dimenticate, inoltre, anche le limitazioni imposte dalla UEFA, che al momento determinerebbero la quasi certa esclusione di uno tra Vecino e Gagliardini dalla lista Champions.

Certo, non è ancora sicuro con quale sistema di gioco si schiererà l’Inter nella prossima stagione, visto che il mercato è ancora in corso, ma se fosse arrivato Vidal, il cileno si sarebbe ritrovato con tutta probabilità a giocare nuovamente davanti alla difesa. Oltre a non essere il ruolo in cui rende al meglio, non avrebbe potuto contare al proprio fianco su un uomo “d’ordine”, un regista in grado di far progredire la manovra in maniera fluida, ad esclusione forse di Borja Valero, che nella seconda parte della passata stagione ha manifestato un calo fisico evidente, sollevando più di un punto interrogativo sulla sua affidabilità.

Se è vero che un profilo come quello di Vidal si sarebbe inserito bene nel centrocampo fisico dell’Inter, è vero anche che le voci riguardanti il presunto interesse per Modric, indipendentemente dalla fattibilità dell’operazione, sembrano essere ben più coerenti con le esigenze dell’Inter, che sembra avere più bisogno di un giocatore che sappia gestire la fase di prima costruzione con ordine e pulizia tecnica.

Difficilmente Vidal sarà in grado di ripetersi a questi stessi livelli.

Come si inserirà nel Barcellona

Il trasferimento in Catalogna, invece, potrebbe essere più sensato per Vidal. La direzione presa dal progetto tecnico blaugrana non è esattamente cristallina e i movimenti di mercato non hanno fin qui contribuito a chiarire la situazione. Quello che è certo, però, è che Paulinho, appena tornato in Cina, si è rivelato un giocatore determinante proprio per alcune delle caratteristiche in cui Vidal eccelle. Le sue letture in verticale, il tempismo con cui attaccava l’area di rigore e la straripante forza fisica si sono esaltate nel rombo di Valverde e il cileno rappresenterebbe quasi certamente un upgrade rispetto al brasiliano, almeno potenzialmente.

Giocare accanto ad un calciatore in grado di generare gravità come nessun altro nel mondo del calcio (Messi, ovviamente) non farebbe altro che aprire ulteriori spazi e opportunità di agire come attaccante aggiunto per Vidal, che potrebbe tornare ai fasti del suo periodo juventino anche a livello realizzativo (15 gol stagionali nel 2012/2013, addirittura 18 nel 2013/2014), sempre che riesca a diradare definitivamente le incognite fisiche sul suo conto.

Per quanto nella fase conclusiva della sua carriera, l’ex centrocampista della Juventus può ancora dire la sua a livello internazionale. La condicio sine qua non è che lo staff tecnico del Barcellona abbia le idee chiare sulla sua collocazione tattica per far sì di trarre il meglio dalle ultime stagioni di uno dei centrocampisti più completi nel calcio contemporaneo.