Inzaghi: "Keita? Finché sarà della Lazio giocherà. Contro la Juve..."

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Simone Inzaghi, allenatore della Lazio (Getty)
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L'allenatore biancoceleste si racconta a "La Repubblica" parlando soprattutto del senegalese: "Non ho imbarazzi nel metterlo in campo contro la Juventus. L' imbarazzo dovrebbe provarlo chi consente a un calciatore di giocare due partite in un posto, salutare e andar via. Biglia? Mi è dispiaciuto"

In casa Lazio non si parla d'altro da qualche mese: "Quale sarà il futuro di Keita Balde?". L'attaccante senegalese - reduce da un'ottima stagione e in scadenza di contratto nel 2018 - è al centro del mercato biancoceleste. Ma non solo. La Juve lo vuole, la Lazio lo sa. E in Supercoppa Italiana (in programma domenica sera), Keita potrebbe anche giocare: "Non ho imbarazzi nel metterlo in campo contro la Juventus. L' imbarazzo dovrebbe provarlo chi consente a un calciatore di giocare due partite in un posto, salutare e andar via". Queste le parole di Simone Inzaghi, che sulla "Repubblica" ha parlato così del senegalese e della Lazio. 

"Keita? Finché è nostro giocherà"

"Con Keita non so come andrà a finire, ma fino a quando sarà della Lazio giocherà per la Lazio". Poi un commento su Lucas Biglia, volato al Milan dopo una lunga trattativa: "Se vogliono andar via è sempre più difficile convincerli a restare. Con Biglia ho parlato, e pure tanto. Mi è dispiaciuto vederlo partire, ma alla fine se in un posto non rimani volentieri è meglio salutarsi, più giusto per tutti, anche se fa male". Allenare la Lazio è stato un sogno: "Io credo che tutti abbiamo un destino. Nel mio c' era la Lazio, forse fin da quando le ho segnato da avversario il mio primo gol in serie A. Non conosco Bielsa, non l' ho mai visto né sentito, ma dopo le sette partite finali del 2016, sapevo che la panchina era mia. Aspettavo solo la chiamata di Lotito, sentivo che sarebbe arrivata anche quando nel frattempo si parlava di Bielsa". Sull'addio di Totti: "È stata una serata molto toccante per chi ama il calcio e meravigliosa per un campione. Credo che una cerimonia così l' avrebbero meritata anche mio fratello al Milan e Del Piero alla Juventus.Ma i romani sono romani. Questa è una città che vive il calcio in modo unico".

"Juve? Tutto può succedere..."

Un commento sulla Supercoppa italiana contro la Juventus, sfida secca: "Si dice che tutto può succedere, non sempre si aggiunge che succede solo se gli sfavoriti giocano una grande partita. E gli sfavoriti domenica siamo noi. Senza Bonucci la Juve ha perso qualcosa: mi secca solo che sia andato al Milan, a rinforzare una squadra arrivata l' anno scorso dietro di noi. Ma queste partite è bello giocarle pure così, rincorrendo e sperando di ribaltarle".

Lui, Pippo e gli inizi

"Papà portava Pippo e me allo stadio, il Piacenza era in C1, cinque chilometri in macchina da casa, e a noi pareva di andare a vedere il Real Madrid. Quando potemmo fare una foto con Mulinacci, il numero 9, ci parve di abbracciare Di Stefano. Con Pippo c' erano queste lunghe sfide nel cortile di nonno Gino, o in mansarda, scalzi, con una palla fatta di calze arrotolate. Un giorno entrai duro e gli ruppi un dito del piede, lui era nelle giovanili del Piacenza: raccontammo che era caduto dalle scale". Solo calcio a casa Inzaghi: "A 17 anni sono andato via di casa, prima Carpi, poi Novara, Lumezzane, e tutto ha smesso di essere facile. Non giocavo tanto, e se giocavo prendevo botte. Avevo offerte da Atalanta, Inter, Milan. Mia madre era convinta che mi facesse bene, meglio cominciare così, tanto se devi arrivare, arrivi lo stesso. Una profezia".