Calciomercato Story, la riapertura delle frontiere

Calciomercato

Giorgio Sigon

Raimondo Lanza di Trabia (a sinistra) in compagnia di Aristotele Onassis (LaPresse)
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Un viaggio attraverso le tappe più importanti della storia del calciomercato, dalla riapertura delle frontiere ai giorni nostri, incentrato sui calciatori stranieri approdati in Serie A tra campioni, onesti mestieranti e bidoni

Il calciomercato così come lo conosciamo oggi nasce ad inizio 1950 su idea di Raimondo Lanza di Trabia, eccentrico presidente del Palermo. I trasferimenti dei giocatori, in ogni caso, sono sempre esistiti. Nei primi anni del 1900 però non si dava tanto risalto ai cambi di maglia e spesso, mancando il professionismo, si trasferiva un giocatore da una città ad un'altra dandogli un impiego (aziendale) nuovo.

Come siamo arrivati alla miriade di stranieri che ogni anno arrivano in Serie A? E’ stato un percorso lungo e tortuoso, fatto di norme e decreti. Le prime trattative ufficiali, come detto, arrivarono quasi 70 anni fa, con i primi “botti”. Nel 1952 Hasse Jepsson passa dall’Atalanta al Napoli per 105 milioni: è la prima volta che viene sfondato il muro dei 100 milioni per una trattativa di mercato.

L’intermediario Giacchetti inventa la “comproprietà”, il presidente del Napoli Achille Lauro polverizza il suo stesso record: nel 1960, 8 anni dopo l’arrivo di Jepsson, spende la bellezza di 375 milioni totali per ingaggiare Ronzon e Pivatelli. Nel 1966 però l’Italia torna dalla disastrosa spedizione del Mondiale inglese. Gli azzurri perdono contro la Corea del Nord e il gol di Pak Doo Ik convince la FIGC che chiude le frontiere: basta stranieri, possono restare solo quelli già in rosa. L’ultimo a ritirarsi fu il brasiliano Sergio Clerici e fu così che la stagione 1978-1979 fu la prima con soli italiani.

Le frontiere furono riaperte nel 1980: ogni società può tesserare un solo giocatore straniero. E arriva la prima infornata…

Quando scatta la stagione 1980-1981 sono 11 i nuovi stranieri della serie A per una spesa totale di poco superiore ai 12 miliardi di lire. Eccoli nel dettaglio

  • Juary (Brasile) ==> Avellino

  • Eneas (Brasile) ==> Bologna

  • Bertoni (Argentina) ==> Fiorentina

  • Prohaska (Austria) ==> Inter

  • Brady (Irlanda) ==> Juventus

  • Krol (Olanda) ==> Napoli

  • Fortunato (Argentina) ==> Perugia

  • Luis Silvio (Brasile) ==> Pistoiese

  • Falcao (Brasile) ==> Roma

  • Van De Korput (Olanda) ==> Torino

  • Neumann (Germania) ==> Udinese

Gol alla mano il miglior straniero, alla fine della stagione, è Liam Brady con 8 reti in 28 gare. Gli 11 stranieri mettono insieme 33 gol totali. Di questa prima infornata ricordiamo due figure diametralmente opposte:

1) Falcao divenne l'ottavo Re di Roma: amato, coccolato e idolatrato. Ci fu però un curioso episodio di mercato che lo vide coinvolto: nella sessione estiva del 1983 Ivanoe Fraizzoli, predisente dell'Inter, riuscì a strappare il giocatore alla Roma. Si accordò con quello che possiamo definire il primo procuratore della storia: Cristoforo Colombo, avvocato brasiliano che assisteva il buon Falcao. Fraizzoli avvertì Dino Viola: "Ho preso Falcao" gli disse. Il presidente della Roma mosse le proprie pedine. Chiamò direttamente Giulio Andreotti e gli chiese una mano. Andreotti girò il problema al fido Franco Evangelisti che per prima cosa andò a parlare con la mamma del giocatore. La signora Azise si sentì dire che anche il Papa avrebbe tanto desiderato che la permanenza a Roma di suo figlio continuasse. Alla fine Andreotti chiamò Fraizzoli lasciandogli intendere che se avesse preso Falcao, avrebbe perso un'importante commessa di una sua azienda che riforniva i vari ministeri della politica italiana. Fraizzoli capì, chiamò Mazzola e ordinò: "Stracciate il contratto di Falcao, non lo prendiamo più".

2) Menzione d’onore per Luis Silvio Danuello che si è autoproclamato “lo straniero più scarso mai sbarcato in Italia”. Il DS della Pistoiese lo scovò in Brasile (anche se andò laggiù per cercare di prendere un altro giocatore) in quello che molti hanno dicono essere stato un incontro truccato per far risaltare le (presunte) doti di Luis Silvio che nella partita che gli consegnò il biglietto per l'Italia segnò addirittura da metà campo. Manco a dirlo, Luis Silvio salutò il Belpaese dopo una sola stagione chiusa con 6 presenze e nemmeno l’ombra di un gol sfiorato…