Calciomercato, a gennaio i campioni tornano a casa: Hernanes fa come Tevez e Kakà

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Domenico Motisi

Il Profeta Hernanes ha chiuso ufficialmente la sua esperienza con l'Hebei Fortune, per tornare al San Paolo, dove chiuderà la carriera. La sua decisione richiama quelle prese un anno fa da Tevez e Diego Costa. Come loro, in passato, altri fuoriclasse hanno deciso di rimettere in inverno quella maglia che li aveva resi grandi

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Il mercato di riparazione, per definizione, è quello che serve a correggere eventuali lacune che una squadra evidenzia nella prima parte della stagione. Eppure, in certi casi, la sessione di gennaio riesce a riparare anche altro: i cuori feriti dei tifosi più passionali. Ne sanno qualcosa gli aficionados di Atlético Madrid e Boca Juniors per i quali un anno fa si concretizzò il ritorno di due idoli assoluti: Diego Costa e Carlitos Tévez. Nella sessione di mercato in corso, invece, è stato Hernanes a tornare in Brasile - per fare il Profeta in patria, è il caso di dire - rivestendo la maglia del suo primo club: il San Paolo. 

Il mercato della nostalgia

Diego Costa, Tevez, Hernanes. Il primo, nato in Brasile e diventato spagnolo proprio per la sua esperienza con i colchoneros; e l'Apache idolo della Bombonera, hanno aperto il "mercato della nostalgia" dell'anno solare 2018, che si è chiuso - negli ultimi giorni di dicembre - con la decisione di Hernanes di tornare al San Paolo. Il 2019 del Profeta è un nuovo inizio. Ma vediamo i casi simili che hanno acceso il mese di gennaio negli anni passati.

Il ritorno del Niño Torres all’Atlético

Se un anno fa il ritorno di Diego Costa ha reso felici i tifosi dell’Atlético Madrid, quello di Fernando Torres nel gennaio del 2015 li ha fatti letteralmente impazzire. El Niño, nato e cresciuto nel club biancorosso, decide di lasciare il Calderón nel 2007 per approdare al Liverpool. Ad Anfield diventa un idolo segnando 65 gol prima del suo trasferimento record al Chelsea nel 2011. Con i blues vince una Champions League e una Europa League ma senza essere protagonista in tutto e per tutto. Così arriviamo al 2015 quando passa al Milan dove rimane appena appena sei mesi. Già a gennaio lascia San Siro per tornare a "casa" mettendo addosso (ancora una volta) la maglia rojiblanca dell'Atlético. Qui ritrova tutto l’affetto dei tifosi che l’avevano visto andar via otto anni prima verso l’Inghilterra: a Madrid Fernando Torres ricomincia a segnare con discreta regolarità arrivando in finale di Champions League nel 2016.

Il "padrone" della Bombonera

C’è un solo giocatore che a Buenos Aires, sponda Boca, si trova al di sopra di Carlos Tévez, Martín Palermo e anche Diego Armando Maradona: questo giocatore è Juan Román Riquelme. Nessuno è più amato del "Mudo" alla Bombonera e per questo, quando l’8 febbraio del 2007 è tornato a casa dopo gli anni in Spagna con Barcellona e Villarreal, la festa è stata assoluta. Il 17 febbraio, a quasi cinque anni dalla sua ultima apparizione, fa il nuovo esordio davanti ai suoi tifosi che lo accolgono come un vero re. Quello stesso anno, Riquelme è determinante nella vittoria della Coppa Libertadores: sono suoi tre dei cinque gol che il Boca segna tra andata e ritorno in finale contro il Grêmio. "El Mudo" viene premiato come miglior giocatore della competizione ma per gli xeneizes lo è sempre stato. A prescindere.

Henry riscrive la storia

È sicuramente il miglior giocatore nel passato recente dell’Arsenal. Uno dei più forti nella storia dei Gunners. Thierry Henry rappresenta una vera e propria leggenda a Londra: è lui il leader degli "invincibili" che hanno dominato la Premier nel 2004 ed è a lui che davanti al nuovo stadio, l’Emirates, il club ha dedicato una statua. Così, quando viene ceduto al Barcellona dopo i 226 gol londinesi, i tifosi erano inconsolabili. In Spagna vince la Champions che gli era mancata con Wenger, poi vola negli Stati Uniti e firma per i New York Red Bulls dove avrebbe dovuto concludere la carriera. Nel gennaio 2012 accade l’impensabile: l’Arsenal ha bisogno di lui e lo richiama, il club americano concede un prestito breve e "Titì" fa il suo ritorno a casa. Il giorno del suo secondo debutto in maglia gunners, contro il Leeds in FA Cup, come in ogni favola che si rispetti, Henry non poté far altro che segnare facendo impazzire l’Emirates. Durerà poco, appena sei mesi, ma il ritorno del francese in quel gennaio del 2012 è rimasto nella storia.

Certi amori non finiscono…

È difficile descrivere ciò che ha rappresentato Kaká per i tifosi del Milan. Il brasiliano è semplicemente stato l'idolo incontrastato dall’anno del suo arrivo nel 2003, ma dopo sei anni in rossonero e il Pallone d’Oro del 2007, si materializza lo spettro della sua cessione. Prima c’è l’assalto del Manchester City nel gennaio del 2009, poi in estate diventa ufficiale il trasferimento al Real Madrid per oltre 60 milioni di euro. Piangono i tifosi ma anche Kakà che in Spagna non riesce a ripetere le gesta di Milano. Torna a "casa" nel 2013 con il tripudio di San Siro che non ha mai smesso di amare quel ragazzo educato ed elegante che grazie alle sue accelerazioni e ai suoi colpi di classe ha dominato la scena. Tuttavia, il Milan che ritrova non è lo stesso che aveva lasciato, ma non è neppure lo stesso Kakà che comunque segna altri nove gol da gennaio a maggio, prima di volare di nuovo via, questa volta San Paolo, la squadra con cui aveva esordito tra i professionisti.

Valdanito nella sua Parma

Un altro ritorno eccellente concretizzatosi a gennaio è quello di Hernán Crespo al Parma. È proprio il club emiliano che porta "Valdanito" in Europa dal River Plate nel 1996. Con i crociati diventa uno degli attaccanti più prolifici della Serie A dove segna oltre 20 reti a stagione nei primi quattro anni. Al Tardini vince anche una Coppa Uefa e una Supercoppa Italiana prima di passare Lazio nel 2000. Terminata l'esperienza a Roma gioca con Inter, Milan, Chelsea e Genoa. Dopo la breve esperienza in Liguria torna a Parma nel gennaio del 2010. Per ovvi motivi anagrafici, il Crespo della seconda avventura in Emilia non è più lo stesso bomber che era arrivato 14 anni prima ma contribuisce comunque alla salvezza del Parma nelle ultime due stagioni della sua carriera.