Giampaolo-Milan, profilo e pensieri del neo allenatore rossonero

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Il neo allenatore del Milan raccontò a Mr. Condò due aneddoti sui suoi incontri ravvicinati con i rossoneri. Dall'impatto con la serie A in un Ascoli-Milan giocato sotto il diluvio ai contatti con Galliani che voleva portarlo in rossonero dopo l'esperienza di Empoli. E poi? Un allenatore che ha maturato principi e convinzioni radicati nella sua testa. Ecco quali

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L'attesa è finita, con l'ufficialità di ieri anche la panchina del Milan ha trovato un nuovo padrone. Marco Giampaolo, del Milan, era stato promesso sposo. Dopo l'anno (2015-16), fantastico, trascorso ad Empoli. Una qualità di gioco così grande, quella della sua squadra, tale da impressionare Adriano Galliani che lo avrebbe voluto in rossonero: "Con il dottor Galliani ci siamo visti e ci siamo sentiti spesso in quel periodo - disse Giampaolo a Paolo Condò durante "Mr. Condò" - Ero il suo candidato ma poi, come spesso accade nel calcio, le cose sono cambiate". E sono cambiate in positivo perché Giampaolo racconta: "Ancora prima del Milan mi aveva chiamato Osti alla Samp ma su quella panchina c'era Montella, se fosse andato via lui sarei arrivato io. Se così non fosse stato non sarei andato né alla Samp e molto probabilmente neanche al Milan".

Quell'esordio in A sotto il diluvio proprio contro il Milan

Eppure il destino, verificatosi solo adesso con l'arrivo al Milan, a Giampaolo aveva dato segnali che ora appaiono quasi inequivocabili, perché il primo impatto con la serie A, il neo allenatore rossonero, lo ebbe proprio contro il Milan, in un Ascoli-Milan giocato su un campo al limite della praticabilità per un diluvio scatenatosi prima del match. Era il Milan di Ancelotti con Shevchenko, Kakà e Gilardino che pareggiò una partita che l'allora ad Galliani non avrebbe voluto far disputare: "E' vero, pensavamo anche noi che non si giocasse, ma poi pareggiammo e quel risultato ci diede consapevolezza che, forse, ce la potevamo giocare per quello che era il nostro obiettivo (la salvezza ndr) - spiegò Giampaolo - Nel dopopartita? Non era questione mia, facevo parlare Silva, io andavo a fare la doccia".

Nella testa di Giampaolo: cosa pensa l'allenatore del Milan

Sono passati 13 anni da quell'incrocio con il Milan, il destino ha portato Giampaolo su una panchina prestigiosa. Nel frattempo l'allenatore è cresciuto, si è evoluto, negli anni ha sviluppato un modello di gioco che diverte ma che è al tempo stesso solido. Ha fatto bene ad Empoli e poi si è ripetuto sulla panchina della Samp. L'occasione sfumata qualche anno fa è arrivata ora. Giampaolo è un allenatore maturo, con idee e principi ben fissati in mente. Ecco la mappa della "testa" di Giampaolo tracciata in "Mr. Condò".

Passione: "Ho sempre avuto passione e allenerò finché ce l'avrò", un motto che lo ha accompagnato durante la sua carriera e ripetuto anche ultimamente. La passione che muove tutto, che lo ha portato ad accettare sfide, non ultima quella di cercare di ricostruire un Milan sui dettami della nuova dirigenza, giovane, bello e possibilmente vincente.

Ispirazione: tra i maestri di Giampaolo, come di Allegri, c'è stato Mr. Galeone, uno che ha segnato profondamente le convinzioni poi sviluppate dal Giampaolo allenatore: "Galeone faceva esercitazioni di possesso palla incitando quelli che la portavano non quelli che dovevano recuperarla".

Rabbia, rancore, risentimento: ovvero l'opportunità di fare il grande salto che non arriva e la voglia di non mollare mai anche dopo le sconfitte e gli esoneri. "Decido io quando smettere".

Orgoglio: dignità e orgoglio i principi che lo hanno sempre accompagnato: "Dignità è fare il proprio lavoro liberamente al 100%".

Speranza: non ha mai smesso di credere che, prima o poi, il lavoro, la perseveranza paga. La speranza era quella di allenare una "big" del calcio italiano.

Futuro: tutto da scrivere. E la speranza, appunto, avverata. Quella di allenare una big, quella di allenare il Milan.