Calciomercato Story, da Abeijon a Zivkovic

Calciomercato
L'esperienza italiana di Henry fu da dimenticare. All'Arsenal sarebbe diventato una leggenda (Getty Image)
Henry_Getty

Nel nostro viaggio attraverso la storia del calciomercato dalla riapertura delle frontiere ai giorni nostri, arriviamo alla fine del Novecento. Dal 1997 al 1999 arrivano oltre duecento nuovi volti stranieri. E le regole cambiano

Dopo il primo mercato post Era Bosman, la Serie A non si è praticamente più fermata. Nel trienno che va dal calciomercato estivo 1997 a quello invernale del gennaio 2000, i nuovi arrivati dall'estero furono 204 (l'ordine alfabertico partiva da Abeijon e si concludeva con Zivkovic).

Per capire la portata di tale "invasione" basti pensare che dal 1980 (anno della riapertura delle frontiere) alla sessione invernale del 1997 il totale di comunitari ed extracomunitari arrivati sulla nostra Penisola ammontava a poco più di 300 giocatori

Dal punto di vista normativo, l'epoca che analizziamo oggi fu foriera di una sola novità: nel giugno del 1997 il Consiglio Federale allargò il numero degli extracomunitari tesserabili da ogni squadra, portando il tetto massimo a 5. Era una innovazione "relativa" in quanto restava attuale la regola che imponeva un massimo di 3 "extra" contemporaneamente in campo. E allora il perchè di questa modifica? La spiegazione era nel regolamento UEFA che, per le partite di Coppa, non poneva limitazioni al numero degli extracomunitari. 

Novità anche per la Serie B: dalla stagione 1998-1999 largo al secondo extracomunitario punchè Under 21

Districarsi in una lista di 204 nomi non è cosa semplice: fu un'epoca nella quale arrivarono giocatori destinati a mettere radici in Italia, contrariamente a quel che succedeva qualche anno prima. 18 nuovi stranieri sarebbero rimasti a giocare in Serie A per almeno 10 stagioni (senza considerare quelli che arrivarono in cifra doppia facendo la spola tra A e B). 
 

Le 19 stagioni passate all'Inter da Javer Zanetti sono un qualcosa di unico ma non dimentichiamoci le 16 di Pizarro o le 15 di Sebastian Frey e Dejan Stankovic. A quota 13 annate in Serie A c'è, tra gli altri, Luciano che però ne fece 3 sotto il nome di Eriberto

La Milano nerazzurra accolse nel 1997 tal Ronaldo. Qualche chilometro più in là a Brescia sbarcava Tal Banin (e la T maiuscola non è un errore). Dall'altra parte del Naviglio, due anni più tardi sarebbe arrivato Shevchenko. 25 reti nella sua prima stagione italiana per il "Fenomeno", 24 per "Sheva" che aveva scommesso con Berlusconi: "Se fai 25 gol ti regalo un orologio" disse il presidente che alla finè premiò lo stesso l'ucraino per la sua prima, prolifica, annata

A Perugia arrivò il secondo finlandese della storia, Lehkosuo, che oggi allena l'HJK Helsinki; il Bari prese 12 stranieri in 3 stagioni. La cosa curiosa è che arrivavano da 9 nazioni diverse. Il Milan del 1997-1998 aveva in rosa Beloufa, Bogarde, Nielsen e Smoje. I 4 misero insieme 17 presenze in campionato. 

Nel 1997 a Roma arrivò il primo portiere staniero della storia giallorossa: davanti a Konsel però in tanti parlavano spagnolo o brasiliano (Cafu, Zago, Cesar Gomez, Helguera, Vagner e Paulo Sergio)

Furono invece 27 i giocatori che, al loro primo anno, non misero piede in campo (in campionato). Nella lista figurano un togolese (Kader), un greco (Vakouftsis) e un francese (Mercier)

L'approfondimento di oggi riguarda la redenzione (calcistica) e la Fede

1) Giocatori come Thierry Henry sono di difficile collocazione. Il francese, al pari di altri suoi colleghi transitati per l'Italia, finirebbero nella categoria dei "bidoni" ma non si può certamente ignorare il resto della loro (fantastica) carriera. Non sono molti quelli che ricadono nella casella della redenzione calcistica post Serie A. Nei vari campionati maggiori ha totalizzato la bellezza di 233 gol. In maglia Juventus il buon Titì ne fece solo 3, pari allo 0,01% del totale. Moggi decise di darlo in presitito: era già d'accordo con l'Udinese ma il giocatore rifiutò e fu così che arrivò alla corte di Wenger dove il ragazzo che non esultava mai con un sorriso svoltò ed entrò nella storia del calcio. A proposito: la sua "non gioia" dopo una rete era frutto di una critica del padre. Dopo una gara giovanile nella quale Henry segnò 6 gol, il piccolo Titì azzardò un "hai visto papà come sono stato bravo?". Per tutta risposta il padre gli elencò le sue pecche durante la gara e fu da quel momento che Henry Jr decise che non avrebbe festeggiato dopo una rete

2) Taribo West arrivò all'Inter nel 1997. Il difensore nigeriano sarebbe poi passato ai cugini rossoneri. Curiosamente Derby fu la sua successiva destinazione pallonara. In molti ricordano anche che Taribo, una volta lasciato il calcio, diventò pastore pentecostale. In pochi invece forse ricordano la storia di Miljenko Kovacic. Fu preso dal Brescia quando ancora le "Rondinelle" erano in B. Arrivarono promozione, esordio in A e retrocessione. Un bel giorno però Kovacic salutò tutti. "Me ne torno a Zagabria per dedicarmi a Dio e per contivare la Terra" questo il motivo del suo addio. Miljenko tornerà poi a giocare a pallone. Si sarebbe definitivamente ritirato nel 2004, un anno prima di morire in un incidente stradale