Gattuso: "Razzista? Ai tifosi del Valencia chiedo di giudicare il mio lavoro"

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In una lunga intervista al Corriere della Sera, rilasciata a Walter Veltroni, Gennaro Gattuso respinge le accuse di sessimo e razzismo lanciate da una parte della tifoseria del Valencia. "Vengo da una famiglia di emigranti, come potrei essere razzista? Desidero essere giudicato solo per il mio lavoro"

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Tante polemiche su Gattuso a Valencia, dopo che una parte della tifoseria ha protestato per il suo arrivo ricordando alcune frasi dette in passato dall'ex campione del mondo. L'allenatore ha rilasciato una lunga intervista a Walter Veltroni sul Corriere della Sera. Accuse di omofobia, maschilismo e razzismo che aveva subito anche quando si ipotizzava un suo arrivo al Tottenham. Accuse che Gattuso respinge al mittente: "Io razzista? E come potrei, la mia è una famiglia di emigranti. Non sono come mi descrivono sui social, queste accuse mi fanno soffrire". E ricorda: "Nessuno può essere giudicato per il colore della pelle". Poi Gattuso prosegue: "Sono molto diverso da come vengo descritto da dodici mesi a questa parte. Si prendono dichiarazioni di anni diversi, le si isola dal contesto e si imbastiscono processi con l’obiettivo di delegittimare una persona, una vita. I tribunali sono cose serie: qualcuno accusa, qualcuno difende, qualcuno giudica. Qui il patibolo tecnologico si abbatte e definisce sentenze senza possibilità di appello. Io non sono un tipo da social. Se mi chiamano Ringhio, ci sarà un motivo. Non vado a caccia di facili consensi, non faccio il simpatico a comando. Sono uno che lavora, che ha sempre lavorato, che ha faticato tanto e che è grato alla vita per quello che gli ha dato. Quando sento dire che sono razzista mi sembra di impazzire. Nessuna persona, mai, può essere giudicata per il colore della pelle. Conosco tanti con la pelle bianca che non si comportano bene. Il razzismo va combattuto, sempre. Ho allenato decine di giocatori che avevano la pelle diversa dalla mia, nel mio ristorante ne lavorano tre, ho avuto compagni di squadra ai quali ho voluto bene. Per me non conta il colore della pelle, conta la persona. La sua onestà, la sua lealtà"

"Voglio essere giudicato solo per il mio lavoro"

Gattuso torna su una delle frasi "incriminate", quando sostenne che il matrimonio è solo tra uomo e donna, e specifica: "Ma poi aggiunsi che per me ognuno è libero di fare come vuole. Ed è proprio quello che penso. Ogni libertà, compresa quella dei comportamenti sessuali, è benvenuta, è segno di progresso". Poi ribatte anche su un'altra accusa, quella di sessismo, con le frasi pronunciate ai tempi della gestione di Barbara Berlusconi al Milan, e risponde così sulla questione: "In ogni campo le donne fanno come e meglio degli uomini. Lo stanno dimostrando nei governi, nelle aziende, in ogni settore. Più donne avranno responsabilità e meglio sarà. Le aggiungo una cosa, che può spiegare il mio stato d’animo quel giorno: io considero Galliani come la persona migliore che ho incontrato nel calcio. Sapeva dire sempre la cosa giusta nel momento giusto. E non ti faceva mai sentire solo. Quando ho capito che il suo ciclo al Milan stava finendo ho sofferto, molto". Poi Gattuso ricorda la sua infanzia, in una famiglia calabrese di emigranti: "Nasco in un paese di pescatori, Corigliano Calabro. I miei erano falegnami. Io ho lasciato casa a dodici anni per fare quello che mi piaceva e che sentivo di saper fare: giocare al calcio. Sono andato a Perugia, da solo. Ho patito tanto, ma in silenzio. Ero piccolo però sapevo che la scelta era quella giusta. Mio padre ha avuto grande coraggio e tanta fiducia in me. Per questo l’ ho sempre amato tanto. Mia madre ha pianto molto e mi dispiaceva. Ho vestito più di settanta volte la maglia della Nazionale. Ogni volta che sentivo l’inno di Mameli, anche prima della finale di Berlino, pensavo a quando lei mi urlava di tornare a casa perché stavo, bambino, a giocare sulla spiaggia per otto o dieci ore. Mio padre è andato a lavorare in Germania per un anno e mezzo. Un quarto della mia famiglia è sparso nel mondo, tutti sono andati a cercare quella fortuna che la Calabria non gli aveva concesso. Come diavolo potrei essere razzista?" Infine, un messaggio ai tifosi del Valencia: "Desidero solo fare il lavoro che mi piace, con tranquillità. Ed essere giudicato solo per quello. Per ciò che sono, davvero".